Il becco d'aquila di Pizzo Camarda e il lupo predatore. Gran Sasso d'Italia

- Testo e fotografia di Vincenzo Battista -

 



"Colle pantano", stazzo di "Sterpone", alias Angelo Spagnoli, 1200 metri di quota, lungo quelle sforbiciate che disegnano la strada provinciale delle "Capannelle": in un tornante l'insediamento, l'azienda alle pendici di Pizzo Camarda, versante occidentale sulla valle del Vasto. La sommità si alza, la montagna di Pizzo si piega come la punta di un becco d'aquila sulla Conca aquilana. Saliamo dallo stazzo, direzione Il laghetto del piano di Camarda (2051 metri), il terrazzamento della località Procoio per i pastori che si affaccia sulla selva del Chiarino, con la jeep di Renato Spagnoli dentro la carrareccia che sembra una trincea scavata dalle acque del disgelo primaverile e taglia, quasi incide, la lunga montagna - pendio arsa, battuta dalle tempeste e dal sole, e senza mediazioni, senza ripari, essenziale...

Nel cassone i sacchi di sale per le mucche, per il "loro benessere" – mi dice, una sorta di integratore alimentare, ma anche un richiamo incontenibile prima, quando la mandria di bovini ci vede, e poi si avvicina, addirittura galoppa, valica il pendio dei colli e le pendici di monte San Franco che circondano il "laghetto", si avvicina la mandria attratta dal sale. I vitelli, nati da pochi giorni, si riparano al fianco delle madri, li vediamo, le seguono ansiosi , attenti a non perdere il contatto, la protezione. Ma qualcosa non torna, alcuni vitelli mancano all'appello, le madri hanno le mammelle gonfie di latte per allattarli ma i piccoli non ci sono. È così, mi dice Renato, "Ogni volta che saliamo il numero dei capi giovani scende, quello dei vitelli da allattare".

I lupi. Li hanno attaccati i vitelli, i piccoli, nati da pochi giorni (loro lo sanno, mappano la montagna i lupi, la memorizzano) e poi separati dalle madri, isolati abbattuti e infine sbranati, hanno portato via i resti, trascinati e disseminati sulla prateria, su quell'enormità dell'ambito geografico, compresi i valloni e il bosco del Chiarino. Il resto lo farà la piramide alimentare: cinghiali, volpi, tassi e rapaci. Lui, Renato, prima batteva tutta la montagna per trovare le carcasse e chiederne i rimborsi causati da predazione del lupo, ma poi ha desistito, inutile cercare. Infine, salgo per Pizzo Camarda, dove ci siamo dati appuntamento con Filippo Piscella, alpinista, che risale il sentiero delle Malecoste, prima dell'ultimo strappo per Pizzo Camarda lo vedo, viene da Campo Imperatore, si allena, per il Monte Ararat.

Le immagini.

Piano di Camarda, l'allevamento in quota, il sentiero e Pizzo Camarda.



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