SVILUPPO DELLA MONTAGNA AQUILANA NEL RISPETTO DELL'AMBIENTE

Parere favorevole per lo sviluppo della montagna aquilana ma nel rispetto dell’ambiente e delle norme nazionali ed europee che ne regolano la tutela. È il monito lanciato a Regione Abruzzo, Parco Gran Sasso-Laga, Parco Sirente-Velino e Direzione regionale per le valutazioni ambientali contenuto in una lettera del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del Mare in relazione al progetto che prevede il collegamento le stazioni sciistiche di Ovindoli e di Campo Felice e il potenziamento gli impianti di risalita a Campo Imperatore, con contestuale aumento delle piste sciistiche per un totale di oltre sessanta chilometri. L’iniziativa fu presentata nel febbraio scorso a Montecitorio, dove fu firmato un apposito protocollo d’intesa, alla presenza del sottosegretario Gianni Letta, il presidente della regione e commissario per la ricostruzione, Gianni Chiodi, il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, il presidente del Cnel, Antonio Marzano. Sono 70 i milioni di investimenti diretti capaci generare un indotto da quasi 200 milioni di euro e duemila posti di lavoro, per un iniziativa che prevede anche uno ski dome (una pista da sci al coperto) e tre campi da golf per la nascita della “più grande stazione sciistica invernale del Sud Europa, e non solo dell'Italia centrale" affermò il primo cittadino del capoluogo. Nella nota, firmata dal direttore generale del ministero dell’Ambiente, Renato Grimaldi, (numero protocollo 0013774 del 24 giugno scorso) prende spunto dalla segnalazione delle associazioni ambientaliste Wwf, Lipu e Altura Abruzzo relativa proprio al protocollo d’intesa finalizzato alla realizzazione “di interventi infrastrutturali mirati al potenziamento e miglioramento dell’offerta turistica per lo sci alpino e nordico”. Grimaldi fa notare come gli interventi, che dovrebbero essere oggetto sia a valutazioni di Via (Valutazione di impatto ambientale) sia di Vas (valutazione impatto strategico) ricadono in area protette del Parco Gran Sasso-Monti della Laga. Viene ricordato come nelle due aree siano soggette a tutela previste dalla Zps (zona protezione speciale), inquadrati nell’ambito della rete di siti di interesse denominati “Natura 2000” , regolata dalla normativa europea (e quindi sovraordinata a quella nazionale) “Habitat”. Leggi e direttive emanate dall’Unione europea sono preminenti rispetto a una norma di carattere nazionale e devono essere applicate dagli stati membri.  Diversi, inoltre, sono i progetti in atto per la tutela di piante rare nonché di specie di animali protetti (lupi, camosci e orsi). “Interventi su ampia scala - è scritto nella missiva - all’interno del comprensorio del Gran Sasso aquilano e del Velino, potrebbero, se non attentamente valutati, comportare la frammentazione e la riduzione dell’habitat di diverse specie di interesse comunitario, anche prioritarie, che potrebbe influire sull’efficacia dei progetti dei progetti in corso, o da avviare, a tutela di queste importanti specie inserite negli allegati della Direttiva 92/43 Cee e di altre convenzioni internazionali”. Il direttore generale del Ministero, al contempo, fa notare se da un lato sia stata lanciata la proposta progettuale, dall’altro non vi è ancora traccia “degli elaborati progettuali del piano”, per i quali sono fissati una serie di rigidi paletti anche se è possibile comunque operare dal momento che per i siti della rete ‘Natura 2000’ non esistono “aprioristici”. Al contempo viene fatto notare come la “Direttiva Habitat non ammette deroghe”.
Insomma, è necessario che tutte le procedure e le iniziative siano a posto e rispettino tutte le norme, che comunque sono state sempre rispettate dalla Regione Abruzzo come conclude la lettera: “Si rinnova alla Regione Abruzzo l’invito a voler tenere conto, come sempre fatto, di quanto contenuto nelle disposizioni della Direttiva 92/43  ‘Habitat’ e nel Dpr 120/2003, di modifica e integrazione al Dpr 357/97 riguardo al complesso degli aspetti che ricopre un tale tipo di pianificazione di interventi ad ampio raggio e di interconnessione tra vaste aree di impianti e infrastrutture, nonché degli ordinamenti di cui al Dm 17 ottobre 2007 ‘Criteri minimi’”.



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