Pandemia, sapevamo già tutto sapevamo cosa fare e come farlo

Pandemia, sapevamo già tutto sapevamo cosa fare e come farlo era tutto scritto nel Piano pandemico nazionale. Forse dimenticato nel cassetto

Infatti era tutto scritto nel “PIANO NAZIONALE DI PREPARAZIONE E RISPOSTA AD UNA PANDEMIA INFLUENZALE”. Però non lo abbiamo fatto. Cosa? Prepararci per essere pronti ad affrontare una pandemia. Ma si sa, i piano son pallosi. Non interessano a nessuno, son fatti per burocrati e perditempo, azzeccagarbugli da salotto che non sanno fare altro che dire “io l’avevo detto”. Ma questo piano era scritto. Nero su bianco. Non si scappa. Se non fosse stato utile, perché farlo? E se si è fatto perché non applicarlo? Domande da perditempo da salotto!

Il piano per la Pandemia c’è. E’ del 2005 e vincolava tutti i soggetti interessati: Stato, Regioni e istituzioni locali ad aggiornarlo, a tenere i materiali necessari e anche a creare un sistema di formazione per il personale nel caso estremo in cui un virus potesse passare da animale a uomo e poi da uomo a uomo e nel caso in cui un contagio non restasse circoscritto a una ristretta area. Il tutto nell’ottica di essere pronti, preparati a ogni evenienza. Roba fantascientifica. Quando mai potrebbe capitare una pandemia al giorno d’oggi… abbiamo tutto vaccini, antibiotici antivirali. Impossibile.

Tanto impossibile che ora l tempesta perfetta è arrivata e il piano nazionale per le pandemie è rimasto questo sconosciuto. Credo che l’Italia non faccia eccezioni in questo senso e che nessun paese abbia dato seguito alle sollecitazioni arrivate nel 2003 con l’influenza aviaria dall’Organizzazione mondiale della sanità. Spinti sempre dallo stessa convinzione “tanto non succederà mai una caso così estremo” quindi… Eccolo il caso estremo. Lo stiamo vivendo in diretta e non sappiamo che fare. Medici e infermieri allo sbaraglio, materiale che manca perché non si sono fatte le scorte come previsto dal Piano pandemico generale a cominciare dalle mascherine… insomma storia quotidiana dal 20 febbraio scorso.

Il tema “rischio Pandemia” ha cominciato a serpeggiare negli ambienti istituzionali e sanitari dal 2003. Lo afferma nelle prime righe lo stesso Piano pandemico generale del 2005 rimasto a impolverarsi nei cassetti in ben altre faccende affaccendati: una faccenda su tutte, per sintetizzare ha riguardato l’accelerazione di tagli su tagli al sistema sanitario convinti che “tanto a lungo andare uno stato non potrà più garantire e quindi tanto vale spingere sul privato. Le eccellenze”.

E invece il caso estremo eccolo qui. Ma entriamo nel dettaglio

Il sommario con cui si apre il piano

 

Dall’introduzione del Piano pandemico generale: “Dalla fine del 2003, da quando cioè i focolai di influenza aviaria da virus A/H5N1 sono divenuti endemici nei volatili nell’area estremo orientale, ed il virus ha causato infezioni gravi anche negli uomini, è diventato più concreto e persistente il rischio di una pandemia influenzale. (…) Per questo motivo l’OMS ha raccomandato a tutti i Paesi di mettere a punto un Piano Pandemico stilato secondo le indicazioni dell’OMS del 2005

E poi così si va avanti:

In coerenza con i Princìpi del Piano, il Ministero della salute si fa carico di individuare e concordare: − – con le Regioni le attività sanitarie sia di tipo preventivo che assistenziale da garantire su tutto il territorio nazionale − – con i Dicasteri coinvolti le attività extrasanitarie e di supporto, finalizzate sia a proteggere la collettività che a mitigare l’impatto sull’economia nazionale e sul funzionamento sociale, comunque necessarie per preparazione e per la risposta ad una pandemia, nonché gli aspetti etici e legali a supporto delle attività concordate − – con il Ministero degli Affari Esteri e con gli Organismi Internazionali preposti gli aspetti di cooperazione internazionale e assistenza umanitaria

Sapevamo che si doveva fare e sapevamo come farlo. Era tutto scritto. Però non lo abbiamo fatto. Cosa? Prepararci per essere pronti ad affrontare una pandemia.

