“Assergi un Borgo Abbandonato” (di Eugenia Vitocco)

Cari amici di "Assergi Racconta", ancora una volta Eugenia Vitocco Sacco, che vive in America ci delizia con una sua riflessione sul suo paese natale. Ha lasciato Assergi 58 anni fa, soltanto fisicamente come ci tiene sempre a precisare, perche` mentalmente e sentimentalmente, nononstante il correre all'impazzata di questo secolo, è rimasta tra le mura di Assergi. Nei giorni scorsi abbiamo avuto il piacere di conoscere la figlia e la nipote di Eugenia, tornate per qualche giorno ad Assergi per rafforzare quel cordone ombelicale che le lega alle loro origini.

“Assergi un Borgo Abbandonato”


- di Eugenia Vitocco -
 

Io sono “Assergi” un borgo abbandonato. Nei commenti di chi viene a vedermi non c’`e mai una risposta diversa o di sorpresa, e` sempre la stessa ne sono afflitto a causa del mio stato di abbandono in cui sono rimasto; ma non dispero perche` ben so che per molti altri anni saro` ancora nel cuore di chi mi ha abbandonato ed e` nato qui. Questo abbandono non e` successo per colpa sua e neppure per colpa mia, e stata colpa dell’esigenza di una vita nuova e migliore che mi ha fatto abbandonare, a cui poi si e` aggiunto il terremoto per aumentare il mio isolamento da quelli che vivono fuori le mura e sono la parte vivente di me. Piango e sorrido pure e con la mia fantasia creo in me il piu` bello aspetto di gioia soffocando il dolore di questa solitudine per far gioire e godere quelli che vengono a visitarmi definendomi poi “un borgo abbandonato.” Ho volute bene a tutti ed oggi sono solo; voi non vedete me, io non vedo voi ma nei ricordi voi siete con me ed io sono con voi. Piu` spesso chiedo a me stesso.

<>  Rispondetemi, io sono il Vostro Vecchio papa` e la risposta la voglio e la esigo. Di tanto in tanto vedo persone arrivare e si aggirano in questi miei vicoletti, affascinate nel guardarmi ed ansiose di ritrovare un qualcosa perduto tra queste mura e non riescono a ritrovarlo. Forse lo cercano cosi` insistentemente per avvincere la nostalgia di me quando ritornano la` dove vivono ricostruendomi e rivedendomi per pacificarsi con un mio ricordo. Camminano su e giu`, parlano parlano inconsce che io le sto sentendo, ma spesso non le capisco perche` conversano con un linguaggio a me sconosciuto. Il suono delle loro voci rintuona da pertutto; mi guardano, mi fotografano, toccano le mie mura e le mie porte, fissano la facciata della chiesa e ne rimangono estasiate ed incantate salgono le scalette delle case, guardano l’orologio che segna sempre la stessa ora, si rilassano sedute sui miei muretti poi se ne vanno rigirandosi e riguardandomi per darmi il loro “addio”, forse sognando di ritornare ancora “Ma quando!!!”

Passa il giorno e passa la notte ed io riposo in un silenzio profondo interrotto nella mia fitta oscurita` notturna dal miagolare di un gatto solo che forse nell’intensita` del buio, non riesce a ritrovare la sua compagna o il suo compagno di sventura, abbandonato anche lui da colui che e` nato per proteggerlo “L’ESSERE UMANO.”

Ed, adesso torniamo all’argomento che sto trattando; me la date una risposta? State bene, siete felici lontani da me? Io personalmente dico NO, contenta` forse ma non felice. Purtroppo io credo che la felicita` sia` soltanto nella sua stessa parola nel suo significato letterale nei vocabolari, ma non nel corso della vita dell’essere vivente. Io l’ho assaporata li` in te quando bambina giocavo nelle tue stradette e piazzette con le mie compagne. Era cosi` dolce risentire il rintuonare delle nostre voci tra quelle mura e spesso essere rincorse e scacciate da qualche vecchia o vecchietto, perche` eravamo troppo rumorose e stavamo disturbando il loro sonnellino pomeridiano. Oggi la contentezza invece la provo ogni qualvolta che vedo gioia negli occhi di quelli che fanno il mio mondo qui, nella loro terra purtroppo lontano da te.

Tu Assergi sei sempre nel nostro cuore ti pensiamo ti amiamo anche se ti identificano “un borgo abbandonato.” Adesso tu ti domanderai perche` mi pensate tanto? Perche in quell’abbandono son rimaste le nostre radici e tu nella tua monumentalita` ce le stai custodendo per l’eternita`. Grazie Assergi.

Eugenia Vitocco.

 

 



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