Prima messa nel santuario Tanti fedeli nella chiesetta amata da Giovanni Paolo II

(Da Il Centro) - Dietro alle grate di una finestrella laterale gli occhi curiosi di due anziane donne. Loro, come molti altri, non sono riuscite ad entrare nella piccola chiesa di San Pietro della Jenca per partecipare alla cerimonia con la quale, da ieri, è diventata santuario del Beato Giovanni Paolo II. Quando intorno alle ore 11.30 è cominciata la messa, i fedeli avevano occupato ogni angolo della chiesetta e in tantissimi cercavano di seguire le celebrazioni da fuori, assiepati sul prato. La piccola struttura di pietra, alle pendici del Gran Sasso, sembrava così “lontana” da quel posto solitario e tranquillo dove papa Wojtyla amava trascorrere le sue giornate in meditazione, dopo le lunghe sciate sul Gran Sasso. Appena fuori la porta della chiesa calendari e santini con l’effige di papa Giovanni Paolo II. Anche da dentro alle mura della chiesetta era difficile seguire la messa, a causa della gran folla. «Nella memoria ho una mattina del 2005» ha raccontato l’arcivescovo, Giuseppe Molinari, durante l’omelia. «Ero qui per l’intitolazione della cima a Giovanni Paolo II e mi raggiunse la telefonata di Stanislao, attuale vescovo di Cracovia, per dirmi che la Polonia era grata di ciò che stavamo facendo. Questi luoghi, amati dal Beato, saranno memoria viva di lui». Il vescovo ha poi ripercorso tutta la vita di Wojtyla: dalla sua difficile giovinezza, all’elezione di papa, poi le visite all’Aquila, l’attentato e la morte. «La sua biografia è già una lezione di vita per ognuno di noi» ha detto. «Ha dovuto affrontare molte battaglie, ma lo ha fatto con fede e speranza». Anche l’eucarestia si è svolta per metà dentro, per metà fuori alla chiesa per accontentare tutti i presenti. Un fiume di gente che ha riportato l’attenzione sulle tante difficoltà logistiche. Non solo, infatti, il luogo dovrà essere accessibile ogni giorno dell’anno, ma sarà necessario realizzare anche delle infrastrutture per accogliere i fedeli e una strada di collegamento più facilmente percorribile dell’attuale che spesso d’inverno, a causa della neve, risulta impraticabile. «Ho già scritto al sindaco una lettera per richiedere l’adeguamento di una strada bianca interpoderale che da Assergi porta alla chiesa, molto più ampia di quella provinciale che attualmente viene utilizzata per raggiungere il santuario» spiega Pasquale Corriere, presidente dell’associazione culturale San Pietro della Jenca. «Bisognerà poi pensare a un parcheggio e ad un bar-ristorante. In totale servono circa 4milioni di euro che contiamo di recuperare con un project financing. Per questo è urgente che si riunisca una conferenza di servizi a cui partecipino Regione, Provincia, Comune e Parco nazionale del Gran Sasso». D’accordo il sindaco, Massimo Cialente, che sottolinea: «Sarà importante non stravolgere la natura del luogo, il borgo e la chiesa che sono posti magici e proprio per questo tanto piacevano a papa Wojtyla». Alla cerimonia hanno partecipato anche il vicecommissario Antonio Cicchetti e l’assessore provinciale, Guido Liris. La chiusura delle celebrazioni è stata affidata a Rita Migliorini, l’infermiera che ha assistito beato Giovanni Paolo II fino alla morte. «Voglio ringraziare il papa, perché dopo diversi giorni di pioggia, oggi ci ha regalato il sole. Ogni mattina quando si svegliava ed entravo in camera sua gli dicevo: Buongiorno. Oggi c’è il sole. E anche ora è così». Al termine della messa, le nuvole diradate, lasciavano intravedere la croce rischiarata dal sole sulla vetta del Gran Sasso intitolata a papa Wojtyla.

 



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