A CAMARDA SI RIPETE LA MAGIA DEL PRESEPE

- di Giuseppe Lalli -

 

Domenica 29 dicembre si è svolto a Camarda, per iniziativa dell’associazione culturale “Il Treo”, la XXXI edizione del Presepe Vivente.
Il percorso ha preso le mosse dalla piazzetta di Piedi la Forma, dove si esibiva la “Corale L'Aquila” con suggestivo concerto, per snodarsi poi parallelamente alla strada del Fossato, raggiungendo le vie strette dei suggestivi quartieri del Colle e di Camardella. In questi vicoli che sanno di antico, all’entrata di piccole incantevoli grotte, in una delle quali sostavano giovani figuranti vestiti da briganti (figura, questa del brigante, mai scomparsa dall’immaginario del mondo contadino abruzzese), venivano riproposti da uomini e donne vestiti con abiti tradizionali antichi ed affascinanti mestieri, quali il fabbro, il ciabattino, il mastàro (colui che aggiustava il basto - “u mmàstu”, in dialetto -, una grossa  rudimentale sella che veniva posta sulla groppa dell’asino, animale da soma indispensabile ai nostri contadini fino a cinquanta anni fa), lo scrivano; oltre ad attività domestiche quali la tessitura e la scardatura della lana, la conciatura del grano con uno strumento anch’esso rudimentale chiamato “u croveju”, che, consistente in un ampio telaio circolare di latta bucherellato, delimitato da una circonferenza di legno e appeso tramite una fune al punto di convergenza di tre grossi pali poggiati sul terreno, richiedeva mani di donne esperte; o la pasta fatta in casa con farina amalgamata con uova fresche, ammassata e poi spianata sulla tavola con il mattarello, come facevano le nostre mamme e, ancor più, le nostre nonne.
Molti i punti gastronomici, nei quali si potevano degustare saporite pizze fritte, la “joncata”, fresco ed invitante formaggio ancora allo stato fluido che si ricavava da quel che restava nel fondo del recipiente allorché le massaie preparavano forme di cacio di vacca o di pecora per il consumo familiare. Sempre gradito, alla fine del percorso, il piatto di saporite cotiche e fagioli; gustosissima e piccante al punto giusto, infine, la minestra di tritoli, pasta ammassata con acqua e farina, con patate e fagioli. Il tutto innaffiato da ottimo vin brulé.
Suggestivo anche l’allestimento della grotta della natività, ai piedi dell’Intagliata, con una  bimba appena nata a fare da Bambinello. Appropriati erano i canti che facevano da colonna sonora alle parole dello speaker, che riproponevano il mistero antico e sempre nuovo della nascita del Salvatore.
Il merito di tutto va agli animatori dell’associazione culturale “Il Treo” e alle oltre centocinquanta comparse che anche quest’anno hanno regalato ai visitatori un’affascinante tuffo nel passato, in uno scenario reso ancor più poetico dai fiocchi di neve che volteggiavano nell’aria rigida, portati dal vento del vicino Gran Sasso.
Camarda conserva un suo fascino tutto particolare, con i suoi vicoletti pieni di mistero, dove risuonano voci antiche che non si sono mai spente; e con le sue grotte fiabesche, dove la fantasia rivede donne anziane e ragazze in fiore che nelle lunghe sere invernali attendevano con pazienza ai lavori di maglia o di uncinetto.
Ad ammirarla dall’alto, dolcemente adagiata sulle propaggini del monte Intagliata, Camarda appare un grande incantevole presepe anche quando non è Natale.



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