Estate, quella antica festa contadina alla Chiesa di Celestino!

Nei giorni antecedenti la riconsegna alla città dell'Aquila e all'Abruzzo intero, della bella chiesa di San Silvestro, evento giustamente molto seguito dai media locali, alla comunità paganichese, veniva riaperto al culto, per un solo giorno all'anno un piccolo tempio, intriso di storia, dedicato a San Pietro Celestino, sconosciuto ai più, compreso i paganichesi stessi!
La chiesa (sec XII), aveva subito seri danni strutturali dai terremoti dell'ultimo decennio che si sono susseguiti. In una ricerca d'archivio eseguita nei primi mesi del 2009, si è scoperto come la stessa dedicata all'origine a San Pietro Apostolo, nel 1313 dopo la canonizzazione del monaco Pietro da Morrone, incoronato papa nel 1294 come Celestino V, viene ri-dedicata a San Pietro al Morrone, in virtu' dell'intercessione  di papa Celestino verso il Re Carlo D'Angiò II, per il rientro dei 64 capifamiglia paganichesi in città dopo un anno di "esilio", a seguito della "briga" con i bazzanesi (dalla "Cronica" di Buccio da Ranallo).
Dall’archivio diocesano della Città, Monsignor Luigi Filippi scrive che in occasione della “Visita Pastorale” nella Forania di Paganica, la quale costituisce un obbligo canonico che i Vescovi debbono assolvere almeno una volta nell’arco di un quinquennio, per verificare lo stato delle Chiese e per redigere notizie di carattere storico culturale, l’11 maggio del 1876, percorrendo la via per Pescomaggiore, si era recato alla chiesetta di San Pietro al Morrone, fu visitata e si approvò.
Graffiato, in un affresco tre-quattrocentesco, un archivio di vita vissuta nei secoli, che risalgono fino al ‘500. La chiesa in origine plebana, del villaggio omonimo, il quale a seguito dei continui attacchi da bande vandaliche, insieme ad altre "Ville", contribuì alla formazione di Paganica, come dal documento di Mattia Capponi  del 700, “Ville dalla cui unione si formò la Terra di Paganica nell’Abruzzo Ulteriore”.
Nonostante la ri -denominazione, (1668) con la costruzione e il dipinto di San Pietro Celestino sulla parte alta dell'altare, i paganichesi nel tempo hanno continuato a commemorare il 29 giugno, giorno in cui la chiesa festeggia San Pietro, invece del 19 maggio giorno in cui  celebra San Pietro Celestino!
Fino agli anni 60, nella collina sita lungo l’antica strada che porta a Pescomaggiore, in quei giorni era tempo di mietitura fatta a mano con il sarchiello. Così, al mattino di buon'ora tutte le famiglie che avevano i terreni in quel collina, salivano per un tratto, sull'antica strada della monticazione che porta fino ai pascoli erbosi di Campo Imperatore, per poi dirigersi verso Pescomaggiore e una volta nei propri campi, iniziavano a mietere, ai più giovani l'onere di recuperare le spighe di grano nel campo mietuto!
Intorno alle 10,30 del 29 giugno, il prete o frate di turno comandato dalla famiglia Facchinei, passava per le stradine del contado e con il tintinnio di una campanella, invitava i contadini con le loro famiglie a recarsi alla S. Messa, ciò in quanto la chiesetta non ha avuto mai un campanile e la povera gente  non aveva modo di sapere l'orario.
Dopo la S.Messa, nel prato antistante si consumava il pranzo che quasi sempre consisteva in una pentola di minestra preparata la sera precedente, un tocco di formaggio e l'immancabile frittata con le cipolle, ma la festa, era anche la gioia dei più giovani in quanto per l'occasione i genitori, ci preparavano l'aranciata con la bustina in polvere e la fialetta!
Era ciò che l' antica "Civiltà Contadina" per millenni metteva a disposizione per la loro sopravvivenza.
Oggi queste scene di vita di campagna di gente umile, sono testimoniate da sbiadite immagini in bianco e nero che con i loro attrezzi da lavoro sono parte integrante dei Musei Etnografici che i luoghi della "Civiltà Contadina", orgogliosamente conservano onorando cosi i loro avi! 
A conclusione della festa però, c'era posto anche per lo sparo artigianale fatto da Pietro de Licetta che in quel giorno compiva gli anni e il suo onomastico!
Poi con il boom industriale degli anni 60, i contadini abbandonarono i campi preferendo il lavoro nelle fabbriche e fornendo manovalanza all’edilizia che gli consentivano di avere una vita meno disagiata.
Così anche quel giorno di festa contadina, in quella chiesetta sulla collina dedicata a Celestino, perse il suo  antico fascino, ma dal 2009, anche grazie a questa riscoperta, è iniziata più forte di prima, una nuova era di rinascita!

Raffaele Alloggia, “cultore di storia locale”.


 



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