IL DISCORSO RELIGIOSO-SPORTIVO, DALLE ORIGINI ALLO SPORTING CLUB DEL TERZ’ORDINE FRANCESCANO



     L'articolo che segue è un'introduzione, scritta da Enrico Cavalli, storico aquilano ormai noto ai lettori di “Assergi Racconta”, di un suo libro di prossima pubblicazione dedicato all'organizzazione dello sport nel capoluogo abruzzese, avvenuta negli ultimi decenni, da parte delle realtà ecclesiali cattoliche presenti nel tessuto cittadino. Questo del rapporto tra sport e e mondo cattolico nel secolo scorso, è un tema assai interessante, e rivelatore di un attivismo, da parte delle realtà ecclesiali, segnatamente nella nostra regione e nella nostra città, che forse pochi conoscono. Si è portati a pensare, infatti, che la Chiesa, tutta presa a coltivare nei giovani la dimensione dello spirito, abbia trascurato l'esercizio del corpo. Questo concetto è vero solo in parte. Se è vero che negli anni trenta del secolo scorso le gerarchie cattoliche polemizzarono vivacenente, e giustamente, con i vertici del regime fascista in ordine al significato da attribuire all'esercizio fisico, che non doveva intendersi come pura esaltazione di forza, è altrettanto vero che questa dimensione della vita sociale è stata sempre tenuta, sia pure con fasi alterne, nella giusta considerazione dai responsabili cattolici ( laici o consacrati che fosserero ) delle organizzazioni giovanili, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra. Ciò che più colpisce, nell'illuminante scritto di Enrico Cavalli, oltre alla documentata ed articolata trattazione del tema, è l'aver evidenziato la qualificata presenza in questo strategico settore della pedagogia giovanile di realtà ecclesiali come il Terzo Ordine Francescano, alla cui attività attese per molti anni un religioso, Padre Casimiro Centi, la cui memoria è assai cara agli aquilani. Quante volte, negli ultimi anni della sua vita, vedemmo questo mite e serafico francescano celebrare la Santa Messa con una gestualità solenne e commossa, con un filo di voce tenue e rassicurante, con una lentezza che sapeva di eterno ! E quante volte lo rìconoscemmo mentre si  aggirarava tra le viuzze della nostra città con passo felpato, e con uno sguardo che da solo era una carezza...
     Insomma, c'è molto di educativo e di buono in questa sapiente ed appassionata ricostruzione storiografica di Cavalli, che getta una luce nuova su una pagina nazionale e locale sconosciuta ai più giovani, e degna di essere evocata in una prospettiva di ricostruzione del tessuto sociale aliena da ogni spirito di faziosità ideologica, in questa città dell'Aquila che deve coltivare l'ambizione di tornare ad essere un capoluogo, a tutti gli effetti. ( G. Lalli )

- di Enrico Cavalli -
Questo intervento,  afferisce, inevitabilmente, alla prosecuzione di un mio specifico lavoro apparso a puntate, sul periodico del Terz’Ordine Francescano alla basilica di San Bernardino Da Siena, ”LaVetta”, dal 2008 al 2013.
  L’intento è di inquadrare nel più generale ambito del rapporto fra religiosità e fenomeno agonistico, quindi, nel percorso dello sport locale, la vicenda dello Sporting club del TOF.,  durevole dal 1958 al 1985.
 TESTO
  La recente storiografia sportiva, riconosce alla istituzionalità religiosa,  l’aver contribuito a sdoganare il fenomeno sportivo.
  Al di là della presa sociale dei miti olimpici, lo sport era visto come aspetto di deterioramento del corpo sia moralmente che materialmente ed attrattivo di un massificante sostrato ludico.
  A fine’800, in alternativa alle attività sportive sponsorizzate dal liberalismo e radicalismo laico, sorsero circoli per discipline a squadra ed individuali,  dagli ambiti scoutistici ed associativi di impronta cattolica; sintomatico che nel 1913, i sodalizi laicisti tentassero di emarginare i ginnasti cattolici che volevano far partecipare alle varie tenzoni di palestra, gli SportKlub austriaci.
