La Nostra Storia - Ricordo di Don Demetrio Gianfrancesco

La nostra stoia -  Ricordo di Don Demetrio Gianfrancesco “un prete di vecchio stampo e uno storico dei nostri paesi”

 
- di Giovanni Altobelli -

 


Premessa della vita sacerdotale di Don Demetrio Gianfrancesco:
Don Demetrio Gianfrancesco nasce a Camarda (AQ) il 10.10.1922 da Tullio Gianfrancesco e Giacomina Moscardi. Dopo gli studi teologici, è ordinato Sacerdote il 29.6.1947. All’età di 25 anni fu presentato in chiesa alla comunità di Filetto dall’allora vicario economico Don Ferdinando Cinque, già parroco di Pescomaggiore. Il 20.7.1947 celebrò a Filetto la Santa Messa distribuendo ai parrocchiani un ricordino della sua Ordinazione Sacerdotale. Per pochi mesi di quell’anno veniva da Camarda a Filetto per celebrare messe fino al mese di ottobre, quando fu chiamato in seminario a L’Aquila per svolgere altri incarichi. Durante quel periodo, mentre era vicario economico Don Ferdinando Cinque, il 1° ottobre 1949 Don Demetrio fu nominato vicario economico di Filetto, dove prese dimora alla casa parrocchiale il 5.3.1951, rimanendo fino alla primavera del 1954. In quel periodo, nelle lunghe serate d’inverno, la casa parrocchiale insieme a Don Demetrio era frequentata da molti giovani filettesi per riscaldarsi al camino e raccontare le storie del passato. Venivano consegnati a volte pacchi di indumenti provenienti dall’America. Il 1° marzo 1954 Don Demetrio fu nominato parroco di Assergi. Nel periodo che va dal 1949 al 1951 la sua dimora era quella dei genitori a Camarda.  Rimase vicario economico di Filetto fino al 30.09.1971. Nel mese di ottobre di quello stesso anno Don Domenico Marcocci, nativo di Filetto, lo sostituì nell’incarico di vicario economico. Dal 14.12.1972 fino all’1.1.1974 Don Demetrio fu incaricato a Tempera, continuando a svolgere il suo servizio ad Assergi, riprendendo poi la conduzione della parrocchia di Filetto dal 27.7.1975 fino al 31.7.1976. Con la nomina a parroco della parrocchia di Cristo Re a L’Aquila, avvenuta l’1.8.1976, la parrocchia di Filetto fu presa in carico da Don Gustavo Iovenitti (Padre Leonardo) di Paganica (già parroco di Assergi), che svolse il suo servizio sino al 1985, anno della sua morte. Con la morte di Don Gustavo Iovenitti ritorna Don Demetrio a svolgere il suo servizio nella parrocchia di Filetto, celebrando la Santa Messa la domenica pomeriggio e nelle occasioni speciali: matrimoni, funerali e feste comandate. Da ricordare che Don Demetrio, non solo per la persona ma anche per le sue capacità, fu nominato Vicario Generale dell’Arcidiocesi dell’Aquila nel 1990. Il suo servizio a Filetto si svolge fino all’ottobre del 1997 quando subentra Don Josif Husaru, sacerdote della Romania, che svolge il suo servizio fino a luglio del 2001. In data 1.7.2001 la cura parrocchiale di Filetto viene affidata con nomina di amministratore parrocchiale al sacerdote Don Antonio Iurlaro, già parroco di Pescomaggiore. 

Chi era Don Demetrio Gianfrancesco: dalla viva voce di Vito Gambacurta.

Dal 1962 al 1972 sono cresciuto insieme a Don Demetrio ed ho svolto sotto il suo insegnamento le mansioni di chierichetto negli anni dal 1967 al 1970. Da ex seminarista ho un buon ricordo di Don Demetrio. Aveva un buon carattere, ma autoritario. Ricordo che dopo la morte di Don Gustavo (1985) tornò a Filetto cambiato di personalità, carattere meno autoritario e più mite nei rapporti con la gente. Sembrava più attaccato ai filettesi stessi. Mostrava meno interesse verso la politica e più verso la società. Comunque posso dire che è stato un vero prete, uno storico della sua terra, un ferreo asceta.

Dalla viva voce di un gruppo di giovani filettesi nati fra il 1975 e il 1980.

Come è stato per voi Don Demetrio? 

Quando eravamo ragazzi, eravamo stati abituati da Don Gustavo Iovenitti a vivere la vita parrocchiale. Partecipavamo alle attività ricreative in maniera piacevole. Ci caricava in macchina e ci portava in giro per gli altri paesi facendoci divertire. A quell’epoca partecipavamo volentieri alle celebrazioni eucaristiche e alle altre attività inerenti la parrocchia. Dopo la morte di Don Gustavo Iovenitti nel 1985,  tornò Don Demetrio. A noi sembrò una persona dura e autorevole. Poi, quando sono arrivati gli altri parroci, allora abbiamo rimpianto Don Demetrio, ché lo potevamo considerare un vero prete.

