Festival Abruzzo dal vivo debutta L'Altra faccia della liberazione del TSA

Continua la rassegna del Teatro Stabile d’Abruzzo nell’ambito del festival “Abruzzo dal vivo”, promosso dalla Regione Abruzzo con il sostegno del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, sarà infatti a Montereale, in Piazza Plebiscito, mercoledì 11 luglio alle ore 21,00, e a Farindola, in Piazza Mazzocca, giovedì 12 luglio alle ore 21,00, lo spettacolo “L’altra faccia della liberazione”.
In scena Ariele Vincenti, che è anche l’autore del testo, e il musicista Marcello Corvino.
Sarà una serata particolarmente emozionante, lo spettacolo racconta i terribili giorni decisivi e successivi allo sfondamento da parte degli Alleati della linea di Montecassino, ultimo baluardo tedesco. Apparentemente la guerra è finita e l’Italia è libera, ma non per le popolazioni di gran parte del basso Lazio
E questa è l’altra faccia della Liberazione:“Aspettavamo ji salvatori… so’ arrivati ji diavoli”.
Un’altra di quelle storie che se non sei di quelle parti non la conosci. Successa in una terra che se non hai parenti o amici, non ci vai.
Siamo in un paese della Ciociaria e Angelino, pastore locale, ci racconta la semplice ma faticosa vita contadina della sua zona prima della guerra. Vita che viene sconvolta con l’arrivo delle truppe degli Alleati, ai quali viene affidato il compito di entrare nella rocciosa difesa tedesca. Ottemperano il loro compito e “le truppe di colore” come ricompensa ottengono il “diritto di preda” contro la popolazione civile. 50 Ore di carta bianca, 50 ore in cui fanno razzia di tutto quello che trovano: oro, case, vino, bestie, ma soprattutto donne. Sono migliaia le donne che verranno stuprate e uccise nella primavera del ’44, dai soldati. Tra queste c’è Silvina la moglie di Angelino, che subisce lo stesso doloroso destino.   
Lo spettacolo, inserito nel progetto di Simone Cristicchi “Teatro a impatto zero”, ha lo scopo di rispolverare i gravi fatti della Ciociaria del ’44, un racconto delicato ma intenso, per non dimenticare le migliaia di donne vittime di quelle violenze. Con l’obiettivo che le loro parole diventino le nostre parole, diventino la nostra storia.



 



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