PARLA IL PARROCO DI SAN GREGORIO DOVE SONO STATI STANATI ED ESPULSI DUE MAROCCHINI RITENUTI RADICALI

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Sorpresa, stupore e paura, anche se quest’ultima è mitigata dalla consapevolezza di essere tutelati dalle forze dell’ordine: sono le reazioni della comunità della piccola frazione aquilana di San Gregorio di fronte alle clamorose espulsioni di due loro concittadini, il 51enne di nazionalità marocchina e di suo figlio di 27, perché secondo le indagini della Digos “islamisti radicali con possibili derive di natura jihadista”.

 

Una situazione vissuta finora di fronte alla tv che ha fatto tornare alla mente i tragici attentati in Europa rivendicati dall’Isis.

Anche se sull’affiliazione alla cellula terroristica da parte dei due marocchini che vivevano con la famiglia a San Gregorio, dove sono rimaste moglie e altri tre figli, secondo gli investigatori, non ci sono prove.

Comunque, tra gli abitanti del piccolo centro ancora segnato dal sisma del 2009 anche per una ricostruzione mai partita, c’è chi, senza problemi, spiega che nulla lasciava pensare che i due potessero avere questa “seconda vita”.

Stando invece agli addetti ai lavori, in particolare coloro che sono impegnati nell’accoglienza migranti negli appositi centri la doppia espulsione viene considerata un episodio a sé stante, come dire non c’è allarme, anche se la guardia non deve mai venire meno.

Concetto ribadito dagli stessi investigatori.

“Si tratta di un caso isolato”, spiegano il parroco di San Gregorio don Domenico Marcocci e padre Quirino Salomone, studioso di Celestino V e fondatore di Pane Tau, associazione da cui è nata l'attuale Fraterna Tau, che gestisce all’Aquila un centro di accoglienza per stranieri.

Padre Quirino evita di polemizzare alla luce di quanto accaduto, anche se comunque spiega che “sull’accoglienza all’Aquila ce ne sarebbero di cose da dire” e che in generale sul problema dei migranti ci sono responsabilità legate ai controlli “a monte”.

Per i due uomini di Chiesa che si dicono vicini alla comunità di San Gregorio, le responsabilità non sono dei centri di accoglienza, con il parroco che dissente da padre Quirino nel bacchettare lo Stato che non si occupa del fenomeno migranti.

Nella comunità di San Gregorio nessuno si è era accorto di questa realtà, neanche del fatto che, sebbene non siano stati evidenziati contatti diretti con l'Isis, i due marocchini avevano in casa materiali riconducibili al radicalismo islamico e che hanno precedenti per spaccio, furto, diffamazione e falsificazione di documenti fiscali.

“Si tende sempre ad immaginare che queste cose accadano solo nei centri sensibili e comunque lontani da noi, ma quello che è accaduto dimostra l’opposto e cioè che spesso si tratta di situazioni molto vicine a noi e che si annidano in particolar modo nelle zone periferiche” spiega Chiara Petrocco, imprenditrice ed ex consigliere della decima Circoscrizione.

“Nella nostra comunità dopo le espulsioni c’è un clima di confusione e di stupore, è stato un fulmine a ciel sereno”, continua Petrocco, la quale sottolinea comunque l’importanza della sicurezza: “Le forze dell’ordine hanno dato un segnale positivo a tutti, hanno in qualche modo rassicurato la comunità e tra i cittadini c’è fiducia nelle istituzioni, grazie soprattutto alla polizia che hanno fatto davvero un ottimo lavoro”.

La vicenda fa tornare a galla un “vecchio timore” degli abitanti di San Gregorio: “La paura è che con gli aquilani che man mano stanno rientrando nelle proprie case, Progetti C.a.s.e. e Moduli abitativi provvisori possano diventare in futuro dei ‘ghetti’ - chiarisce Petrocco -. La convivenza con le famiglie straniere non ha causato per ora alcun problema, ci sono casi limite tenuti sotto controllo dalle forze dell’ordine, speriamo che anche in futuro non sopravvengano particolari criticità”.

Padre Quirino Salomone, dopo aver fatto intendere che sull’accoglienza all’Aquila ci sarebbero non poche criticità, sottolinea che “il fondamentalismo non c'entra nulla con l'accoglienza. Il fondamentalismo è un problema della Questura. L'episodio di San Gregorio non riguarda un centro di accoglienza ma una situazione privata”.

Per il fondatore della Fraterna Tau, il problema sarebbe da ascrivere al mancato controllo sul territorio, “è chiaro, a questo punto, che ci sono maggiori controlli nei centri di accoglienza. Episodi come quello di San Gregorio sono simili a quelli che sono accaduti in Francia e in Germania, con l'unica differenza che qui non è accaduto nulla di grave - spiega ancora -. In generale i centri di accoglienza sono incaricati dalla Prefettura, dalla Questura e dal Comune per quanto riguarda la regolarità documentaristica. Se nel nostro centro si scoprisse qualcosa di simile, interverrebbe subito l'autorità preposta. A noi, come ad altri centri, vengono affidate persone già 'pulite' e se dovesse mai succedere qualcosa di grave come una sparatoria o un fenomeno terroristico, significa che è stato evaso il controllo di polizia o che c'è qualche difetto di regolarità, quindi in ogni caso non si può puntare il dito sul centro stesso”.

Per padre Quirino l’ondata di migranti non sarebbe gestita in modo corretto “a monte”: “Non mi risulta che lo Stato stia prendendo misure per ovviare al problema dell'immigrazione: sta semplicemente chiacchierando. E non credo che i migranti bussino alla porta di qualche dipendente statale per chiedere rifugio. Tutti i poveri vengono a mangiare da noi, non vanno al Comune - conclude -. La maggior parte dei nostri accolti sono proprio musulmani”.

Completamente diversa la posizione del parroco di San Gregorio, che asserisce di avere piena fiducia nelle istituzioni e nell’attività delle forze dell’ordine.

“Sembra che tutti vivano in sintonia, ma rimane un fatto: di fronte ad una decisione di un'autorità pubblica motivata, c'è poco da dire. Ci si affida alla legge italiana”, commenta don Marcocci. “A San Gregorio ci sono, oltre ai cattolici, anche ortodossi e musulmani. Devo dire che loro sono rispettosi e tante volte si recano anche in chiesa. Anche con i musulmani non mi risulta che siano state tensioni, c'è rispetto reciproco. Ai parrocchiani voglio dire semplicemente che non c'è da sindacare nulla di fronte ad una decisione dell'autorità civile, che ha avuto le sue buone ragioni per scongiurare ogni pericolo. Poi ognuno deve essere rispettato come persona nella piena tranquillità”, conclude il parroco.




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