Centro turistico, nuova crisi Miconi conferma le dimissioni

(Da Il Centro) - Vittorio Miconi non torna indietro. Le sue dimissioni da presidente del Centro turistico del Gran Sasso sono irrevocabili. Ma non lascia l’incarico con l’amaro in bocca. Anzi, è sereno e soddisfatto del lavoro portato a termine in due anni, «pur tra mille difficoltà». Ha centrato il suo obiettivo: aprire la strada alla privatizzazione dell’azienda e quindi al rilancio della montagna aquilana. Alla base della sua decisione mette motivi personali: «Non ce la facevo più», dice, «a conciliare l’impegno per il Centro turistico con la mia attività di commercialista, soprattutto adesso in cui tutti gli aquilani sono alle prese con la restituzione delle tasse». La sua uscita di scena si inserisce in un quadro complesso per l’azienda turismo.
 L’ex presidente del Centro turistico spera che chi verrà dopo di lui «sappia comprendere la portata del progetto di rilancio dell’azienda, iniziata con la ricapitalizzazione della società che, nel giro di qualche mese, dovrebbe portare all’ingresso di nuovi partner nella proprietà dell’ente».
 A questo proposito, proprio mentre ribadiva la sua volontà di lasciare l’incarico, dal sindaco Cialente ha ricevuto rassicurazioni sul fatto che l’operazione con Invitalia, ex Sviluppo Italia, non sarebbe più a rischio, come lo stesso primo cittadino aveva paventato nei giorni scorsi. «Sono orgoglioso del risultato raggiunto», spiega Miconi, «e si tratta di un risultato storico, visto che a 78 anni dalla sua nascita, il Centro turistico del Gran Sasso è vicino a un cambiamento epocale, quella auspicata privatizzazione che dovrebbe finalmente ridare nuova linfa all’azienda e soprattutto alla stazione sciistica di Campo Imperatore. Ho lavorato, insieme al Cda, guidato dalla mia passione di sciatore e dall’amore infinito che nutro per la nostra montagna. Non è stato facile: durante il mio mandato, che ho intrapreso dopo il sisma con lo spirito di un vigile del fuoco, si sono succeduti tanti eventi negativi, compresi alcuni episodi di sabotaggio agli impianti che hanno dell’assurdo. Evidentemente, il rinnovamento può spaventare qualcuno. Ma lascio un’azienda pronta al grande salto, e sono sereno». Riconosce che i rapporti con il personale del Ctgs non sono stati sempre idilliaci: «Una situazione forse frutto della mia rigidità nell’affrontare la grave situazione in cui si dibatteva l’azienda. Spero che ora i dipendenti si rendano conto che in questo momento cruciale è importante restare uniti», conclude Miconi, «per raccogliere finalmente i frutti del cambiamento».






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