FURTO SACRILEGO NELLA CHIESETTA DELLA MADONNA DELLA NEVE A CAMPO IMPERATORE

Furto sacrilego nella chiesetta della Madonna della Neve, tanto cara al beato Giovanni Paolo II. La piccola chiesa è stata visitata alcuni giorni fa da ignoti che sono riusciti ad aprire una cassetta per le offerte per rubare poco meno di 35 euro. I ladri sarebbero riusciti a entrare agevolmente attraverso un ingresso secondario che pochi conoscono. Si tratta di un passaggio sotterraneo che collega l’albergo di Campo Imperatore, attualmente non in funzione, con la chiesetta. Una volta dentro, i ladri avrebbero utilizzato un frullino elettrico, attrezzo rubato e di proprietà del Centro turistico. Nessuno si è accorto di nulla data la presumibile ora tarda in cui è stato commesso il furto e della circostanza che la zona è praticamente isolata. Le indagini sono affidate ai carabinieri della stazione di Assergi. L’ipotesi più plausibile è che ad agire possano essere state persone che sapevano come muoversi. Nel 1993 il Santo Padre per ben tre volte si recò sul Gran Sasso. Due volte in visita privata per sciare e una terza volta ufficialmente. Nella giornata del 20 giugno del 1993 il Pontefice volle ringraziare pubblicamente tutti coloro che più volte gli erano stati vicini lungo le piste da sci. Atterrò con l’elicottero a Campo Imperatore per inaugurare la chiesa della Madonna della Neve che si trova a due passi dall’albergo di Campo Imperatore, albergo che nel settembre del 1943 aveva ospitato Benito Mussolini, prigioniero del Re, poi liberato da un blitz dei tedeschi.
 



Dopo tanti anni si è saputo come nacque l’idea della visita a Campo Imperatore da parte del Pontefice per inaugurare la chiesetta.
 Il 13 aprile del 1993, durante la visita privata sul Gran Sasso per sciare, il Papa a metà giornata si fermò per mangiare un boccone a fianco a una casetta di pastori che si trova nei pressi della pista della Scindarella. Anche in quella occasione Bruno Faccia aveva dato fondo a quanto di meglio potesse offrire la sua dispensa. Un vero e proprio trionfo di salame, prosciutto, salsicce, formaggio, frittata, buon vino.
 Come al solito il Papa non mangiò moltissimo anche se mostrò di gradire i prodotti che gli venivano offerti e ringraziò. Mentre tutti mangiavano in rispettoso silenzio il presidente del Centro Turistico, Alfonso Scimia, quello che appariva il meno “bloccato” dalla presenza del Santo Padre prese il coraggio a quattro mani e si rivolse a Karol Wojtyla dicendo: «Santità, i nostri alpini hanno quasi terminato di restaurare la Chiesetta della Madonna della Neve, vorremmo che fosse Lei a inaugurarla». Il Pontefice guardò Alfonso Scimia e dopo un attimo di pausa disse: “Vedremo”. Una risposta che al presidente del Centro turistico sembrò un sì senza tentennamenti. Naturalmente il Papa non è un uomo qualsiasi che un mattino si alza e dice: andiamo sul Gran Sasso a inaugurare quella chiesa. I suoi impegni sono infiniti e trovare uno spazio per una visita ufficiale è impresa ardua. I dirigenti del Centro turistico questo lo sapevano bene e allora sin dal giorno dopo partì un vero e proprio “assedio” alle autorità ecclesiastiche per cercare di arrivare a concretizzare il sogno di vedere il Papa, ufficialmente, sul Gran Sasso.
 Il 16 aprile dal Centro turistico parte una lettera di invito al Santo Padre a firma del presidente Alfonso Scimia. Alla lettera ufficiale i dirigenti del Centro turistico fanno seguire colloqui in particolare con l’arcivescovo dell’Aquila monsignor Mario Peressin e più di una volta si mettono in contatto con don Stanislao, l’uomo più vicino al Papa.
 Il 10 maggio del 1993 al Centro turistico arriva una lettera dell’arcivescovo dell’Aquila nella quale viene data per certa la visita del Papa per il 20 giugno.
 Il sogno di Alfonso Scimia, degli alpini, e di tutti gli aquilani si sarebbe dunque realizzato. C’era da attendere solo l’atto formale della ufficializzazione che arrivò con una lettera indirizzata ad Alfonso Scimia il primo giugno del 1993.


    



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