CENTRO TURISTICO, IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE REPLICA A GIULIANTE

L’assessore regionale Giuliante può dormire sonni tranquilli perché il Gran Sasso è nelle mani di chi più lo ama. Sì, c’è un disegno ben preciso nell’azione di governance del Ctgs spa: creare tutte le condizioni perché la società possa essere condotta alla sua privatizzazione. Unica soluzione, pubblicamente e professionalmente riconosciuta, per invertire una situazione oggettiva di trend negativo che la società ha registrato, senza soluzioni di continuità, dal 2000, anno della trasformazione obbligatoria in spa dell’antica azienda municipalizzata, fino al 2007. Disegno preciso, formulato da una delibera comunale, la numero 34 del 23 aprile 2008, e di una altrettanto preciso mandato ricevuto, dal cda attuale, da parte del sindaco dell’Aquila. Tuttavia per i miracoli non ci si è ancora attrezzati, soprattutto durante un terremoto, ma con la professionalità, la passione, la volontà e la caparbietà che solo i montanari sanno tirar fuori nei momenti più difficili e con l’intervento costruttivo della proprietà, qualche passo avanti è stato fatto, rispetto alla prospettiva di liquidazione della società presente nel momento del passaggio di consegne da parte del vecchio organo amministrativo (31/08/2009). Infatti, dopo oltre un decennio di “abbandono commerciale” e di “consolidamento di costi fissi”, la cui combinazione ha inevitabilmente condotto alla formazione di debiti importanti, il valore netto patrimoniale del Ctgs era già decisamente ridotto prima del sisma (5 milioni di euro) allorquando il capitale sociale di originari 12 milioni, era stato progressivamente eroso da quelle perdite che inevitabilmente si formano in una azienda in cui strutturalmente il costo dei dipendenti è stato sempre superiore del fatturato conseguito e mai ripianate dalla proprietà Comunale per oltre 7 anni di gestione (2000-2007). Assunzioni a tempo indeterminato, per lo più effettuate nel 2004, in una tipologia di azienda che per sua natura dovrebbe basarsi essenzialmente su rapporti stagionali, hanno determinato la formazione di un costo fisso che di fatto assorbe tutte le energie aziendali e lascia poco margine di manovra anche al più esperto dei manager. Abbiamo infatti ben 33 dipendenti a tempo indeterminato (11 addetti per impianto contro 5 della media nazionale), cui garantire lo stipendio per gran parte dell’anno. Se a questo si aggiunge che un decennio di assenza di una politica commerciale e di gestione di una stazione invernale come se si trattasse di un servizio di trasporto urbano, quando il mondo degli sport invernali vicino e lontano ha fatto registrare innovazioni e cambiamenti tali che solo la bellezza naturale della nostra montagna ci fanno dimenticare ma ahimé ritornano come fantasmi di immobilismo e retrogradezza allorquando ci spostiamo sulle Alpi e anche nelle vicine stazione Appenniniche, hanno determinato la perdita di oltre il 50 per cento del fatturato esistente al 2000, il quadro che si era già materializzato pre sisma, traccia chiaramente le motivazioni del perché l’azienda avesse subito un così deciso decremento di valore. Valore che, comunque, seppur ridotto per la proprietà, ha sempre tranquillizzato tutti gli stakeholder perché rappresenta ciò che, eventualmente, rimarrebbe al Comune dell’Aquila dalla vendita delle azioni o, in caso di liquidazione, una volta pagati tutti i debiti. Nessun fantasma, dunque, di fallimento ma al contrario garanzia patrimoniale per tutti i creditori, a ciascuno dei quali è stato prospettato un piano di moratoria volontaria che prevede il pagamento delle forniture correnti e il pagamento rateale di quelle pregresse in attesa che si concretizzi la deliberata ed auspicata operazione di privatizzazione. Certo ogni attesa ha un costo (interessi) e non tutti hanno pazienza di aspettare (contenziosi) ma ciononostante, il piano è stato accettato dai più e la società sta pian piano, grazie all’apporto fattivo del Comune, garantendo il pagamento di tutti. A tal fine è bene precisare che tutte le maestranze sono state sempre e puntualmente pagate nelle loro spettanze. Il quadro attuale, contrariamente a quanto affermato dai detrattori del Gran Sasso e non dai suoi amanti e da chi ne aveva già decretato “il letargo fatale” la scorsa estate, attraverso una rigorosa e professionale politica gestionale, è quello di una azienda, che pur avendo, suo malgrado, registrato impianti aperti per solo 7 mesi negli ultimi 25, ha contenuto a livelli minimi le perdite operative e sta, pian piano, riducendo il livello debitorio inizialmente ereditato. Nel contempo, nonostante tutte le difficoltà quotidiane riscontrate e sopportate,  sono state poste, anche,  le basi per un rilancio del turismo montano mai prima d’ora ipotizzate per il Gran Sasso e per l’intera area aquilana e culminate con la firma del protocollo d’intesa a Palazzo Chigi per il rilancio economico dell’area del cratere attraverso il turismo montano e con la costituzione del consorzio “ski pass dei parchi”, attività ideate e/o promosse proprio dal cda del Ctgs spa e alle quali la Regione Abruzzo ha dato massimo riconoscimento e appoggio così come il Governo Italiano che, attraverso Invitalia spa, sta istruendo una soluzione di privatizzazione più efficace rispetto alla classica soluzione di cessione del pacchetto azionario. Quanto, infine, al cofinanziamento per 3 milioni di euro da parte della Regione, ricordo che è sfumato per l’oggettiva impossibilità del Ctgs, di reperire le enormi risorse aggiuntive a suo carico (7 milioni di euro), mentre al project financing da 180 milioni di euro, non è stato possibile oggettivamente realizzarlo perché veniva richiesto un cofinanziamento a carico dell’ente Comune pari al 100 per cento del costo degli impianti di risalita (70 milioni di euro). Polemiche gonfiate e assolutamente non veritiere, dunque, rispetto alle quali è lecito domandarsi se, davanti a una tale mistificazione della realtà, non vi sia esattamente quello che si imputa falsamente ad altri: la volontà di distruggere un programma che con tanta fatica si sta cercando di sviluppare e tutelare in attesa della soluzione definitiva, vale a dire la privatizzazione. Invitiamo l’assessore Giuliante, prima di prendersi a cuore un argomento così complesso ed importante per la città dell’Aquila a verificare di persona quanto asserito, la situazione della società ed i progetti e le azioni in corso e nel contempo auspichiamo un adoperarsi affinché da parte sua, come amministratore dell’Ente Regione Abruzzo e come politico aquilano, dia un fattivo e urgente contributo alla realizzazione del programma del Ctgs, la cui realizzazione è estremamente vitale per il rilancio dell’economia turistica della città, per la conservazione del patrimonio e per la sopravvivenza della società.



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