Vincoli del Gran Sasso, i docenti universitari prendono le distanze dalle diatribe politiche

Come gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila, afferente al DICEAA – Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile- Architettura e Ambientale, è nostra intenzione prendere le distanze da alcune affermazioni riportate nella nota di #savegransasso e Progetto Montagna inviata in data 30 gennaio 2019, relativa alle vicende sullo stato delle conoscenze su SIC, ZPS e il rapporto con il territorio aquilano.

 

Su richiesta della Regione Abruzzo il nostro gruppo di ricerca, che da anni si occupa di pianificazione territoriale/ambientale sostenibile, con contributi e attività scientifica di levatura nazionale e internazionale, è stato invitato a partecipare a una riunione, a carattere del tutto preliminare e interlocutorio, il 21 gennaio ’19 presso gli uffici dell’Ente stesso, al fine di esplorare
possibili soluzioni per il superamento delle note problematiche relative al rapporto tra aree protette e sviluppo nell’area del Gran Sasso D’Italia.
In primo luogo è necessario chiarire che l’Università fino ad oggi non ha stipulato alcun contratto con la Regione e pertanto la partecipazione all’incontro va rubricata essenzialmente nella categoria dello “scambio di idee”. Per tale ragione non ha alcun senso definire “vaghe” le risposte dei rappresentanti presenti del DICEAA sul cosiddetto “iter” (presumibilmente quello della riperimetrazione) per il semplice motivo che nella occasione citata non erano dovute risposte di alcun tipo. È stata essenzialmente tratteggiata, con toni di riflessione, una panoramica di strategie possibili per poter fare chiarezza, nel modo scientificamente più coerente, alla condizione di incertezza di cui la politica locale e regionale è prigioniera ormai da anni. Di fatto questa è stata la motivazione per la quale è stata convocata la riunione in oggetto dalla Regione Abruzzo e pertanto si ritiene fuorviante l’affermazione che ci vede “evasivi” rispetto a presunte richieste precise e puntuali.
In seconda battuta, l’attribuzione di una nostra convergenza tout court a soluzioni diverse dalla riperimetrazione (si legge nella nota di Save... “L’Università degli Studi di L’Aquila sostiene, al contrario, la tesi della realizzazione del Piano D’Area senza modifiche del Sic-Zps Gran Sasso.
Questo poiché lo studio delle matrici potrebbe confermare la preziosità degli ecosistemi e, di fatto, impedire la modifica dei confini), riferita così appare pure illogica e priva di significato…e infatti l’affermazione è stata molto più argomentata per quanto nell’ambito dello “scambio di idee” già richiamato. Probabilmente le argomentazioni usate non sono state gradite ad una parte dei presenti, ma non è costume del nostro gruppo accademico “modellare” i pareri di stampo tecnico-scientifico sulle posizioni politiche del momento né tantomeno è nostra intenzione essere trascinati in diatribe non strettamente attinenti alle nostre specifiche competenze.
A proposito di competenze, per chiudere questo nostro intervento, è forse utile proporre anche a chi
non era presente all’incontro di cui trattasi qualche sintetico spunto di ragionamento sulla questione in oggetto, sperando di innescare per il futuro ben altri processi tecnici e partecipativi.
Il Decreto 3 settembre 2002 del Ministero dell’Ambiente, in ottemperanza alla Direttiva Habitat, traccia le linee guida per la gestione dei siti Natura 2000, riprese dalla Regione Abruzzo: Uno dei principali indirizzi proposti da queste Linee Guida è la necessità di integrare l’insieme delle misure di conservazione con la pianificazione ai diversi livelli di governo del territorio (internazionale, nazionale, locale) secondo quanto previsto dall’art. 6, paragrafo 1, direttiva Habitat: per le zone speciali di conservazione, gli stati membri stabiliscono le misure di conservazione necessarie che
implicano, all’occorrenza, appropriati piani di gestione, specifici o integrati ad altri piani di sviluppo. La parola "all'occorrenza" indica che i piani di gestione non debbono essere considerati obbligatori, ma misure da predisporre se ritenute necessarie per realizzare le finalità della direttiva.
La normativa è ricca di riferimenti a procedure integrative tra misure di conservazione e pianificazione locale, in riferimento anche alla presenza di aree protette quali Parchi Nazionali. È chiaro come la Comunità Europea abbia individuato, oltre ad habitat e specie, gli strumenti amministrativi e pianificatori attraverso i quali armonizzare le esigenze delle popolazioni locali con quelle di tutela, rimandando poi alle amministrazioni l’onere di condividere e adottare le giuste misure, siano esse di conservazione o specifici piani di gestione.
In questi anni di dibattito sulle politiche di sviluppo dell’area del Gran Sasso sono stati rarissimi i tentativi di perseguire strategie inclusive e partecipate affinché SIC e ZPS (future ZSC) non fossero solo vincoli ambientali, ma anche occasioni di “valorizzazione” virtuosa, cosa che – va sottolineato
– ha invece contraddistinto l’azione di altre regioni italiane.
Considerando la riperimetrazione come una delle ipotesi possibili, ci si chiede quali siano stati gli impedimenti a una ricognizione di tutte le scelte plausibili per uno sviluppo sostenibile dei territori abruzzesi intercettati dai SIC. Si ricorda che la normativa prevede chiaramente una “gestione”, quindi un’azione propositiva e fattiva verso ambienti naturali.
In ultimo è doveroso ricordare come SIC e ZPS, aree deputate alla tutela di habitat naturali eseminaturali DI RANGO EUROPEO, sono strettamente connessi alle politiche di gestione del territorio, per il quale uno dei dispositivi più potenti è il PSR (Piano di Sviluppo Rurale), il quale si esplica attraverso precise “Misure”.
Altre regioni italiane incrementano annualmente la dotazione economica del loro PSR attraverso misure rivolte a SIC e ZPS, condizione auspicabile anche per l’Abruzzo.
Prof. Alessandro Marucci
Prof. Bernardino Romano
DICEAA – Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile-
Architettura e Ambientale
Università degli Studi dell’Aquila



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