FUGA DAL PD: DI BENEDETTO & CO DIVENTANO "CIVICI"

- da AbruzzoWeb -

 

Clamoroso strappo con il Partito democratico, metamorfosi civica, critiche sibilline alla Giunta regionale mentre ben più esplicite nei confronti della dirigenza locale e regionale del Pd.

Americo Di Benedetto, candidato sindaco del centrosinistra alle elezioni amministrative dello scorso anno, formalizza una scelta che era nell'aria da tempo e insieme a due pezzi da novanta in quanto a preferenze, come Emanuela Iorio e Antonio Nardantonio, lascia il Pd e confluisce nel gruppo consiliare della lista Il Passo possibile, che diventa così il più grande gruppo d'opposizione con ben cinque componenti (i nuovi tre più i due eletti con quella formazione, Paolo Romano ed Elia Serpetti).

E con quello dem che resta con soli due consiglieri, il segretario cittadino Stefano Albano e il capogruppo Stefano Palumbo.

"Non è una decisione utilitaristica, chi mi conosce lo sa bene, nessuna prospettiva personale, non devo far nulla se non in funzione di quello che la città mi chiederà di fare, tantomeno in funzione di un consociativismo utilitaristico", ha detto Di Benedetto in un'affollata sala Rivera di Palazzo Fibbioni, che ha anche annunciato di essersi dimesso da presidente della Commissione di Garanzia e controllo, ed ha escluso qualsiasi dialogo coi contenitori civici che nel centrodestra quanto nel centrosinistra si stanno preparando al voto per la Regione.

"Il dialogo sarà solo per la città. La Regione ha tante difficoltà che dovrà risolvere chi o per inerzia o per distrazione le ha generate. Non è certo una scelta per accreditarci in altre situazioni", ha detto.

"Una candidatura alle regionali? Non lo so, di tutto ho voglia tranne che di fare una nuova campagna elettorale", ha affermato Di Benedetto, che ha ammesso: "Le elezioni le ho perse io, tutte le responsabilità sono le mie, non le attribuisco ad altri!".

"Non si tratta di additare il Partito democratico, che molto probabilmente non mette d'accordo tutti, ma di ritrovare entusiasmo. Allora perché non provare a fare qualcosa che ci ridia entusiasmo, fuori dal Pd".

"Non mi pongo la domanda di perché la città non mi abbia capito, mi domando perché non sono riuscito a far capire e accettare la nostra proposta", ha aggiunto Di Benedetto. "Sono stato un anno no disciplinato, di più. Qualsiasi cosa mi è stata chiesta l'ho fatta, avremmo potuto chiedere qualsiasi cosa nel Pd. Paradossalmente questa scelta rafforza il Pd. Non vogliamo fare una scelta antitetica ma complementare".

"Si può dire che sono un perdente, va bene, sono uno sportivo! - ha continuato - A volte un fallo a gamba tesa permette di vincere la partita, io non sono capace a farlo".

"Albano ha detto che non è stato comunicato nulla alla direzione del partito? Se non ci si è resi conto del malessere allora era necessario che questo scossone facesse capire a chi non intende anche quando gli viene detta una cosa", ha detto la Iorio.

"Il Pd regionale non fa riunioni, ha fatto una sola direzione regionale dopo la sconfitta del 4 marzo!", ha aggiunto Di Benedetto, per undici anni alla guida della Gran Sasso Acqua spa e già sindaco di Acciano.

"È un percorso che parte da lontano e ci ha portato a riflettere sull'esperienza che stavamo vivendo", ha osservato la Iorio, "il Pd a livello nazionale è in trasformazione ma L'Aquila non ha tempo da perdere. All'Aquila, giocoforza, speravo ci sarebbe stata una reazione diversa e più veloce, ma il gruppo dirigente non trova il modo di parlare alle persone ed essere vicino ai loro problemi".

"Ho visto abdicare alla politica sulla questione del trasferimento degli uffici regionali", ha aggiunto, toccando una delle ferite scoperte del centrosinistra, dopo che già nel Consiglio comunale del 19 giugno, in cui si è discusso del presunto trasferimento di alcune funzioni regionali dall'Aquila a Pescara, Di Benedetto, Iorio e Nardantonio avevano votato l'ordine del giorno presentato dal capogruppo di Fratelli d'Italia Giorgio De Matteis senza che in aula fossero presenti né Palumbo né Albano.

"Non avrei mai pensato che dalle primarie si aprisse una tale incomprensione", ha detto Nardantonio, che ha denunciato che "le frazioni sono abbandonate e la ricostruzione nei paesi è ferma".

"Qualcuno pensava e sperava che questo gruppo scomparisse dopo le elezioni, invece siamo qui. Abbiamo fatto opposizione e abbiamo votato delle cose insieme alla maggioranza quando abbiamo ritenuto fossero giuste", ha aggiunto Serpetti.

"Siamo il primo gruppo dell'opposizione a fare una conferenza stampa a palazzo Fibbioni, aprendo le finestre del palazzo che vive un po' troppo di grigiore ed è diventato una roccaforte della maggioranza", ha continuato Romano.

Il coordinatore della lista, Fabrizio Ciccarelli, ha infine annunciato l'apertura di una sede in centro storico, "che abbia le porte aperte a tutti i cittadini".

In sala, tra gli altri, un folto gruppo di fedelissimi di Di Benedetto tra cui Giovanni Marco Ceraso, Gianni Giacobbe, Peppe Soccorsi, Stefano Innocenzi, Pietro Baldoni, Alessandro Tomassoni, Annachiara Pacchiarotta, Gianni Giansante, Franco Gizzi, Pierluigi Mancini, Alessandra Carafa e Sara Cecala.



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