    La famosa distinzione di matrice crociana fra l'homo faber e/o quarens e l'homo ludens, e un tradizionalismo ecclesiastico critico delle fisicità  strumentalizzabili  dai totalitarismi e dalle cosiddette “plutocrazie”, però, ritardavano una comprensione dello sport nella sua dimensione di moto corporale-intellettiva ed in spirito di leale competizione.
 Il contrasto post concordatario fra regime fascista e Chiesa cattolica del 1931, sul piano della educazione giovanile,  minava il consolidamento autonomista dei sodalizi religiosi in tema, per cui era soppressa d’autorità la Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche ed il relativo organo ufficiale ”Stadium”.
  Ecco che maturarono le esperienze di pratica sportiva dei circoli parrocchiali risalenti alle ACLI., e della FUCI.,  come acquisivano seguito e consenso le palestre annesse agli Ordini religiosi, in primis quello dei Salesiani, specialmente, nell'Italia settentrionale, la punta di diamante della espressione cattolica nello sport.
 A II guerra mondiale conclusa, l'Azione Cattolica, fondò il Centro Sportivo Italiano, la Democrazia cristiana creò le associazioni ”Libertas”: questi organismi, diretti concorrenti di omologhi collettori sportivi delle macchine partitiche nella contrapposizione ideologica della “guerra fredda” e che faranno capo alle varie UISP., AICS., ACSI., CSL., CNS., ecc..
 In questo ambito, si stagliano i discorsi ”sportivi” del pontefice  PioXII:  nel settembre 1947, l’invito gli accorsi in piazza San Pietro, “per la conquista nella vita religiosa della maglia della vittoria”; la ”benedizione” del trionfatore al Tour De France,  Gino Bartali,  all’atto dell’attentato a Palmiro Togliatti nel luglio 1948; il monito alla stampa sportiva italiana il 10 novembre del  1952, in preparazione delle Olimpiadi di Roma 1960, “lo  sport è lungi dall’intralciare l’uomo, anzi, il perfezionamento morale e materiale dell’uomo deve promuoverlo di contro al materialismo moderno”.
  Al climaterio del cosiddetto athleticism, cioè, dello sport fisico inscindibile dall'etica,  si ispirò l’associazionismo sportivo in chiave religiosa, verso cui, gradualmente, le gerarchie cattoliche, tengono un contegno più distaccato.
Oltre l’incommensurabilità di campetti e piccole palestre delle mille parrocchie e conventi della “Città Eterna”, nel Centromeridione, causa le difficoltà della Ricostruzione, gli organismi sportivo-religiosi conoscono un consolidamento nelle grandi aree urbane.
  In controtendenza, a questo dato, sono gli Abruzzi, posta la pervasività sociale della ecclesialità nella regione, sicché circoli ed espressioni sportive legati alle parrocchie ed ordini religiosi  denotano punte di avanguardia, per l’approccio degli stessi disabili alle pratiche ginnastiche.
  Nel Pescarese, le parrocchie brillano per intraprendenza  così sostenute dal laicato in prima fila quello dello scoutismo in una fioritura di associazioni sportive che sono alla avanguardia regionale perché interessate alla cura delle soggettività disabili;
  nel Teramano e Chietino, forse per ragioni socio-culturali diverse ed opposte, vantando il capoluogo aprutino una  vocazione civica, e quello teatino una connotazione più tradizionalistica, ebbene, minore appare il grado di tensione ecclesiastica verso il coinvolgimento dei giovani, anche tramite la educazione allo sport.
  Negli altri centri minori abruzzesi, la presenza di espressioni sportive religiose è legata alle ricorrenze liturgiche e/o profane, e, quand'anche si raggiungesse una qualche organizzazione si restava nel dato del collateralismo di tipo ricreativo per le attività catechistiche, naturalmente, simile carenza di attenzione sul tema pure riveniente da ragioni di scarso sostentamento economico.