Ecco cosa si scrive nell’introduzione al Piano:

L’obiettivo del Piano è rafforzare la preparazione alla pandemia a livello nazionale e locale, in modo da:

1. Identificare, confermare e descrivere rapidamente casi di influenza causati da nuovi sottotipi virali, in modo da riconoscere tempestivamente l’inizio della pandemia

2. Minimizzare il rischio di trasmissione e limitare la morbosità e la mortalità dovute alla pandemia

3. Ridurre l’impatto della pandemia sui servizi sanitari e sociali ed assicurare il mantenimento dei servizi essenziali

4. Assicurare una adeguata formazione del personale coinvolto nella risposta alla pandemia

5. Garantire informazioni aggiornate e tempestive per i decisori, gli operatori sanitari, i media ed il pubblico

6. Monitorare l’efficienza degli interventi intrapresi

Che dire, bei propositi. Si direbbe che è proprio quello che sta succedendo oggi. Ma c’è di più

Le azioni chiave per raggiungere gli obiettivi del Piano sono:

1. Migliorare la sorveglianza epidemiologica e virologica

2. Attuare misure di prevenzione e controllo dell’infezione (misure di sanità pubblica, profilassi con antivirali, vaccinazione) 3. Garantire il trattamento e l’assistenza dei casi

4. Mettere a punto piani di emergenza per mantenere la funzionalità dei servizi sanitari ed altri servizi essenziali

5. Mettere a punto un Piano di formazione

6. Mettere a punto adeguate strategie di comunicazione

7. Monitorare l’attuazione delle azioni pianificate per fase di rischio, le capacità/risorse esistenti per la risposta, le risorse aggiuntive necessarie, l’efficacia degli interventi intrapresi; il monitoraggio deve avvenire in maniera continuativa e trasversale, integrando ed analizzando i dati provenienti dai diversi sistemi informativi.

Lista di propositi (inattuati) che si conclude con una perla di saggezza, quasi la ciliegina sulla torta

L’operatività del Piano sarà valutata con esercitazioni nazionali e regionali, cui parteciperanno tutte le istituzioni coinvolte in caso di pandemia. Il presente Piano è suscettibile di periodiche revisioni, al cambiamento della situazione epidemiologica.

Quindi il piano si addentra nella spiegazione delle ragioni per cui si rende necessario un Piano pandemico. Si rende necessario quindi è stringente applicarlo da quanto si capisce dalle affermazioni che seguono…

Le pandemie si verificano ad intervalli di tempo imprevedibili, e, negli ultimi 100 anni, si sono verificate nel 1918 (Spagnola, virus A, sottotipo H1N1)), 1957 (Asiatica, virus A, sottotipo H2N2) e 1968 (HongKong, virus A, sottotipo H3N2). La più severa, nel 1918, ha provocato almeno 20 milioni di morti.

E questa è storia. Poi ci si addentra negli anni recenti.

“Dalla fine del 2003, da quando cioè i focolai di influenza aviaria da virus A/H5N1 sono endemici nei volatili nell’area estremo orientale, ed il virus ha causato infezioni gravi anche negli uomini, è diventato più concreto e persistente il rischio di una pandemia influenzale. Dal 2005, inoltre, focolai di influenza aviaria sono stati documentati anche in Europa, e nel 2006, vi sono stati casi di trasmissione all’uomo in Turchia. Finora, non ci sono evidenze che il virus H5N1 abbia la capacità di trasmettersi da uomo a uomo, tuttavia, in caso di emergenza di un nuovo virus influenzale che abbia acquisito tale capacità, la maggiore mobilità della popolazione a livello mondiale e la maggior velocità dei mezzi di trasporto, renderebbero particolarmente problematico il controllo della diffusione dell’infezione.

