Assergi: frammenti di vita vissuta - Il mio Amico Asino -

- di Sante Acitelli -
 
 
Mi sono tornati in mente alcuni ricordi di quando ero bambino e del mio rapporto con “ji asine”  del paese; così mi è venuta voglia di raccontarvi una mia esperienza tragicomica!
Dovete sapere che, da sempre, il mio desiderio più ardente ed il regalo più importante che mi potessero fare era quello di poter salire sull’asino; nessun altro animale mi colpiva come l’asino, né cani né gatti! Amavo guardare quegli occhi grandi, teneri, profondi e un po’ distaccati, toccare quel muso morbido e caldo, sentire con la mano quel tremore sul dorso che l’asino si provocava con l’intento di liberarsi dalle mosche, quell’odore che ancora mi torna in mente di pelo sporco di polvere, quel modo di scrollare il testone, che sensazioni!
Quando c’era da governarli, ovvero di rimetterli in stalla o portarli all’abbeverata io ero sempre lì, pronto a prendere in consegna tutti gli asini che mi capitavano; il massimo era quando me ne facevano governare più di uno, contemporaneamente; la mia prima realizzazione da Uomo Vero!
Ma torniamo alla tragicommedia.
Zia Maria, un bel giorno di agosto mi disse: “va portenne lo magna” a zì Brardine, pija ij asine che ji pije lo magnà. Mitico! Era arrivato il mio momento di gloria, uscire dal paese da solo, io con il mio asino e la montagna!
Presi l’asino e lo misi a fianco alla porta per salire, usando i gradini per arrivare al garrese tanto ero piccolo (veramente pensavo che fosse grande l’asino), una mano sul basto l’altra sulla testa, il ginocchio sul collo, l’asino si irrigidisce, mi fa da appoggio e via?.. seduto di traverso sul basto … alla paesana, altro che come si sale a cavallo! Una controllata al coltellino che avevo sempre con me (come era d’obbligo per i Veri Uomini) con l’immagine e la scritta “ricordo di S. Gabriele” comprato alla bancarella del Santuario (perciò benedetto e quindi più importante, ne ero convinto), zia Maria che sistema le cose e … partenza.
Altro che John Wayne! Ero il padrone del Mondo, niente e nessuno mi potevano fermare; stavo impettito con lo sguardo fiero, deciso a compiere la mia missione: portare il pranzo a zio Bernardo! Imbocco il sentiero della porta del Rio, quella che costeggia il fiume e … oddio, ma dove stà zio Bernardo, ma dove sto andando? I dubbi mi assalgono, la mia fierezza vacilla, voglio scendere dall’asino che invece se ne va spedito e tranquillo; comincio a piangere, “aiutatemi”, “mamma”, “Gesù Bambino mio, ti preghero” tutte le sere, lo prometto!
Ormai ero convinto che la mia avventura terrena finisse quel giorno, sperduto tra le montagne con mia madre a morire dal dolore quando … ecco apparire all’improvviso zio Bernardo, stava zappando, mi vide, si fermò, si asciugò il sudore della fronte appoggiato al “briente”.
Si! Il mio amico asino ce l’aveva fatta! Aveva capito il mio dramma e lui che era mio amico (solo così si poteva spiegare), mi aveva portato in salvo!
Solo successivamente imparai che gli asini, a seconda della direzione presa, andavano sempre dove per anni erano stati abituati ad andare: a mietere, ad arare, a caricare; ma ormai era fatta e l’amore per questo animale era più saldo di prima.
Vi aspetto sempre ad Assergi e nel suo splendido territorio.
by Cifone
Riferimenti: Gite sul Gran Sasso

 



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