Polemiche tra Comune e frazioni sui piani «Salviamo Paganica» attacca l’assessore Di Stefano

Il Comune dell’Aquila sui piani di ricostruzione apre un altro fronte polemico. Dopo gli attacchi alla struttura commissariale ora l’obiettivo diventano le frazioni, soprattutto quelle che non stanno al loro posto.
 Non contento di averli ignorati per due anni e mezzo (basta vedere l’erba sulle macerie) adesso appena qualche paese mette la testa fuori ecco che l’assessore sfila la mannaia e zac, cancellati mesi di lavoro fatto da associazioni locali in collaborazione con università e popolazione. L’ultimo episodio, e per certi versi il più clamoroso, riguarda Paganica, la frazione più importante del Comune su cui gravitano oltre diecimila persone. L’associazione Salviamo Paganica, costituita dopo il terremoto e presieduta da Berardino Zugaro, qualche settimana fa aveva presentato uno studio fatto insieme all’Università La Sapienza in cui veniva ridisegnata la Paganica del futuro (non va dimenticato che il centro storico del paese è praticamente tutto distrutto). Erano delle idee che andavano al di là della semplice ricostruzione edilizia che nel vecchio borgo sarebbe anacronistica (anche perché ci sono molte seconde case) se non viene legata a una riqualificazione complessiva in grado di riportare in quei luoghi le persone, quelle che c’erano e quelle che vorranno andarci. Tutto bene? No. L’assessore alla ricostruzione Di Stefano si è presentato a Paganica trattando come principianti illustri professori di urbanistica e attaccandosi anche al fatto che quel piano è «fatto di appena 17 tavole progettuali». Quindi roba da dilettanti. La controproposta è sempre la stessa: finiamola con questi piani di ricostruzione, noi la nostra ricetta ce l’abbiamo e si chiamano aree a breve che vanno adottate dovunque è possibile, poi semmai penseremo anche al piano di ricostruzione. Un modo per dire: scordatevi la programmazione, qui c’è da mettere subito mano alle cazzuole e incassare, altro che storie. Ammesso pure che il piano su cui sta lavorando “Salviamo Paganica” sia lacunoso, un amministratore dovrebbe almeno aprire un dialogo, cercare di trovare qualche buona idea da “rubare”. E invece nulla: quelli di “Salviamo Paganica” per l’assessore sono dei perdigiorno che intralciano il lavoro dell’efficientissimo ufficio ricostruzione del Comune dell’Aquila (che detto per inciso di fatto non c’è) e magari, tanto per gradire, lanciare anche qualche sospetto su chissà quali loschi interessi potrebbero esserci dietro. Dunque Di Stefano come Berlusconi: ci penso io, tempo sei mesi avrete i cantieri e entro un paio di anni un paese tutto nuovo. Il minimo che ci si potesse aspettare è una reazione da parte di “Salviamo Paganica” che, infatti, è arrivata proprio dal presidente Berardino Zugaro che scrive fra l’altro: «Il Comune lascia intendere che il suo operato non sarà diretto alla gestione di un piano o programma di ricostruzione che dir si voglia, ma molto più semplicemente all’allargamento delle aree brevi con le stesse normative già attuate per le aie del Colle. Questa direttiva fortemente avallata dagli ordini professionali degli ingegneri, architetti e geometri nonché dalla X Circoscrizione, nelle persone dei pochi consiglieri e presidente presenti, contrasta irreparabilmente con quanto l’associazione ha recepito nel corso di numerosi incontri avuti con la cittadinanza e con esperti in materia di urbanistica, sismologia e geologia e ricostruzione post sisma».
 Per Zugaro «l’allargamento delle aree a breve non tiene in nessuna considerazione la sicurezza antisismica, il miglioramento urbanistico, la viabilità, i sottoservizi».
 Inoltre per Berardino Zugaro va tenuto conto della microzonazione e «nelle aree interessate dalla faglia e dalle fratture parallele bisognerà evitare la ricostruzione delle case secondo sagome e caratteristiche preesistenti oppure ricostruire con criteri tecnici adeguati. Tali determinazioni potranno essere adottate solo da un piano organico di ricostruzione».





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