Racconto dell’8° edizione del “Cammino del Perdono e della Pace”

Racconto dell’8° edizione del “Cammino del Perdono e della Pace”, San Pietro della Jenca, Basilica di Santa Maria di Collemaggio.

- di Raffaele Alloggia -

 

Già dal mattino il tempo non prometteva nulla di buono, le nuvole sul versante del Gran Sasso nascondevano le cime. Il responsabile del percorso del CAI Fernando Galletti, pur avendo ricevuto “l’allerta meteo”, non potendo avvertire coloro che si erano prenotati, ha deciso comunque di partire. I partecipanti, meno degli anni passati, riuniti davanti alla chiesa di San Giovanni Paolo II, hanno trovato la porta chiusa, alcuni venivano da fuori e avrebbero voluto visitare la chiesa, era abbastanza freddo, attendevamo che qualcuno come gli anni scorsi venisse a benedire la partenza dei pellegrini, ma non si è visto nessun prelato, per cui scortati dalla protezione civile di Paganica, siamo partiti lo stesso.

C’è stata subito la conta, 125 i temerari, la maggior parte giovani e tra i giovani molte di più le ragazze. Prima tappa alla chiesa di San Clemente, (censita nel 1313) Giuseppe Lalli assergese, ne sintetizza l’antica storia, è interessante ma il tempo minaccia, tocca subito riprendere il cammino! Il sentiero per Assergi e solcato da fossi e piccoli canali che si sono formati a seguito delle “bombe d’acqua” dei giorni scorsi.

Arrivati ad Assergi, diversamente dagli anni scorsi, entriamo alla porta del Colle nella cinta delle mura medievali, ottima intuizione, piccoli vicoli e piazzette adornati con fiori ovunque ci fosse un po’ di posto per un vaso, nulla da invidiare ad altri borghi molto più noti, tantissime le persone che non avevano mai visitato il centro storico del paese! Alla piazza ci attendono gli organizzatori delle associazioni "Insieme per Assergi", “Assergi Racconta” e quella dello Sci Club, che come ogni anno offrono ai partecipanti un ricco buffet di dolci panini e abbondante frutta. Subito dopo sempre con l’ansia della pioggia, una breve ma interessante visita alla chiesa di Santa Maria Assunta (sec XII) un autentico gioiello, certamente tra i più bei monumenti del nostro Abruzzo di cui sempre Lalli, ci ha ricordato la complessa storia della chiesa e la presenza di alcuni affreschi di Saturnino Gatti e Francesco da Montereale.

Riprende il cammino e alcune persone si aggregano, lungo il sentiero che costeggia il torrente Raiale, nel tortuoso letto, nonostante il fine estate, scorre una notevole quantità di acqua il cui mormorio ci accompagna fino a Camarda. L’Associazione Culturale il Treo, come ogni anno ci offre un’abbondante cocomerata, il presidente Walter Scipioni, sempre sotto la minaccia dell’imminente pioggia, ci racconta la storia dell’origini di Camarda, ma dai presenti viene invitato a raccontare la famosa storia dei due cani, quello di Camarda con l’osso in bocca e quello di Assergi che una volta venuto in possesso stringe i denti per non farselo cadere, ma da una simpatica rivisitazione fatta dai camardesi, dicono però, che il prosciutto l’aveva lasciato a casa. Con una bella risata riprende il cammino verso Paganica, anche qui si aggregano altre persone.

Nel sentiero, quando si avvicina verso la Valle D’Appari, la dove la roccia sbarrava il passo all’acqua formando il lago pleistocenico, si notano una serie di lavori di pulitura del percorso, scalette e ponticelli fatti dall’ Amministrazione degli Usi Civici di Paganica, per agevolare il passaggio del serpentone dei partecipanti e evitare così il passaggio sulla statale 17 Bis. Sosta doverosa al santuario della Madonna d’Appari (sec XIV), ci attende il comitato Pro Santuario, la chiesa si riempie subito, molti per la prima volta osservano la “piccola cappella sistina”, anche qui alcuni artisti noti del XVI e XVII secolo, hanno lasciato la loro arte affrescando sia le pareti che la volta. Mariano Volpe presidente del comitato, ci racconta sinteticamente la storia della chiesa e di alcuni affreschi di gran pregio.

Inizia piano piano a piovere, si riparte ma Paganica è vicina, ci incolonniamo nel bel viale finito di realizzare nel dopo terremoto del 2009, il torrente sempre al nostro fianco destro nella Valle D’Appari, rallenta la sua corsa verso il fiume Vera, ci lasciamo dietro le spalle uno dei più belli angoli dell’Aquilano. Di fronte al mulino, il bivio per la chiesetta di San Pietro al Morrone, (sec XII) unico esempio di chiesa intitolata al Santo extra-moenia, non visitabile in quanto in fase consolidamento e restauro.

Entriamo a Paganica, sulla destra la rinata chiesa della Concezione, (sec XVI) a sinistra la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta (orig. sec. XII ampl. Sec XVII) “incartata” per i lavori di ricostruzione. Nel frattempo continua leggermente a piovere, nella villa comunale di Paganica, ci attende la neonata Pro Loco, che ci offre un leggero pranzo in quanto poi si dovrà proseguire. Già preparati i tavoli all’aperto, velocemente gli organizzatori spostano il tutto alla sala del Centro Civico, luogo questo appartenuto come scuderia, ai duchi Di Costanzo.

Verso le ore 15, si riparte e a poche centinaia di metri altro luogo di grande interesse religioso, storico e artistico, la Basilica di San Giustino (sec XII). Dopo una veloce cronistoria della chiesa raccontata da Sergio Di Pasquale e visita alla cripta di cui una leggenda vuole che la grande cripta a tre navate, sia collegata tramite un cunicolo alla quella di Santa Giusta di Bazzano, luogo questo, dove ci siamo trovati dopo una mezz’ora. Che dire la bellissima facciata della Basilica, (sec XII) danneggiata dal terremoto è stata ristrutturata, ma all’interno sono ancora molti i lavori da fare prima di essere restituita alla collettività.

Salendo ancora, si prosegue a passo svelto per la via che porta a Gignano, l’obiettivo concordato con gli organizzatori è quello di arrivare alla Basilica di Collemaggio, tra le 18 e 18,30. Il Circolo Sociale Anziani del paese ci ha accolto alla piazzetta antistante con grande calore e un importante e abbondante buffet.

Appena ripartiti da Gignano, la pioggia ha cominciato a farsi sentire e sono spuntati da ogni parte colorati impermeabili e ombrelli. Scortati dai vigili urbani dell’Aquila siamo entrati in città, dalla fontana luminosa, attraversando il corso e la villa comunale come pellegrini perfettamente sconosciuti.

Come ogni anno, (lo scrivente si è fatto tutte le 8 edizioni) davanti alla Basilica, attendevamo il saluto dell’Assessore alla Cultura o un suo rappresentante e la presenza, alcune volte nel passato anche del Vescovo, o di un prelato, nulla di tutto ciò.

Mentre la campana della Basilica ricorda che alle ore 18 è prevista la S. Messa, c’è chi corre sotto la pioggia verso il terminal per ritornare stanchi ma soddisfatti alle proprie case, nei loro paesi, i cui antenati quasi 8 secoli fa, contribuirono a fondare la Città dell’Aquila, certi che, se Dio vorrà, l’anno prossimo ci saremo ancora, chissà che faranno gli assenti di questa 8^ edizione!

Paganica 26 agosto 2018 Raffaele Alloggia



Condividi

    



Commenta L'Articolo