Il 12 marzo del 1610 Galileo Galilei dava alle stampe il Sidereus Nuncius

Il 12 marzo del 1610 Galileo Galilei dava alle stampe 550 copie di un libricino di appena una sessantina di pagine in cui riportava il risultato delle prime osservazioni astronomiche della storia compiute con il cannocchiale. Questo testo era il Sidereus Nuncius ("Annuncio relativo agli astri" oppure "Il messaggero celeste") e quello che conteneva era ben più che un semplice resoconto di osservazioni celesti: lo sconvolgimento che portò nel mondo scientifico, religioso, filosofico dell'epoca fu infatti senza precedenti. Quel nuovo modo di concepire l'Universo - e con esso il ruolo stesso dell'Uomo nel creato - che ancora oggi è parte fondante della nostra cultura nacque, in un certo senso, proprio in quel momento. In quella piccola pubblicazione scritta in fretta e furia, in poche settimane, mentre ancora stava facendo le sue osservazioni, guidato dall'urgenza e dall'ambizione di dare per primo al mondo l'annuncio di scoperte straordinarie e inaudite, Galileo riproduce con estrema precisione scientifica e grande abilità artistica le prime osservazioni dettagliate della Via Lattea, della superficie della Luna, delle quattro lune principali di Giove. Proprio l'osservazione del nostro satellite naturale convince Galileo che la presunta immacolata purezza degli astri tramandata dogmaticamente da millenni è in realtà un grande abbaglio dovuto solo alla carenza del nostro apparato visivo. Con l'aiuto del cannocchiale, che ne acquisce le possibilità percettive, l'occhio può invece trasformarsi in un meraviglioso strumento di indagine per analizzare in profondità e da un nuovo "punto di vista" i fenomeni naturali e, in particolare, celesti. Il ruolo centralissimo che Galileo diede in seguito sempre più al dato osservativo, per sua natura incontrovertibile ma confutabile, diverrà il fondamento del protocollo di indagine che andava definendo e che ancora oggi viene utilizzato da ogni scienziato: il metodo scientifico moderno.



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