FRANCO CELESTINI: OMICIDA DELLA PROPRIA ZIA TERESA MARCOCCI AVVENUTO IL “24.11.1881”.

                STORIE DELL’800

FRANCO CELESTINI: OMICIDA DELLA PROPRIA ZIA TERESA MARCOCCI AVVENUTO IL “24.11.1881”.

- di Giovanni Altobelli -

 

I fatti che sto per raccontare sono accaduti verso la fine dell’800 fra Filetto e Paganica. Filetto in quell’epoca contava circa 600 abitanti. La povertà imperversava su tutto il paese. In quel periodo nei paesi più grandi e nelle città avvenivano fatti rivoluzionari contro il governo.  A Filetto, piccolo paese, fatti dimostrativi non avvenivano, però a volte si ammazzava facilmente per la “roba”. Molti avevano il desiderio di avere più proprietà di un altro. Il personaggio principale di questo racconto è Franco Celestini nato a S. Stefano di Sessanio (AQ) il 14.3.1853 da Pasquale Celestini e Maria Cialone di Filetto. Pasquale Celestini è il capostipite a Filetto con questo cognome. Mette le radici a Filetto intorno al 1830, sposando la filettese Maria Cialone. Facendo un po’ di chiarezza per spiegare meglio la vicenda storica, bisogna descrivere i vari nomi e cognomi e le varie parentele. Un certo Sante Cialone è fratello di Maria Cialone, moglie di Pasquale Celestini. Sante Cialone  sposa la filettese Teresa Marcocci. Il nostro Sante Cialone ha le proprietà a Filetto e a Paganica. Premesso che la coppia non ha eredi, prima della sua morte, Sante Cialone, con testamento pubblico dell’11.9.1874, a rogito del notaio Colombo De Paulis, istituiva suo erede universale il nipote Franco Celestini, per fiducia e benevolenza, lasciando l’usufrutto di ogni sua proprietà a sua moglie Teresa Marcocci.  Dopo la morte di Sante Cialone,  Teresa Marcocci sua moglie, dopo due anni si risposa a Paganica con un certo Geremia Cicino, con il solo rito religioso per conservare l’usufrutto delle proprietà del primo marito Sante Cialone.  Ma torniamo al protagonista principale di questa storia: Franco Celestini l’anno 1881 ha 27 anni, è sposato con Maria Marcocci figlia del possidente filettese Demetrio Marcocci e Annarita Moscardi di Camarda. A Franco Celestini sono nati due figli Sante Celestini nasce il 27.3.1879 e gli viene dato il nome di “Sante” per onorare lo zio defunto Sante Cialone, mentre la seconda figlia è Aggradizia Celestini detta “Doralice”, mia nonna, che nasce l’8.11.1880. Il nostro Franco Celestini è furbo ed astuto. Da tempo aveva avuto il sentore che la zia Teresa Marcocci, voleva dare la “roba” sia di Filetto che di Paganica ai nipoti di Geremia Cicino. Prima che ciò accadesse, Franco Celestini architettò il disegno diabolico di disfarsi della zia “Teresa Marcocci”.  Siamo nell’autunno dell’anno 1881, il giorno 24 novembre. Franco Celestini durante il pomeriggio di quel giorno si creò un alibi inconfutabile. Si incontrò con alcuni paesani di Filetto nelle stalle: Cesidio Altobelli, Cesare Damiani, Giuseppe Battistella e Demetrio Marcocci, suo suocero, per l’organizzazione del giorno seguente per recarsi insieme alla fiera di Santa Caterina a Barisciano (AQ). Però, separatamente,  a uno di questi nominati disse: “Se vai alla fiera a Barisciano, riportami una “caia”, (la caia è il nome dialettale filettese di un antico recipiente costruito con fruste  di frassino e vimini dove venivano messi il fieno e la paglia per gli animali tenuti nelle stalle). Insomma, aveva preparato questo alibi…con qualche contraddizione che venne scoperta successivamente…Verso le ore 18,00 Franco Celestini scese da Filetto in direzione di Paganica,  indossando con un grosso cappellaccio in testa per non farsi riconoscere. Durante il percorso non ebbe nessun ripensamento dell’azione che stava per compiere…Era sicuramente intenzionato ad ammazzare la zia Teresa… Si diresse verso il quartiere “il Colle”, parte alta di Paganica dove abitava la zia.  Arrivato vicino alla porta cominciò a bussare. La zia Teresa, che in quel momento era occupata ad impastare il pane per il giorno seguente, dopo i vari “toc toc” alla porta, rispose: “Chi è?” “Sono tuo nipote Francuccio da Filetto” Sono venuto a prendere da mangiare per zio Geremia (pane, formaggio , vino ed altro….)”. Geremia Cicino in quei giorni si trovava con le pecore nelle montagne di Filetto… La zia, riconosciuto il nipote, aprì la porta con una certa convinzione e lo fece entrare. Mentre la zia Teresa stava preparando le vivande per metterle entro lo zaino, Franco Celestini all’improvviso estrasse un coltello con una certa freddezza, ferendo la zia ripetutamente con una serie di colpi all’addome e alla gola. La povera zia Teresa si accasciò sanguinante per terra. Franco Celestini, compiuto il misfatto, si diresse immediatamente verso Filetto, ma non sapeva che alcuni giovani paganichesi, che uscivano cantando dalle cantine del quartiere, passavano vicino la casa. Sentirono dei lamenti della povera Teresa che stava per spirare. Occorsi immediatamente a soccorrerla, la poveretta rivelò prima di morire che, a colpirla a morte col coltello era stato il nipote di Filetto “Francuccio”.  