Accensione del tripode Migliaia di aquilani in piazza Palazzo
Posted by Antonio Giampaoli | 2011-08-24 | Commenti: 3 | Letto 988402 volte
I grandi protagonisti sono stati due: gli aquilani e il sindaco Massimo Cialente. Gli aquilani perché, se serviva una controprova, hanno ribadito che il centro storico era e resta il cuore pulsante da cui non si può prescindere. E hanno dato l’ennesima prova che vogliono vedere una città ricostruita il prima possibile e in sicurezza.
Il sindaco Cialente ha dato il meglio di se stesso. Sul palco doveva pronunciare il solito discorso istituzionale fatto di enunciazioni scontate e di vuote parole. Invece si è fatto prendere la mano e ha parlato da salvatore della patria giocando sulle emozioni, sulla indignazione per «una città che chiede giustizia», sulla speranza nel futuro. Ha citato a ripetizione Giovanni Paolo II, ha pronunciato per due volte «lo giuro», ha chiesto alla folla di «chiudere gli occhi come io faccio spesso» per ripensare alla Perdonanza del 2008 «una delle più belle che io ricordi» dedicata al tema «verità e giustizia». Ha perfino invitato a pregare per «questa nostra città dilaniata». Indicando dal palco il vicecommmissario Antonio Cicchetti, con il quale il sindaco si scontra un giorno sì e l’altro pure, lo ha definito «l’uomo che lavora per noi». E poi ricordi, sospiri profondi, una ultima parte del discorso pronunciata a braccio quasi per avere un colloquio diretto con la folla che alla fine gli ha tributato un paio di minuti di applausi che lo hanno convinto a rialzarsi dalla sedia come una star alla quale si chiede il bis. La performance del primo cittadino ha oscurato le altre autorità fatte accomodare - con una scelta organizzativa poco felice - in un recinto, quasi uno stazzo di dannunziana memoria, che ne segnavano la distanza anche fisica dalla folla. Il presidente del consiglio comunale Carlo Benedetti, forse insofferente a quel recinto, ha bighellonato per tutto il tempo intorno al palco sul quale a fianco a Cialente hanno preso posto il presidente della Provincia Antonio del Corvo e l’assessore regionale Gianfranco Giuliante (Chiodi assente). Sorvoliamo sulle poche parole pronunciate dai due per dovere istituzionale e andiamo direttamente all’arcivescovo Giuseppe Molinari che nella sua omelia-discorso ha usato toni cupi, come gli capita spesso negli ultimi tempi: «Perché la ricostruzione non parte, quale è il male oscuro che la blocca, aiutaci tu San Celestino come hai fatto oltre sette secoli fa». Poi è arrivata la fiaccola con Floro Panti - alla testa del corteo - il quale stava per chiamare monsignore anche Cialente (e non si sarebbe sbagliato di molto viste le cose dette dal primo cittadino). Il tedoforo ha consegnato la fiaccola al sindaco che ha acceso il tripode con una mano e con l’altra ha salutato la folla osannante.
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