Liceo Classico Domenico Cotugno: come uccidere una scuola!

 Liceo Classico Domenico Cotugno: come uccidere una scuola!

Il pranzo è servito, spezzatino per quattro

 

- di Fulgenzio Ciccozzi -

 

Mi dispiace dirlo, nonostante reputo il liceo classico una delle scuole migliori, se avessi saputo della situazione che poi si è creata, non avrei iscritto mio figlio a questo istituto dell'Aquila. Già tempo fa parlai di crollo delle iscrizioni, e le notizie che trapelano oggi mi danno ampiamente ragione. C'era da immaginarselo, d'altronde. Mio figlio me lo avete scaraventato nei musp di Collesapone, dove presuppongo rimanga, nell’ambito di un superaffollato tessuto urbano sia per traffico di mezzi che di “umani”, fuori dal contesto delle due altre sedi liceali provvisorie che dovrebbero essere ubicate sempre nel comprensorio di Pettino. Inoltre, attendo che vengano fatte verifiche sulla vulnerabilità di quei plessi scolastici in muratura che ricadono in loco (Collesapone) e in altri, altrimenti sarei portato a credere che siano stati usati due pesi e due misure. Quale genitore, studente o insegnante si autoinfligge cotanta punizione che non ha certo cercato e voluto? Attendo che qualcuno mi spieghi per filo e per segno come stanno le cose e che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Io non accetto che a L’Aquila sia stato creato tutto questo scompiglio e che, consapevolmente o no, abbia contribuito a uccidere una scuola! Poi (giusto per far capire il clima che si respira in città), riporto quanto scritto su Il Messaggero di domenica 26 agosto in cui il presidente del consiglio d’istituto sostiene quanto segue: “…La scuola e tutti i docenti sono coesi in questo momento così complicato in cui addirittura siamo costretti a fare il consiglio d’istituto in una situazione di particolare pericolo all’interno dell’edificio di Pettino che, nonostante la sentenza del Tar, non è stato chiuso”. Ora, va bene (anzi no) che la scuola, stando alle verifiche effettuate, non avrebbe la completa sicurezza che la normativa in materia richiede, ma addirittura che un consiglio di poche persone il quale si riunisce saltuariamente in un fabbricato che ha ospitato per anni (dopo il terremoto) migliaia di studenti, possa essere in pericolo mi sembra davvero eccessivo! Chissà cosa potranno pensare gli altri che lavorano e studiano in altre scuole il cui indice di vulnerabilità e di sicurezza è addirittura più basso! Intanto, avanti con lo spezzatino (e, forse, con i doppi turni), magari accompagnato da qualche bicchiere di birra per festeggiare ciò che resta dell’Ex Regio Liceo del nostro Capoluogo! No. Così non va. Il cerino non può essere passato di mano in mano, prima o poi qualcuno dovrà pur spegnerlo. E sapete perché? Perché la scuola, le famiglie, la città si sono scottate e chiedono risposte per i danni che gli sono stati arrecati.

Ecco, dunque, solo alcuni dei quesiti a cui si chiede una risposta:

1) Perché la scuola è stata tenuta aperta questi anni se non poteva?
2) Perché gli altri istituti scolastici della città che non hanno indici di vulnerabilità adeguati e che non sono strutturalmente a norma sono aperti?
3) Se le giustificazioni saranno esaurienti tanto (nel caso del Cotugno) da ribaltare la decisione del Tar si tratterà di procurato allarme, altrimenti si parlerà di incoscienza!

Grazie a tutti per caos che avete scatenato e, arrivati a questo punto, si vada fino in fondo per verificare responsabilità di ogni genere onde evitare che non si “risolva tutto a tarallucci e vino!”


 



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