L’autore di questo servizio, Giovanni Altobelli, ricorda Don Demetrio ed esprime la sua opinione…

Fin da ragazzo, ricordo Don Demetrio quando veniva a Filetto, dopo gli anni ’50, con la lambretta in Piazza della chiesa, dove abitavo con la mia famiglia.  Lo aspettava la sacrestana Rosalia Cupillari per far rimettere la lambretta dentro la sua casa. Successivamente veniva da Camarda con la vettura una “topolina”. Don Demetrio è stato un prete di grande intelligenza e cultura. Fra gli anni ’50 e ’60, quando c’era ancora tanta popolazione, la chiesa era gremita di gente: anziani e giovani i quali facevano a gara per servire la messa. Appassionava tutti i parrocchiani nelle sue prediche durante la messa, con le varie citazioni storiche e filosofiche riguardanti il bene dell’umanità e l’insegnamento della religione cristiana.  Don Demetrio è stato il precursore di tante iniziative. Insieme a Don Virgilio Pastorelli fu il fondatore delle giovani ragazze dell’Azione Cattolica e della Pia Unione Pastori. Man mano che sono cresciuto, verso l’età di 12 anni, lo ricordo come un prete interessato alla politica, soprattutto alla Democrazia Cristiana, partito della chiesa. Insomma, era un prete che “contava qualcosa”. I preti in generale dopo la nascita della Repubblica il 2 giugno 1946, ebbero un ruolo politico, arrivando a stabilire verso le persone l’orientamento politico. Per esempio annotavano: “D” significava democristiano, “C” comunista, “M” monarchico ecc.  Come prete del passato, intellettuale, storico e acuto ricercatore, può essere paragonato ad un altro prete dell’800 Don Mariano Mariani. Don Demetrio sapeva tenere bene l’inventario della parrocchia e teneva con cura le chiavi delle altre chiese di Filetto. Faceva bene i bilanci delle entrate e delle uscite. Suonava bene l’organo e insegnava alle ragazze i canti religiosi. Negli anni dal 1969 al 1971 è stato l’artefice del caso “Defregger” per quando riguarda il perdono del Vescovo ausiliare di Monaco di Baviera, responsabile dell’eccidio di 17 inermi cittadini di Filetto il 7 giugno 1944 da parte dei tedeschi. Per il perdono si schierarono i vari personaggi ecclesiastici della diocesi di Monaco di Baviera e il Vaticano. Don Demetrio fu al centro dell’attenzione da parte della stampa nazionale ed internazionale dell’epoca. Ma questo suscitò, però, anche molto malcontento da parte di alcune famiglie filettesi.  Fu girato anche un film nel 1969 a Filetto dal regista romano Osvaldo Civirani: “Quel Giorno Dio non c’era”.  Don Demetrio insieme con alcuni parenti delle vittime andò in visita in Germania nel 1970. Reperì dal cardinale Julius Doepfner, primate della chiesa di Germania a Monaco, alcuni fondi presso i parrocchiani per far sistemare un antico locale per i giovani di Filetto di quell’epoca. Venne intitolato: “Sala Doepfner”. Per diversi anni funzionò bene. Oggi è chiusa e abbandonata a se stessa. Nello stesso anno la Germania pagò 150 mila lire a vittima ai parenti, ma un cittadino rifiutò tale somma. Don Demetrio ha il merito di aver scritto diversi libri riguardanti la storia dei nostri paesi fra i quali il libro intitolato “Filetto”, affinchè i giovani possano conoscere qualcosa delle proprie origini per non dimenticare il passato. Don Demetrio in prima persona s’impegnò presso la Sovrintendenza ai Monumenti per l’Abruzzo per il finanziamento alla riparazione dell’Abbazia di S. Crisante e Daria, dove l’impresario paganichese Fiordigigli fra il 1984 e il 1985 svolse i lavori di consolidamento per una somma di 45 milioni di vecchie lire.  Altre iniziative di Don Demetrio in collaborazione con la cittadinanza filettese sono state le seguenti:

1°) riparazione della chiesa Madonna delle Grazie con realizzazione del relativo parco nel 1987;

2°) ristrutturazione dell’Edicola Mariana detta “La Madonnella” nel 1993;

3°) ristrutturazione dell’Eremo di S. Eusanio nel 1994, dove per oltre un decennio si dicevano messe e si facevano sagre paesane nella prima decade di agosto. Oggi il luogo è degradato nella zona antistante per incuria dell’uomo;

4°) sistemazione della “Rua” adiacente la chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista per continue infiltrazioni d’acqua nel 1997.

