La pastorizia, settore da rilanciare Clementi: troppo vasto il pascolo inutilizzato

(DI Alessandro Clementi) - Alla fonte del cupo in agro di Arischia e nello zoccolo che precede l’impennata di monte San Franco sono invitato dalla comunità dei pastori al rito del sacrificio di una pecora per sancire un’amicizia salda che si basa sul mio riconoscere in articoli e conversazioni che la comunità è l’ultima piccola falange di quel grosso esercito che fu quello della travolgente transumanza. Vincenzo Nurzia, Antonio Beccia, Domenico Nurzia, Eligio Bafile sono i nomi dei pastori che fanno rivivere l’antico costume dell’ospitalità.
 Rifletto: con loro finisce la civiltà pastorale della transumanza che, appunto con loro, per farla sopravvivere, si è trasformata da orizzontale in verticale, ovvero dal Gran Sasso alla Viterbese o al Tavoliere pugliese, ora viceversa dalla pianura al monte.
 Rifletto: già affiorano macchie vastissime di pascolo inutilizzato che costituiscono una potenziale forma di energia verde.
 Mi domando se possiamo prenderci il lusso di non tenere in alcun conto questo potenziale mentre foschi orizzonti si profilano per la nostra economia.
 Certo nemmeno da lontano ci sfiora il desiderio di far rivivere la transumanza classica che fa tutt’uno con la storia di una sofferenza infinita dei nostri padri pastori.
 Tuttavia vien fatto di domandarsi se a livello di studi s’è posto il problema della economicità di una possibile razionalizzazione del fenomeno allevamento ovino o quanto meno del suo trasformarsi da transumante in stanziale.
 Oggi noi possiamo ricavare quale fu il reddito di un gregge di 2000 pecore nell’ultimo scorcio del secolo XVIII. Ne abbiamo relazione analitica in un prezioso saggio di Antonio Silla inserito nell’opera “La pastorizia difesa” edito in Napoli nel 1783.
 Da esso si desume che un capitale di 4860 ducati costituito da un gregge di 2000 pecore dava un interesse annuo del 4,50%, ovvero 520 ducati.
 Sulle terre di cinque province pugliesi i locati, ovvero quelli che fittano pascoli sul tavoliere e pertanto che sono soggetti all’amministrazione della dogana di Foggia sono complessivamente 2315.
 Di questi ben 654 sono dell’Aquilano. Considerando che ogni locato avrà un gregge di 2000 pecore, si arriva alla cospicua somma di 1.307.000 pecore con un reddito complessivo di 52.320 ducati.
 La tipologia della produzione derivante dall’allevamento è caratterizzata da un andamento paleocapitalistico che prevede il massimo della concentrazione dei capitali e il massimo della specializzazione della produzione.
 Studi come quello del Silla si sono condotti o si condurranno per vedere una possibilità di produzione di reddito tanto cospicua nei nostri tempi? Sarebbe lunghissimo ricordare le tappe di una crisi della pastorizia che non sarà solo congiunturale e che toglierà ogni illusione alle zone di un Abruzzo interno sempre più distante dalle ricchezze dell’Abruzzo costiero.
 Ci congediamo dagli amici, ovvero da Vincenzo, Antonio, Corrado, Domenico, Eligio. Nei loro sguardi si cela una speranza di sopravvivenza che è la speranza di tutti noi.






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