Anche l’assergese Francesca Rapiti nel gruppo di progettazione "Urban park roof"

Il progetto vincitore della quindicesima edizione del workshop internazionale di architettura organizzato dal Dipartimento di ingegneria civile, edile-architettura e ambientale dell’Università dell’Aquila (Diceaa) insieme allo Shibaura Institute of Technology di Tokyo, è stato progettato dagli studenti dell’ateneo aquilano e studenti della prestigiosa università della capitale giapponese.

 


Suddivisi in cinque gruppi misti, i ragazzi hanno lavorato alla composizione di altrettanti progetti di riqualificazione dell’area dismessa situata davanti il Progetto Case di Sant’Antonio a L’Aquila.
Ha fatto parte di uno dei gruppi di progettazione (Urban park roof), anche l’assergese Francesca Rapiti (figlia di Domenico Rapiti e Jan Marie Reynoldson) che ci ha rilasciato una breve intervista:


da chi era costituito il tuo gruppo?
Il mio gruppo era costituito da: Nao Matsuda, Tochiki Shibata, Kodai Yano, Camilla Sette e Francesca Rapiti.


Come è nato il vostro progetto?
Il nostro progetto si chiama “Urban park roof”, ed è nato partendo dal paesaggio circostante, dalle analisi svolte sul sito e le interviste agli abitanti del quartiere, si è giunti a capire quali fossero i desideri e le necessità degli abitanti e quale fosse la necessaria riorganizzazione dell’armatura urbana del quartiere di Sant’Antonio. La nostra volontà è stata quella di creare un punto di aggregazione all’interno del quartiere, che andasse a sopperire la mancanza di qualità dello spazio, di spazi verdi e di integrazione tra gli spazi e le persone, allo scopo che questa zona nell’immediata periferia dell’Aquila torni ad avere una certa vivibilità.


Come si inserisce nella viabilità urbana?
 Innanzitutto, per risolvere i problemi riscontrati nelle analisi riguardo la viabilità, ci siamo occupati di redigere un masterplan dell’armatura urbana a scala più ampia che è servito per la generazione stessa del nostro edificio.

Come è stato deciso lo stile architettonico?
Il progetto sfrutta l’andamento naturale del lotto (frutto del riporto di terreno dalla costruzione dell’adiacente progetto case di Sant’Antonio): abbiamo idealmente sollevato il terreno ponendovi al di sotto un edificio vetrato che mantenga la permeabilità visiva tra un lato e l’altro del quartiere. La scelta deriva dalla volontà di non aggiungere ulteriori edifici di una qualsivoglia geometria che andassero a creare ulteriore caos, ma mantenere l’unità del sistema tramite la copertura verde, il parco urbano, che andrà ad essere il cuore verde pulsante di tutto il quartiere da cui tutti i residenti (e non solo) grazie alla posizione sopraelevata rispetto alle costruzioni limitrofe, potranno godere della splendida vista del paesaggio (catena del Gran Sasso, dei Monti della Laga, Colle di Roio e centro storico dell’Aquila) che è l’elemento di maggior pregio del sito. Le viste panoramiche hanno generato l’organizzazione del parco urbano in copertura, nonché l’estrusione dal volume sottostante dell’edificio di due strutture a cannocchiale che vanno ad inquadrare una la catena montuosa del Gran Sasso, l’altra il centro storico dell’Aquila. Nel progetto dell’edificio si vede come le strade, oggetto di studio del masterplan, penetrano della struttura creando delle importanti fratture che si conformano come delle gallerie urbane e vanno a definire i differenti ambiti dell’edificio. Dove le due strade si incontrano si genera una piazza centrale che andrà ad essere il punto terminale del viale pedonale in cui auspichiamo possa trasformarsi la via Salaria Antica est. Alla quota dell’acceso principale (via Salaria Antica est) troviamo una sala espositiva, degli studi artistici, bar e piccoli negozi, auditorium e sala multiuso. Nel piano a quota inferiore (via Fulvio Muzi) abbiamo dei laboratori artigianali e una mediateca mentre sul piano superiore (parco urbano in copertura) abbiamo posto delle sale studio.

Quali sono le prospettive per questo progetto?
Auspichiamo che il progetto non resti solo un esercizio accademico, ma possa finalmente vedere un’attuazione. Il progetto ora verrà acquisito dal Comune, che spera di poterlo utilizzare, opportunamente rivisto e “riadattato”, come punto di partenza per ridisegnare, in futuro, l’area di via Salaria Antica Est, secondo “un cambio di paradigma” così come affermato dal sindaco Pierluigi Biondi nella conferenza stampa di presentazione del progetto “in cui non è il più il Comune a sottoporre idee su alcune zone di interesse ma è la città a proporre idee sulla base di indirizzi e linee guida dati dall’amministrazione”.

 



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