Ricordo di gimondi sulle montagne abruzzesi

I ciclisti e gli sportivi aquilani piangono, al pari di tutti i colleghi italiani e non solo, l’improvvisa scomparsa di Felice Gimondi, capace di vincere Tour, Giro e Vuelta, mondiale e grandi classiche: un’impresa che condivideva solo con Eddy Merckx e Bernard Hinault.

 


La carriera professionistica del ciclista, si può dire, che sia iniziata anche nel capoluogo abruzzese: sulle montagne aquilane perfezionò quella condizione che poi gli permise di vincere il mese dopo il Tour de France a 22 anni. Era il 1965, all’inizio dell’anno il ciclista bergamasco debuttò tra i professionisti della Salvarani, la squadra dove Vittorio Adorni era il leader. In aprile il secondo posto alla Freccia- Vallone e poi il debutto al quarantottesimo Giro d’Italia. Il 16 maggio la seconda tappa porta, dopo 180 km, i ciclisti da Perugia a L’Aquila con arrivo nel velodromo dello stadio comunale. Il traguardo fu tagliato da Guido Carlesi, un passista veloce, uno dei favoriti per quella frazione. Nel capoluogo abruzzese la carovana rosa rimase tre giorni, un avvenimento mai più accaduto nella storia. L’indomani, terza tappa, L’Aquila – Rocca di Cambio di ben 199 km che portarono i corridori a toccare le salite di Forca Caruso, Tornimparte e, appunto, Rocca di Cambio. L’arrivo nel centro rocchigiano fu voluto dall’allora sindaco Aldo Jacovitti che intendeva lanciare la località montana, tanto che proprio in quella circostanza si gemellò con la località montana svizzera di Saas Fee altro traguardo del quarantottesimo Giro. La maggior parte degli atleti e dei giornalisti pernottava proprio sull’Altopiano delle Rocche. Per la cronaca la tappa fu vinta da Luciano Galbo, Gimondi settimo, precedendo di qualche posizione un suo compagno di squadra, l’atleta di casa, il “Camoscio d’Abruzzo” Vito Taccone. E pensare che il ciclista bergamasco in quel Giro doveva fare solo esperienza, infatti dormiva in camera con Vittorio Adorni, il suo capitano che poi vinse l’edizione con Gimondi terzo e il marsicano Taccone sesto anche se secondo tra gli scalatori. Il 18 maggio la Rosa lasciò la provincia aquilana e l’Abruzzo e da Rocca di Cambio si portò dopo 239 km e le salite del Diavolo e del Macerone a Benevento. La storia di quel Giro lo portò, insieme a tutta la carovana, il 27 maggio seguente a Taormina dove colse il suo miglior risultato di quella edizione arrivando secondo: alla luce degli ultimi tragici fatti quasi una beffa poiché, per uno strano scherzo del destino, è ora la città che lo ha visto spegnersi. Ritornando alle salite abruzzesi del 1965, rappresentarono per Gimondi un ottimo allenamento, tanto che dopo il terzo posto al Giro d’Italia conquistato il 6 giugno sul traguardo finale di Firenze, gli consentirono di trionfare il 14 luglio successivo a Parigi aggiudicandosi la corsa Gialla. Varie volte è ritornato nell’aquilano da corridore e poi da dirigente: una su tutte nel 1999 a Campo Imperatore quando, da presidente, vide trionfare il “suo” Pantani.


Federica Farda
 



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