Quindi il messaggio è dobbiamo prepararci a “convivere” con i virus… parola che riecheggia ogni due per tre nei servizi televisivi nelle considerazioni lette sui giornali da esimi commentatori… e che ci ricorda anche il piano… così dicendo.

L’incertezza sulle modalità e i tempi di diffusione determina la necessità di preparare in anticipo le strategie di risposta alla eventuale pandemia, tenendo conto che tale preparazione deve considerare tempi e modi della risposta. Infatti, se da una parte un ritardo di preparazione può causare una risposta inadeguata e conseguenti gravi danni per la salute, dall’altra, qualora l’evento non accada, un investimento eccessivo di risorse in tale preparazione può, in un quadro di risorse limitate, causare sprechi e stornare investimenti da altri settori prioritari.

Da quanto detto sopra deve aver prevalso la forza del denaro. Tuttavia la riflessione profonda ha ancora il sopravvento e sembra sopravanzare ogni ombra di parsimonia quando si dice:

Una pandemia influenzale costituisce una minaccia per la sicurezza dello Stato: il coordinamento condiviso fra Stato e Regioni e la gestione coordinata costituiscono garanzia di armonizzazione delle misure con quelle che, raccomandate dall’OMS, verranno intraprese da altri Paesi. Inoltre, considerando le ricadute che un rischio sanitario determina sui diversi settori della vita sociale, le misure sanitarie vanno armonizzate con quelle intraprese da altri soggetti istituzionali non sanitari.

E poi un impegno stringente e di responsabilità

Il Ministero della salute si fa carico di concordare con le Regioni le attività sanitarie e con i Dicasteri coinvolti le attività extrasanitarie necessarie per la preparazione e la risposta ad una pandemia nonché gli aspetti etici, legali ed internazionali, ivi compresi gli eventuali accordi bilaterali che si dovessero rendere necessari con altri Paesi, a supporto delle attività.

Il piano poi si addentra nel dettaglio delle misure necessarie per essere “pronti e preparati a dare una risposta efficace in caso di pandemia”… E introduce il capitolo delle Azioni chiave. Eccole:

Le azioni chiave per raggiungere gli obiettivi del Piano sono:

1. Migliorare la sorveglianza epidemiologica e virologica

2. Attuare misure di prevenzione e controllo dell’infezione (misure di sanità pubblica, profilassi con antivirali, vaccinazione)

3. Garantire il trattamento e l’assistenza dei casi

4. Mettere a punto piani di emergenza per mantenere i servizi sanitari ed altri servizi essenziali

5. Mettere a punto un Piano di formazione

6. Preparare adeguate strategie di comunicazione

7. Monitorare l’attuazione delle azioni pianificate per fase di rischio, le risorse esistenti per la risposta, le risorse aggiuntive necessarie, l’efficacia degli interventi intrapresi; il monitoraggio deve avvenire in maniera continuativa e trasversale, integrando ed analizzando i dati provenienti dai diversi sistemi informativi.

E poi saltabeccando di qua e di là negli schemi contenuti nel piano le spiegazioni e le illustrazioni su come nel concreto si deve attuare il piano stresso si fanno più precise e puntali… Un assaggio:

“Mettere a punto piani di emergenza per mantenere i servizi sanitari ed altri servizi essenziali I servizi essenziali garantiscono il funzionamento della società. Oltre ai servizi sanitari, cruciali per ridurre morbosità e mortalità della pandemia, sono esempi di servizi essenziali la rete elettrica, idrica, i trasporti e le telecomunicazioni. Le considerazioni sugli effetti della pandemia sui servizi essenziali sono una parte importante della pianificazione, secondo le azioni seguenti:

– Identificare il personale che può essere mobilitato per fornire assistenza sanitaria in caso di pandemia

– Sviluppare una lista di servizi essenziali.

– Per ognuno dei servizi essenziali individuati, identificare il responsabile e mettere a punto piani di emergenza che includano le procedure per coprire le assenze durante la pandemia.

