SANT’ANTONIO ABATE A COLLELONGO: UN RITO SENZA TEMPO

SANT’ANTONIO ABATE A COLLELONGO: UN RITO SENZA TEMPO
 


Anche quest’anno si sono conclusi i tradizionali festeggiamenti della festa di Sant’Antonio Abate a Collelongo. Una festa che ha radici lontane e che fa della devozione al Santo e dell’ospitalità degli abitanti del paesino marsicano i maggiori punti di forza e la rendono una festa unica nel suo genere.


Allo scoccare delle 16:00 del 16 gennaio vengono benedette delle case antiche chiamate “cuttore” che saranno aperte ed accoglieranno con cibo e bevande chiunque voglia fino alla mattina seguente.
Il nome “cuttora” deriva dalla presenza di una grossa pentola con all’interno il granturco, in dialetto i “ceceròcche”, che viene posta a bollire per 6/7 ore e che verrà offerto durante la notte dei festeggiamenti.
   
Rappresentativo della festa è il tradizionale “torcione” che viene acceso durante il pomeriggio e che accompagna i pellegrini e le bande di suonatori che girano per il paese tutta la notte intonando i versi della classica canzone di Sant’Antonio.
All’alba del 17, la nottata si conclude con la sfilata delle conche “rescagnate”, ovvero addobbate: le ragazze, vestite con gli abiti antichi della tradizione del luogo, sfilano con in testa le conche nella piazza della Chiesa e tramite giuria vengono premiate il vestito e la conca più bella. Alla fine della sfilata viene celebrata la Messa e nel pomeriggio la festa si conclude con la benedizione degli animali e lo svolgimento dei classici giochi popolari.

La festa ha radici contadine molto solide: le prime attestazioni risalgono al 1600, periodo in cui viene eretto l’altare dedicato al Santo nella Chiesa Madre del paese. La celebrazione in passato era una delle ricorrenze più sentite nelle comunità contadine: ogni anno Collelongo continua a mantenere viva la tradizione, ormai conosciuta in tutta Italia.



 



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