   Nel capoluogo di regione, dove le radici dell'associazionismo cattolico anche dopo la fase bellica si mantengono salde e vivaci, emergeva il  più importante posizionamento delle attività sportive entro la chiave religiosa.
  A L’Aquila, restava un importante posizionamento delle attività in tema per l'opera di taluni giovani prelati formatisi nell'era dell'arcivescovo Confalonieri,  per il ruolo crescente della Libertas e  stessa storica presenza  degli Ordini religiosi; si pensi alla palestra e tennis annessi al gesuitico collegio in via Lalle Camponeschi, ai Salesiani, insediatisi alla metà degli anni Trenta al quarto di San Pietro, e che tanti giovani ammaestreranno alla pratica sportiva.
  L'Ordine dei Frati Minori Francescani di San Bernardino, più tardivamente intese curare gli slanci atletici  dei giovani del centro storico, insomma, collocandosi a metà fra le discipline di massa dei Salesiani e quelle elitarie dei Gesuiti, e, soprattutto a causa della mancanza di spiazzi adiacenti alla sede conventuale.
  Ciò,  spiega la scelta di coltivare gli sport da tavolo, cioè, del pongismo a corollario del catechismo e della formazione religiosa riservata a seconda della classe di età a quanti entravano in via Vittorio Veneto per  incrementare le fila della GIFRA..
 Tale nobile intento, era possibile per le trasformazioni della società aquilana posta la nuova urbanizzazione sotto la basilica di San Bernardino e Padre Casimiro Centi nella veste di massimo responsabile del TOF., e i suoi  più stretti collaboratori, decidevano di creare una sezione di attività sportive della GIFRA..
  Preme dire che il quadro ufficiale dello sport aquilano, oltre la religiosità suaccennata, in cui appunto si sarebbe inserita lo sport del TOF., denotava  aspetti di contraddizione, a quasi metafora di una città che palesa dei corti circuiti civici, quanto capacità di porsi al proscenio nazionale; nonostante impianti modernissimi,  il naturale movimento di praticanti restava al di sotto delle attese nelle discipline individuali del ciclismo, nuoto, tennis, di livello notevole era il pugilato e l’atletica; circa agli sport più di squadra, vi erano picchi confinati ad un ambito scolastico e dopolavoristico, e l’attenzione locale stava alle rappresentative del calcio e rugby , le uniche realtà cittadine di taglio nazionale.
  Nel rispetto di un codice etico di rigoroso limite dilettantistico e di equilibrata partecipazione alla competizione, tipico, allora dell’athleticism, nell'ottobre 1958,  nasceva lo Sporting Club del Terz'Ordine Francescano di via Vittorio Veneto.
  Colpisce in un panorama dilettantistico sportivo comprensoriale costituentisi sotto forma di Associazione piuttosto che di Unione ,oppure, dei toponimi di un paese o quartiere, la sigla Sporting, ad evocazione superficiale di circoli da piccolo cabotaggio, invece, essendo la proiezione locale di terminologie in uso negli agoni d’Oltralpe; comunque, la denominazione, indicativa di una novità nel modo di affrontare il discorso sportivo nell’Aquilano, e cioè in confronto ad altre dimensioni extramoenia,  in cui il lato dell’ottenimento degli scores viene coniugato alla educazione morale degli atleti.
  I colori sociali furono in omaggio al grande Santo  Francesco, il bianco a fascia trasversale rossobleu,  secondo la moda d'epoca per i ragazzi, invece, per le ragazze sarebbe stata in tinta.
  Lo Sporting Club del TOF., nella traslazione anglosassone del suo denominarsi, diventa una vera e propria Polisportiva seppur programmaticamente entro l'ambito dilettantistico e raggiungente una cifra organizzativa notevole per quegli anni, grazie al contributo volontario di tantissimi soci, talora con ruoli dirigenti ed agonisti del sodalizio, in linea ad una tradizione di partecipazione allo sport aquilano, via via caduta, deprecabilmente, di passo in luogo di un mecenatismo fine a sé stesso.
