LE POESIE DI CRISTINA SPENNATI
Posted by Antonio Giampaoli | 2011-05-21 | Commenti: 3 | Letto 988982 volte
Il paese mio
Nella mia mente fruscii e rumori lontani
Ricordi
Di un viver lento, di un viver sano
In pace e in armonia
Con una natura selvaggia ora, quasi estinta
Frammenti
Di uno stralcio di vita remota e spenta
Di prati fioriti sfiorati dalla tramontana
Di dolci isciacquii dovuti alla forza del fiume in piena
Ora solo echi di un tempo passato
Venature di una vita.
Solitario il viandante
Tra le viuzze del borgo arroccato
Manifestava il modesto parere
Su questo angolo bello di mondo
E l’orgoglio del paesello
Quella torre vecchia arroccata
Espressione di sublime piacere
Per la gioia del giorno che vive.
Il tripudio per questa opera antica
Riportata piano piano alla vita
Scava e giunge fino in fondo al cuore
Carpendo con sensata magia
Anche un ultimo gesto d’amore.
Per quei vicoli stretti e scoscesi
Tanti hanno vissuto una vita
Ora tra questi viottoli feriti e stanchi
Non passeggiano più i viandanti
E il paesello soffre la sua ferita
Ora il grido che si ode da lontano
Oltre il monte sta chiedendo una mano
Oltre al mare, oltre ai colli, oltre paesi e città
Grida forte, qualcuno son sicura,
Ascolterà.
19 Maggio 2011
Na zampanella
Voci, ombre, echi lontani
Accendono ricordi ormai sbiaditi
Voci di donne che lungo il viottolo in festa
Chiacchieravano sedute sulle scale
E le risate ed i racconti
E gli echi delle grida dei bambini
E l’abbaiare lontano dei cani
E la campana che suonava il suo rintocco
Accendono in me
Uno strano rimpianto.
Ero fanciulla e le contadine
Dopo il caldo afoso del giorno
Riposavano le gambe esili e stanche
Sedute fuori dalle case arroccate del bel paese
Accovacciata sulle gambe di mia madre
Io ascoltavo le chiacchiere animate
E poi tra queste voci piano piano mi assopivo
Stanca, ma felice
La mamma mia allora con amore
In braccio mi portava con se, nel grande lettone
Ed io dormivo con i miei genitori.
Ma quando un di di luglio nacque lui
Nel lettone allora fummo in quattro
E nella stanza diventammo in sei
Noi quattro e altri due fratelli miei
Si stava stretti ma stavamo bene
E quei momenti magici di condivisione
Sono stati il mio tesoro grande
Perché si può aver tutto senza avere niente
Se si ha accanto chi ti vuole bene
Non come adesso
Che nulla basta mai
Ora che ognuno ha la sua stanzetta
Ora che si vive negli agi e nelle comodità
Ma mai ciò basta
E il terremoto nulla ci ha insegnato
Anzi più andiamo avanti e più va peggio
Con i ragazzi schizzati, maleducati e violenti
Che non si sa più come li devi prende
E coi problemi ancor più disparati
Viviamo tutti molto più infelici
Ma prima ci bastava cosi poco
Na zampanella,
Un tozzo di pane ammollato con sopra il pomodoro
Per ringraziare Dio del grande dono
E vivere felice ed appagati
Non come adesso,
Tanti pori disgraziati.
19 maggio 2011
I miei monti
La vita mia segnata da questa presenza
Dal respiro del vento sui capelli
Dal muggito delle mucche al pascolo
Dal belare delle pecore e l’abbaiare dei cani
Dalle figure dei pastori lontani
La vita mia tra questi monti
Immensi
E immersi in una incontaminata natura selvaggia
Dai quali mai vorrei io separarmi
E con i quali o condiviso tanti momenti
I monti che hanno accompagnato la mia vita
Con gioia con dolore o semplicemente così come è venuta
I pascoli, dove spesso ho osservato gli animali,
strabiliata della grande mole
di mucche e di cavalli,
e dove ho seguito con immensa gratitudine
e forse un po’ impaurita,
il viver lento di questi esseri stupendi.
I grandi spazi silenziosi,
aperti a chi di pace vuol nutrirsi,
e a chi dal caos metropolitano
viene qui solo per disintossicarsi,
per passare anche solo poche ore,
su un plaid sdraiato ad osservare il mondo, al sole,
da questa sublime e surreale angolazione,
per respirare a pieni polmoni
un aria nuova, aria di altri tempi
aria che se chiudi gli occhi e respiri forte,
sa trasmettere bellissime sensazioni,
profumi, che solo qui si possono sentire
tra questi monti, tra queste alte vette,
che poi in inverno si trasformeranno,
e su manti di candida neve,
non più pascoli di animali
ma di persone ci saranno,
imbacuccati e con gli scii ai piedi,
e allegri riempiranno i canaloni,
e pace e quiete andranno a farsi benedire,
in questo tempo in cui è ora di gioire.
Che sia inverno estate autunno o primavera
qui nulla cambia la natura è vera
e guardi da quassù un po’ strabiliata
il serpentone che si snoda tra le fronde
è lungo è grigio e sembra che sorrida
orgoglioso di averti portato quassù in cima.
20 maggio 2011
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