La festa degli aquilani. Lunedì di Pasqua a Roio. (Il dipinto è del maestro Teofilo Masulli)

- di Fulgenzio Ciccozzi -

 

 

La festa del lunedì di Pasqua, a Roio, è notoriamente conosciuta come la festa degli aquilani. Tradizione vuole che gli aquilani organizzassero questa giornata al Poggio. La processione, insieme alla banda, partiva da L’Aquila e, salendo su per la via Mariana, giungeva sul vado soprastante, incastonato tra il colle di Monteluco e quello di San Lorenzo. La chiesa con l’effige dalla Madonna salutava la nutrita folla che si riversava festosa tra le “banchette” dei rivenditori di noccioline e lupini, per poi assistere alla funzione celebrata dal vescovo. Dopo la messa, qualcuno dei presenti si infilava alla “cantina dejiu papa”, vicino alla fonte di san Leonardo, per acquistare una bocaletta di vino. Poi, con il cesto ricolmo di vivande, le famiglie si dirigevano verso i mandorleti posti appresso alla canonica del prete, onorando la tradizionale scampagnata. Il legame tra Roio e L’Aquila è notoriamente sorto, come per gli altri paesi del circondario, d'altronde, con la nascita della città medesima, e si è ulteriormente consolidato attraverso la plurisecolare venerazione della Vergine Maria che, in quel di Roio, affonda le radici nel Cinquecento, proprio nel periodo delle lotte di religione tra i cattolici e i protestanti. In questo contesto spirituale trovano collocazione le grandi famiglie armentarie aquilane che proprio in quegli anni erano impegnate nella diatriba, questa volta tutta economica, sull’aggiudicazione dei migliori pascoli del Tavoliere, in concorrenza con altri paesi limitrofi dalla forte tradizione pastorale. Roio si inserisce in questa lotta beneficiando di questo splendido dono: il sacro simulacro della Madonna e del bambino. Infatti, saranno proprio le famiglie aquilane le prime devote di questa sacra effigie, alla quale si rivolgeranno, poi, per chiedere soccorso in caso di calamità. Un legame, quello con gli aquilani, che ha dunque remote origini, e che oggi, in verità, andrebbe rinvigorito, anche in virtù della presenza di molti concittadini del capoluogo che vivono negli alloggi postsismici ubicati nell’altopiano.



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