Mons. Petrocchi: chiederemo al Papa di venire a L’Aquila

“Chiederemo al Papa di venire a L’Aquila”. Lo ha detto mons. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila, durante il Meeting point per i giornalisti organizzato dalla Sala Stampa della Santa Sede in vista del Concistoro del 28 giugno. “Un impegno a servire di più, con il cuore di Papa Francesco”: così Petrocchi, che giovedì riceverà la porpora insieme ad altri 13 suoi confratelli, ha definito il cardinalato, che “significa essere più vicini al Papa per offrigli collaborazione e portare il Vangelo attraverso una presenza reale ed efficace nelle periferie”. L’occasione per una visita apostolica di Francesco, secondo il prossimo cardinale, “potrebbe essere l’avvio dei lavori di restauro del duomo, che da nove anni è in rovina”. Mons. Petrocchi, che è originario di Ascoli Piceno, dove è stato parroco, e conosce l’esperienza delle popolazioni terremotate del Centro Italia, ha fatto notare che “esiste un volto visibile del terremoto, illuminato dall’attenzione che danno ad esso le istituzioni e il sociale ma anche un volto coperto, in ombra” del sisma”. “In genere si mette più in evidenza, giustamente, il danno edilizio, murario, con l’attenzione alla ricostruzione abitativa”, ha fatto notare l’arcivescovo. “Ma esiste un terremoto dell’anima, un sisma che si abbatte sul modo di pensare, di sentire, di relazionarsi con sé e con gli altri che ha conseguenze molto serie. Va scrutato, perché diventi osservabile”. “Ho imparato che prima che dare risposte bisogna imparare ad ascoltare, prima di fare bisogna accogliere”, ha detto Petrocchi sintetizzando la sua attività pastorale a fianco delle vittime del terremoto: “Il primo luogo di ospitalità è quello del cuore. Solo così si può rispondere anche al territorio dell’anima”.
 



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