  Primo presidente dello Sporting club del TOF., fu il professore Antonio Congiu, assistito come vice da Franco Minuti e da  padre Casimiro  Centi; in  una diversa tonalità di incarichi amministrativi, tecnici e sanitari presteranno il proprio contributo il senatore Achille Accili, il dottore Giulio Tracanna, Giuseppe "Biby" Vicentini, i ragionieri Paolo Olivieri, Ermenegildo De Felice, gli avvocati Giancarlo Chiodi e Giampiero Berti De Marinis, Vittorio Spadolini, i revisori contabili Ugo Coletti e Remo Visioni, i medici sociali, Mario Capezzali, Giuseppe Azzarone, Giorgio Splendiani, gli addetti stampa Errico e Mario Centofanti.
  Lo Sporting Club del TOF.,  a fronte dell'autofinanziamento e slancio volontaristico puntava alla promozione morale e sociale di tante generazioni aquilane,  costituì un modello societario e fucina di talenti per sodalizi di riferimento locali e regionali, perfino, proiettandosi al ruolo di seconda squadra cittadina nel calcio; nelle discipline di cosiddetta nicchia e coltivate meticolosamente, quelle del pongismo e pallavolo femminile, e, in simile versione un rilievo di costume da non sottovalutare, ebbene, ottenne dei traguardi che un risalto nazionale davano oltre che al sodalizio di via Vittorio Veneto, alla stessa città capoluogo negli anni'60.   Di qui, il tentativo, magari ardito, di contestualizzare simile realtà, sia sul piano delle implicazioni fra religione e sport che dei riflessi in un tessuto cittadino in rapida evoluzione ben oltre la mera incidenza della fase del miracolo economico.
  Possibile che nel rispetto della matrice religiosa, la disanima poggi prevalentemente sugli aspetti sportivi, ma entro questa interpretazione,  si finisce per verificare l'alto grado di plauso civico ricevuto da tale consesso e ricollegabile alla tradizione identitaria del locale laicato francescano.
  L'epilogo di questo consesso sportivo  nel 1985, riviene da attribuirlo oltre che a ragioni interne alla migliore prosecuzione  della più grande associazione laicale di riferimento, ad un quadro socio-sportivo, sia a livello locale che in senso più esteso, era certo e notevolmente in trasformazione lontana dagli ideali di leale competizione agonistica.
 A parte una profetica capacità di individuazione degli sbocchi finali della eccessiva contaminazione finanziaria dei valori sportivi, però, trasaliva, l'autoconvincimento all'interno dello Sporting Club del TOF., di una definitiva  messa in  discussione del progetto di perseguimento delle finalità di pura espressione fisica e morale, così fondativi del sodalizio.
   Una pagina di aquilanità non soltanto sportiva, di cui oggi si avverte il bisogno a livello municipale, perché intrisa di personaggi adusi in campo e fuori alla salvaguardia dei simboli della identità territoriale, come alieni dagli ideologismi a buon mercato, alla insegna dello sport  inscindibile dall'etica.
   Infine, per la ricostruzione di questa espressione sportiva di derivazione religiosa sorta alla fine degli anni'50 e durata sino all'inizio degli anni'80 del secolo scorso, ci si deve rifare a repertori di stampa, documentali ed orali, in massima parte, afferenti al mondo del TOF., a partire  dal periodico di riferimento"La Vetta" (Cfr., "Retrospettiva dello Sporting Club del TOF", del  dicembre 1966),  per i primi otto anni di vita e fulgidi dello Sporting Club, assai doviziosa di particolari; per i successivi anni che portano alla fase di declino, la relativa ricostruzione è difficoltosa;  non è forse un caso che bisogna affidarsi per ricavare delle notizie utili sul tema a fonti indirette sia orali che delle testate locali e che per ragioni editorialistiche esaltavano le vicende calcistiche e meno, le altre attività della polisportiva di via Vittorio Veneto.



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