Scuole e ricostruzione pubblica al palo



Il grave ritardo che da anni L'Aquila trascina riguarda le scuole. Le materne e le primarie, nonostante almeno 44 milioni siano disponibili dal 2013-2015, dopo nove anni sono ancora nei MUSP, i moduli ad uso scolastico provvisorio, in pratica container, allestiti nell'emergenza del 2009 per il rientro a scuola degli studenti a settembre. L'ANSA aveva descritto la situazione già nel reportage di un anno fa.

La scuola De Amicis, un simbolo dell'Aquila, quella che era stata scelta dalle cantanti Amiche per l'Abruzzo come destinazione della loro raccolta fondi, è ancora ferma, "sub iudice" per ricorsi e controricorsi delle ditte. Entro maggio dovrebbe arrivare la sentenza.

Solo in un caso sono cominciati i lavori, presso la Mariele Ventre di Pettino, e nella frazione di Arischia si procederà in tal senso a breve. "Abbiamo sbloccato noi questi lavori", tiene a precisare Guido Quintino Liris, vicesindaco e assessore alle Opere Pubbliche dell'Aquila con la nuova giunta Biondi (che si è insediata a giugno 2017). "Per il resto siamo fermi per vari motivi. Quello delle scuole non ricostruite è il nostro cruccio. Quando siamo arrivati noi la ricostruzione pubblica era all'anno zero, anche perché - sostiene Liris - negli uffici tecnici comunali c'era una distribuzione di organico del tutto sbilanciata sulla ricostruzione privata, a svantaggio della pubblica. In questo modo cinque tecnici da soli più di tanto non riuscivano a fare. Inoltre c'è un problema che il Governo deve sbloccare: qui all'Aquila come in altri territori terremotati non si può procedere per la ricostruzione pubblica con le stesse norme valide a livello nazionale. Bisogna semplificare, facilitare gli appalti. Devono partire le opere, poi si possono anche militarizzare i controlli in corso di lavori, altrimenti non si uscirà dal pantano in cui siamo per le opere pubbliche. Con il 70% dei palazzi vincolati dai Beni culturali, serve un sistema straordinario o emergenziale per procedere".

A nove anni dal terremoto e in un territorio a rischio sismico che non ha mai smesso di tremare, sono state fatte le verifiche di vulnerabilità delle scuole? Anche qui ci si aspetterebbe di meglio. Sulla base dei primi risultati giunti il sindaco Biondi ha dovuto chiudere due scuole, ad Arischia e Preturo (per dati di vulnerabilità sullo zero, quindi ad alto rischio). Le verifiche erano però eseguite da società diverse, con metodi differenti. I dati quindi erano da uniformare, afferma Liris, e così abbiamo incaricato l'Università dell'Aquila di fare una regia e coordinare i risultati. "Gli indici che adesso stiamo ottenendo sulle scuole sono superiori allo 0,6 e quindi li riteniamo abbastanza rassicuranti. Certo non è un valore come 1, che sarebbe l'optimum. Sulle due scuole chiuse si dovranno fare nuove verifiche con i parametri uniformati".

"La situazione è anche peggiorata dal 2017 - afferma Massimo Prosperococco del Comitato Scuole Sicure AQ -. Per quanto concerne le scuole superiori, le verifiche di vulnerabilità hanno dato esiti bassissimi. I nuovi requisiti minimi chiedono indici minimi dello 0,6, in molti istituti siamo al di sotto. La metà degli studenti del liceo Cotugno è stata 'spacchettata' in altri istituti perché in parte l'edificio è stato chiuso per mancanza di requisiti. La definiamo una situazione 'spezzatino', con docenti che lamentano problemi a livello didattico, per la mancanza di laboratori. Ci preoccupa la situazione delle scuole comunali in quanto la metà è ancora senza verifiche e quindi non sappiamo come queste strutture si comporterebbero in caso di nuovo forte terremoto. La Dante Alighieri, per esempio, che è la scuola più grande con 600-700 studenti".

Il termine di legge per eseguire le verifiche di vulnerabilità scade nell'agosto 2018. Sarebbe davvero poco virtuoso, in una città che ha vissuto un dramma come L'Aquila, sperare in un'ulteriore proroga dal momento che tali esami si sarebbero dovuti fare, così come in tutta Italia, già dal 2003, all'indomani della tragedia della scuola di San Giuliano di Puglia. L'Università dell'Aquila, d'altro canto, ha fatto le verifiche e gli edifici sono risultati a norma.

Inoltre, prendendo ad esempio un polo scolastico aquilano come quello di Collesapone, che conta in 7-8 scuole dislocate in un raggio di centro metri, con 2500 studenti e 800 professori, non è mai stata fatta la prova di evacuazione degli studenti, fa sapere Prosperococco. Cosa succederebbe, in emergenza e senza sapere cosa fare, se arrivassero in contemporanea migliaia di auto dei genitori nel panico?

Il problema è che "ad oggi ancora non vengono neppure individuate le aree dove ricostruire le nuove scuole. Siamo in alto mare e non vediamo il punto di arrivo, fossero pure 5 anni di cantieri. Il paradosso aquilano - conclude Prosperococco - è che noi dal 2013 abbiamo i soldi per ricostruire gli istituti scolastici ma non la capacità di spenderli. Questa è la grossa carenza della politica italiana. Una città che dovrebbe essere di esempio al mondo non ha ancora le scuole ricostruite, che sono il mattone della società".


 



Condividi

    



Commenta L'Articolo