Borghi attivi: ricostruire insieme ai cittadini

Il futuro dei piccoli borghi aquilani è nella ricostruzione partecipata. Cittadini, tecnici, amministratori e imprese devono lavorare insieme per far rinascere i paesi dell’Aquila dalle macerie del sisma. È l’obiettivo di “Borghi attivi”, un progetto di ricostruzione partecipata che mette insieme in una fase pilota cinque piccoli territori del cratere – Fontecchio, Pescomaggiore, Santa Maria del Ponte, Fano Adriano, Civitella Casanova – colpiti dal terremoto e «dall’abbandono dell’essere umano». Il progetto è della Struttura tecnica di missione, capeggiata dall’architetto Gaetano Fontana: la ricostruzione partecipata è il suo pallino, il chiodo fisso, la sfida da vincere nel territorio colpito dal sisma. Ieri il progetto è stato presentato oltre che da Fontana, anche dall’assessore alle Politiche abitative del Comune dell’Aquila, Fabio Pelini, dal sindaco di Fontecchio, Sabrina Ciancone, quello di Tione degli Abruzzi, Tullio Camilli, Adolfo Moriconi di Fano Adriano (Teramo) e Marco D’Andrea di Civitella Casanova (Pescara), dagli architetti Claudia Comencini ed Ernesto Marinetti, che stanno seguendo la frazione di Pescomaggiore.  A Pescomaggiore la varie fasi di "Borghi attivi" sono già a buon punto. Sono stati ascoltati i cittadini, è stato chiesto loro di raccontare la storia del paese, come ci vivono e cosa vorrebbero migliorare, i problemi e i servizi che mancano. Ne è uscita una mappa complessa delle esigenze della popolazione, che fa emergere un aspetto importante: i paesi dell’Aquilano non devono soltanto rinascere dalle macerie del terremoto. Devono essere salvati dallo spopolamento, dall’incuria, dalla carenza di risorse. Pescomaggiore, ad esempio, «non ha avuto danni ingenti dal terremoto; però non ha piazze, aie, non ha bar, farmacie, luoghi di socializzazione – spiega l’architetto Comencini – rischia l'abbandono. Il progetto "Borghi attivi" ha permesso di evidenziare tutto questo. Abbiamo fatto riunioni con i cittadini, raccolto dati; entro marzo, una volta messa a punto questa mole di dati, lo Statuto partecipato sarà pronto». A cosa servirà? «A consegnare agli abitanti e ai giovani servizi (autobus, farmacie, negozi, ambulatori) che ora mancano, spazi pubblici da gestire collaborando con l’amministrazione, una serie di regole da rispettare a livello di residenzialità privata per renderlo un “bel paese”». Gli Statuti partecipati, una volta elaborati dovranno essere approvati dai consigli comunali e diventeranno parte del Piano di ricostruzione e del nuovo piano regolatore, dove necessario. Fontana ha spiegato che il progetto «si basa sulle linee guida della Stm, che devono essere adottate per portare e termine lo Statuto – ha detto –  Lo Statuto dei luoghi riporta direttamente al concetto di rispetto costituzionale dei contenuti e dei tratti fondamentali dei territori. Fatto qui in Abruzzo ha molto più significato, per le caratteristiche della regione, territorio ancora integro ma che porterà a risultati più positivi proprio perché adottato dopo il terremoto. Il documento non sarà soltanto una semplice testimonianza culturale, ma uno strumento di coesione sociale, documento operativo che verrà approvato dai consigli comunali, farà parte del Piano di ricostruzione e contribuirà alla pianificazione urbanistica. Quella dei cinque Comuni è comunque una sperimentazione, ci auguriamo che possa essere estesa anche a tutti gli altri Comuni dell’Aquila». Per il progetto Borghi attivi il Comune ha stanziato 30mila euro. Lo ha precisato l’assessore Pelini: «Abbiamo stanziato 30mila euro per attivare le buone pratiche di partecipazione, che riteniamo essere l’antidoto allo spopolamento. Pescomaggiore, Camarda e Filetto sono le frazioni che faranno da pilota per le altre (le frazioni dell’Aquila sono in tutto 59). Il Comune dell'Aquila crede in questo progetto, che servirà per alimentare un circolo virtuoso».





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