I vantaggi e le sfide nell'uso delle tecnologie di manifattura additiva durante le emergenze

Alcune considerazioni in relazione allo stato di emergenza globale causato dal virus Covid 19 ed all'uso di dispositivi realizzati con tecnologie di manifattura additiva (stampa 3D).

L’utilizzo della tecnologia di manifattura additiva, meglio conosciuta come stampa 3D, può ridurre i tempi di consegna, lo scarto e quindi lo spreco di materia prima, il consumo di energia ed al contempo rendere possibile la produzione di pezzi di ricambio ed attrezzature specifiche in tempi ridotti. L’attuale situazione di emergenza sta mostrando il valore intrinseco delle tecnologie di manifattura additiva ovvero un valore di gran lunga superiore al cosiddetto cost per part.

Spesso, nel nostro ruolo di esperti e consulenti, siamo chiamati ad effettuare analisi e a confrontare costi e tempi di realizzazione di parti prodotte con tecnologie tradizionali senza tener conto del fatto che l’utilizzo di tecnologie additive abiliti la creazione di geometrie differenti e spesso molto più efficaci in termini di performance, rispetto a tutto ciò che ad oggi viene prodotto con tecnologie sottrattive. Nell'attuale situazione, la possibilità di produrre parti custom on demand si sta mostrando una scelta strategica vincente utile al superamento dell’emergenza. Nello specifico, le tecnologie di manifattura additiva rispondono ad una concreta soluzione alle richieste di un settore altamente specifico come quello della produzione di parti o dispositivi per il settore Medicale.

Se da un lato emergono gli aspetti positivi basati sulla concreta possibilità di una reale e rapida soluzione dei problemi cogenti, questa fase sta anche mettendo a nudo i punti deboli del sistema produttivo globale in merito alle questioni legate alla sicurezza ed alla certificazione dei processi e dei materiali utilizzati nonché per le tematiche inerenti la proprietà intellettuale.

Considerato l’alto numero di parti richieste dalle strutture adibite alla gestione dell’emergenza sanitaria, solo un modello di distributed production attuabile tra tutti gli attori presenti sul territorio nazionale, potrà mostrarsi vincente. La produzione affidata ai singoli rischia di disperdere potenziali energie utili a salvare vite umane. E’ per questo motivo che siamo attivi da due settimane con un network di affermate realtà aziendali che hanno messo a disposizione tecnologie e competenze al servizio della collettività. Un network che giorno dopo giorno ha visto progressivamente aderire Aziende dislocate su tutto il territorio italiano e non solo.

Qui il comunicato di lancio dell’iniziativa pubblicato da ANSA il 18 marzo 2020

http://www.ansa.it/abruzzo/notizie/2020/03/16/covid19aziende-3d-pronte-a-supporto-asl_90612550-90c3-45b1-9ec3-12af1bb66025.html 

In relazione a quanto detto volevo chiarire alcuni aspetti frutto di considerazioni condivise tra operatori del settore in tutto il mondo.

Non è il momento del marketing

Non è il momento della gloria. Questo è il momento in cui si lavora a testa bassa per sè e per gli altri senza badare troppo alla comunicazione di quanto fatto. Lo faremo dopo. Ognuno avrà il suo momento di celebrità. Questo è il momento della coesione. Spero ognuno di noi possa utilizzare il prezioso tempo a disposizione per riflettere e pensare a soluzioni efficaci piuttosto che alle campagne di marketing. E’ il momento del co-design, della progettazione condivisa, del confronto tra competenze e professionalità provenienti dai più disparati settori industriali e professionali.

Non è il momento di creare false speranze

Le tecnologie di manifattura additiva hanno stravolto e stravolgeranno l’intero processo produttivo globale. Probabilmente la rivoluzione additiva avrà ripercussioni pesantissime per esempio sul mondo dei trasporti così come li abbiamo intesi fino ad oggi. Si trasferiranno dati piuttosto che beni e la produzione di parti sarà localizzata nei pressi dei centri di richiesta.

Ad ogni modo è bene specificare che le tecnologie di manifattura additiva non sono la panacea di tutti i mali.

Al momento la maggior parte dei prodotti realizzati con stampanti 3D non sono certificati e certificabili. La certificazione dei materiali e dei processi è necessaria affinché i prodotti possano essere immessi sul mercato. In ambito medicale inoltre, mi pare doveroso considerare che immettere dispositivi prodotti con materiali e processi non consolidati potrebbe avere ripercussioni poco piacevole sulla vita altrui. Esistono processi e materiali di stampa 3D certificati per uso medicale e sono frutto di una costosa e costante sperimentazione da parte di aziende ed operatori che, consci della complessità di un processo speciale come quello della manifattura additiva, non esporrebbero a rischio alcuno nè gli operatori sanitari tanto meno i pazienti affetti da una qualsivoglia patologia. 

Stampa 3d di mascherine: no

Approfitto per rispondere alle tante richieste pervenute in questi giorni in merito alla possibilità di produrre mascherine in stampa 3D per evitare il contagio da Coronavirus COVID 19.

Con tecnologie di manifattura additiva è certamente possibile realizzare mascherine personalizzate. E' giusto precisare però che i dispositivi sarebbero totalmente inutili se utilizzati per evitare il contagio. La parte fondamentale delle mascherine è infatti il cosiddetto filtro. L’assenza dei filtri rappresenta un pericoloso esercizio di stile per designer e maker che potrebbe addirittura contribuire all'aumentare del numero di contagiati.

Perfetta invece l’idea di realizzare la sede filtro o altri componenti del dispositivo in attesa che l’industria si adoperi alla realizzazione dei dispositivi medici certificati.

Stampa 3d e medicale: sì, ma con materiali e processi certificati

Probabilmente è difficile accettare che l’uso consapevole delle tecnologie di manifattura additiva, al fine di accelerare la produzione di dispositivi utili alla gestione delle numerose richieste di parti o dispositivi da parte delle entità preposte al superamento della crisi, riguarda la realizzazione di prototipi o piccoli lotti più che la realizzazione di milioni di parti. Chi ben conosce la complessità del processo di manifattura additiva è cosciente del fatto che per quanto rapido, il processo di stampa 3D è perfezionabile e poco si addice alla realizzazione di dispositivi medici senza i dovuti test e le necessarie azioni di post-processing utili alla stabilizzazione delle geometrie e, soprattutto in questo caso, alla sterilizzazione.

Sharing is caring: il dovere di condividere

La condivisione è la strada da percorrere. In queste ore siamo bombardati da immagini e comunicazioni riguardanti dispositivi salva vita progettati e prodotti con tecnologie di manifattura additiva. Penso che chiunque abbia progettato dispositivi utili a rendere più efficace l’azione delle forze schierate in campo per salvare vite umane, abbia il DOVERE di condividere con la rete tali progetti. In questa ottica continuerò ad impiegare il mio fine settimana di quarantena forzata a chiedere a tutti coloro che stanno pubblicando immagini ed articoli riguardanti ventilatori da campo e respiratori, di condividere i progetti in rete. A loro gli introiti economici a fine emergenza. A noi la vita delle persone colpite da questo brutto incubo: quella di tutti.

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Francesco Puzello

Francesco Puzello

Additive Manufacturing Consulting - Senior

 



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