Durante le feste patronali dell’8 settembre 1997, Don Demetrio nell’omelia inveì verso anonimi parrocchiani, perché lo avevano accusato di aver spostato le antiche 14 tele della Via Crucis del ‘600 dalla chiesa S. Giovanni Battista di Filetto alla chiesa dell’Assunta di Assergi, perché secondo lui più importante. In conclusione, voglio ricordare Don Demetrio. Pur non avendo un carattere non molto lineare, nel complesso è stato un prete di altri tempi. Ha saputo tenere unita la parrocchia anche se non tutti condividevano il suo modo di fare. A mio giudizio, se eventualmente qualcosa avesse sbagliato, è soltanto da perdonare, sia da cristiani che da persone umane. Dopo l’ultima messa celebrata a Filetto nell’ottobre 1997, dopo le varie vicissitudini di salute, cadde in preda ad una malattia che gli porta una lunga sofferenza che lo porterà alla morte il 2.7.2002. Ai suoi funerali, che si svolsero presso la cattedrale di S. Massimo a L’Aquila, la partecipazione massiccia della comunità di Filetto, Assergi e i paesani di Camarda e di tutti coloro che gli vollero bene si esternò in una commozione generale. Ho voluto con queste poche righe ricordare Don Demetrio Gianfrancesco che qualcuno possa leggere, perché il senso dell’umanesimo venga apprezzato anche dopo la morte. Il 5 aprile 2013, io personalmente ho fatto richiesta al Sindaco dell’Aquila e alla Commissione Toponomastica per far intitolare il parco della Madonna delle Grazie a Filetto a Don Demetrio Giafrancesco (parroco e storico). 

La parrocchia di Filetto: post Don Demetrio dal 1997 ad oggi. 

Don Demetrio celebra l’ultima messa a Filetto nel mese di ottobre del 1997. Gli subentra il prete rumeno Don Josif Husaro. Incomincia per la popolazione di Filetto un periodo strano e non confacente alle vecchie tradizioni del passato, nonostante i cittadini frequentassero assiduamente la parrocchia la domenica. L’anno 2001 il prete rumeno viene sostituito dal Vescovo. Arriva Don Antonio Iurlaro, già parroco di Pescomaggiore. Il nuovo prete come tutti gli altri viene accolto con grande piacere. E’ un “giovanotto” ultra quarantenne di Mottola, in provincia di Taranto. Un prete che, tutto sommato, “va bene” per la popolazione di Filetto. Un prete tecnologico e ballerino durante le feste del paese. Nell’abitudinaria messa domenicale in paese la gente verso le ore 11.00, s’incontra in Piazza della Chiesa. Sono tanti i parrocchiani. Si salutano col “buongiorno”, si parla dei problemi del paese e poi si entra in chiesa. Si ascolta con devozione la S. Messa, si lascia l’obolo e dopo circa 40 minuti si esce. La gente si trattiene fuori la chiesa a parlare ancora per qualche minuto. Poi si saluta e si dà il “buon pranzo”, ed ognuno torna nelle proprie case. Per 12 anni la parrocchia di Filetto è andata quasi bene. Insomma, una cosa accettabile. Accadde improvvisamente l’estate 2013. Un gruppetto di donne e qualche uomo, non meglio identificati e non residenti a Filetto, si recarono dal Vescovo per esporre il loro dissenso e parere sul prete “ballerino”, perché non diceva bene l’omelia, come di dovere. Il Vescovo nei primi di ottobre del 2013, prendendo la palla in balzo, scambia il prete di Ville di Fano con quello di Filetto. Cioè Don Antonio viene mandato a Ville di Fano di Montereale e a Filetto viene  mandato il prete colombiano Don Jairo Sepurvela.  Poveretto, non fu accolto con grande accoglienza. Oggi, nel 2019, ad un decennio dal terremoto del 2009 è diminuita la popolazione a Filetto.  Pertanto, nella consueta messa domenicale i parrocchiani sono sempre di meno, 5 o 6 donne e qualche uomo. Di ragazzi neanche l’ombra. Secondo quanto si vocifera in paese, il 90% vorrebbe che tornasse Don Antonio, ma ormai forse è troppo tardi. In conclusione di questo racconto, una volta c’era tanta popolazione, c’erano la miseria e la fame e tutti, giovani, anziani e vecchi, andavano in chiesa. La religione cristiana era sentita. Oggi non più! Quando c’erano i preti come Don Demetrio, che sapeva tenere unita tutta la popolazione del paese, questo era più unito, c’era ancora il tatto umano fra la gente. Oggi le cose sono cambiate. Prevalgono il materialismo, il qualunquismo, l’egoismo e l’indifferenza. I giovani, ma anche gli anziani sono diventati più tecnologici, pertanto si ha meno contatto con la gente.


Foto antiche e moderne, tratte della collezione fotografica storica di Giovanni Altobelli

 



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