– Per ogni servizio essenziale, compilare un elenco di persone la cui assenza pone in serio pericolo la sicurezza o interferisce pesantemente con la risposta alla pandemia. Il personale di questi servizi deve essere identificato come prioritario per la vaccinazione.

E poi l’impegno ripetuto:

Il Ministero della salute si fa carico di concordare, con i Dicasteri coinvolti, le azioni sopra elencate.

Ne Piano, si diceva, si parla anche di un piano di formazione

Mettere a punto un Piano di formazione Analogamente a quanto è stato fatto in altre occasioni (Piano nazionale di eliminazione del Morbillo e della rosolia congenita, AIDS, SARS) è importante che il Piano sia corredato da un programma di formazione. Saranno emanate, pertanto, linee guida relative ad un Piano di formazione Nazionale.

Esistono le linee guida? E’ mai stato realizzato il piano di formazione? Ma così si prosegue:

La formazione degli operatori impegnati nelle diverse fasi del Piano Pandemico rappresenta un’attività essenziale da organizzare e realizzare prima del verificarsi dell’ eventuale pandemia. La formazione è finalizzata non solo all’acquisizione di elementi cognitivi e di abilità pertinenti alle attività e ai compiti svolti, ma anche alla loro utilizzazione pratica, continua e verificata, soprattutto per consentire risposte pronte e corrette alle richieste semplici e abituali, ma anche interventi più elaborati in situazioni operative insolite o complesse poste dalla realtà professionale. Per la realizzazione del Piano Pandemico l’attività formativa ha, pertanto lo scopo di sviluppare la motivazione e il coinvolgimento degli operatori nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità, di potenziare le competenze tecnico-scientifiche e comunicativo-relazionali, di favorire la condivisione del Piano e la sua applicazione operativa. Un’attività formativa concordata può contribuire a determinare una collaborazione integrata tra operatori sanitari e tra questi ultimi e gli altri soggetti sociali coinvolti nel Piano di gestione della pandemia. La didattica deve prevedere un programma formativo specifico per tutte le figure professionali coinvolte, differenziato in relazione agli ambiti d’intervento, ai ruoli e alle responsabilità: operatori dei servizi sanitari, ma anche personale dei servizi essenziali, e giornalisti. L’intera attività formativa deve essere partecipata e concordata a livello nazionale, regionale e locale

E poi ci si addentra negli obiettivi generali del programma di formazione che così vengono spiegati.

• Sviluppare le conoscenze sulla pandemia e sulla sua gestione, per attuare interventi pronti e appropriati

• Fornire le competenze per condurre le attività previste dal piano al fine di garantire un adeguato livello di protezione di tutta la popolazione

• Perfezionare le abilità per la comunicazione del rischio

• Sviluppare le competenze comunicativo-relazionali per intervenire nella gestione dell’emergenza

Che altro dire?

Interessante sapere che dal 2005 ad oggi si sono succeduti dieci ministri della salute (compreso l’ultimo). C’è da segnalare che alcuni di loro il periodo di permanenza al Dicastero è stato nella gran parte dei casi ridotto. Ma forse non è del tutto assolutorio.

Che dire sul finale? Sapevamo già tutto. Sapevamo cosa fare e come farlo.

Era tutto scritto nel “PIANO NAZIONALE DI PREPARAZIONE E RISPOSTA AD UNA PANDEMIA INFLUENZALE”. Però non lo abbiamo fatto. Cosa? Prepararci per essere pronti ad affrontare una pandemia. Ma si sa, i piano son pallosi. Non interessano a nessuno son fatti per burocrati e perditempo, azzeccagarbugli da salotto che non sanno fare altro che dire “io l’avevo detto”. Ma era tutto scritto.

(Fonte primaria PIANO NAZIONALE DI PREPARAZIONE E RISPOSTA AD UNA PANDEMIA INFLUENZALE”). Dove trovarlo? Ecco il link.

www.antonellalenti.it  e-mail  [email protected]

 

 



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