Immediatamente i giovani diedero l’allarme ai carabinieri nella vicina caserma del castello in Via delle Prigioni. Immediatamente partirono i carabinieri a cavallo alla volta di Filetto. per raggiungere l’omicida Franco Celestini Si trattava di Giuseppe Salutari, brigadiere, Rufini Gaetano, carabiniere, e Bellotti Alberico, carabiniere. Poco prima della mezza notte, i carabinieri bussarono alla porta della casa di Franco Celestini, in Via Camarda n. 3, a Filetto. Il Celestini già si era coricato, anzi gli trovarono la camicia sotto il letto piena di sudore. Venne subito arrestato e condotto alla caserma di Paganica di fronte al Pretore. Durante il primo interrogatorio negò di essere stato Lui ad uccidere la zia Teresa e fece anche i nomi dei testimoni di Filetto che aveva incontrato…  Rimase in carcere a Paganica per qualche giorno, dopo di che, venne condotto alle carceri di S. Domenico dell’Aquila.
Fra il 1881 e il 1882 iniziò il processo penale a carico di Franco Celestini, presso la Corte d’Appello dell’Aquila a Piazza Palazzo. Durante il processo vennero sentiti una serie di testimoni di Filetto e Paganica.  Da ricordare i principali testimoni di Filetto: Giuseppe Battistella “amico di Franco”, Cesare Damiani,  Filicetta Memmi, Maria Cupillari e Dora Altobelli, Demetrio Marcocci suo suocero. Testimoni di Paganica: i fornai Berardino Vivio e Lucrezia Cinque, sua moglie, Luigi Palmerini, Gaetano De Paulis, Geremia Cicino, marito dell’uccisa e Antonio Rotellini. Già erano state fatte le varie udienze. Siamo al giorno 20 marzo 1882 nel processo a carico di Franco Celestini. La Pubblica Accusa nella fase dibattimentale esternò la seguente opinione: “L’assassino Franco Celestini la notte del 24 novembre 1881 partì da Filetto dell’Aquila per andare a Paganica (AQ) per ammazzare sua zia Teresa Marcocci e lungo il percorso non si è mai ravveduto di quello che da lì a poco tempo stava per compiere. Ma Franco Celestini non sapeva che l’occhio di Dio è Onnipotente e guarda l’universo in ogni parte del mondo. Lui pensava di farla franca, ma non è stato così….Per questo grave reato, condanno Franco Celestini di 27 anni di Filetto (AQ) alla pena di morte”. All’udire queste parole, Franco Celestini scoppiò in pianto come un bambino per diversi minuti. Fatte le conclusioni della Pubblica Accusa, prese definitivamente la parola il Giudice della Corte d’Assise. Ricostruiti tutti i fatti salienti del processo a carico del giovane Franco Celestini, espresse la seguente sentenza: “Franco Celestini, di 27 anni, contadino di Filetto (AQ), figlio di Pasquale Celestini e Maria Cialone, per aver commesso l’omicidio premeditato della zia Teresa Marcocci e viste le attenuanti generiche dell’omicida, viene condannato a vita ai lavori forzati al Penitenziario Criminale  e di Rieducazione di Aversa, in provincia di Caserta, con esecuzione immediata”. Franco Celestini, ascoltando la sentenza definitiva del giudice, comprendendo che era stata scongiurata la morte, cessò di piangere. Verso la metà di aprile del 1882 Franco Celestini con altri ergastolani fu condotto dalle carceri di San Domenico dell’Aquila alle carceri criminali di Aversa. Franco Celestini dovette abbandonare la moglie Maria Marcocci e i due figli piccoli. In questo penitenziario Franco Celestini imparò a fare il calzolaio, anzi, veniva anche retribuito. Scontò circa 30 anni. La Regina d’Italia Margherita di Savoia passando in visita al Penitenziario Criminale di Aversa, graziò diversi ergastolani fra i quali anche Franco Celestini per il buon comportamento. Venne scarcerato e tornò a Filetto l’anno 1911. Trovò i due figli sposati Sante e Doralice, già con i rispettivi figli. Durante la permanenza in carcere , i due figli erano stati allevati oltre che dalla mamma Maria Marcocci, anche dalla sorella Elisabetta insieme al marito. Qui finisce la vera storia di Franco Celestini, personaggio dell’800 di Filetto dell’Aquila. Franco Celestini tornerà un uomo libero dopo aver espiato la pena per 30 lunghi anni. Rimase con il figlio Sante a Filetto a lavorare la terra e ad allevare il bestiame. Morirà all’età di 80 anni durante la falciatura e precisamente il 7 luglio 1933. In conclusione di questo racconto si desume che nel passato, per poca “roba”, molti omicidi nelle nostre parti sono rimasti impuniti. Ancora oggi esiste la cultura della “roba” E’ rimasto ancora quel desiderio di avere sempre più di un altro. La differenza consiste nel fatto che al giorno d’oggi, in questi nostri piccoli paesi spopolati, non si uccide più con il coltello o con il fucile, poiché c’è la Legge che protegge il cittadino. Ma a volte, essendoci ancora l’ignoranza e l’invidia, le parole feriscono peggio di una coltellata o di una fucilata…

Documentazione storica della Corte d’Assise dell’Aquila del 1881 – 1882 : tratta dall’archivio di Stato
dell’Aquila.



              



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