"PARTIGIANI PASTORI E PARA'" LE VICENDE STORICHE DI ASSERGI E DINTORNI

(una foto della famiglia Morelli, Don Ermanno Morelli con due devote di Assergi)

 

 

Tra le pubblicazioni dell’amico Antonio Muzi, riguardanti la storia e il folklore della nostra terra, ci piace ricordare quella che rievoca la guerriglia partigiana, svoltasi durante la “2° Guerra Mondiale” nel territorio aquilano e nell’area pedemontana del Gran Sasso.
Gli eventi bellici coinvolsero gli abitanti di numerosi paesi tra cui Aragno, Assergi, Camarda, Filetto, Paganica e Tempera.
Nel libro, dal titolo “Partigiani Pastori e Parà”, sono ricordate alcune persone di Assergi tra le quali il parroco dell’epoca don Ermanno Morelli, Giovanni De Leonardis, Ettore Faccia, Giambattista Giusti.
Va tenuto Presente inoltre il partigiano Giovanni Vicenzo, decorato con Medaglia D’Argento al valore militare, che perse la vita nello scontro a fuoco di Casale Cappelli; a memoria del Caduto all’ingresso del cimitero di Assergi è stato eretto alcuni anni fa un piccolo monumento.
Vi riproponiamo la presentazione del libro di Antonio Muzi fatta dal compianto on.le Alvaro Jovannitti sul quotidiano “Il Centro” del 16 Dicembre 2010:
“Qualche giorno fa dopo aver acquistato la solita mazzetta di giornali, m'ero soffermato a guardare i titoli dei vari settimanali sparsi alla rinfusa sul pianoro dell'abituale edicola quando, tra di essi, vedo spuntare la copertina di un libro sulla quale campeggiava un affresco che mi era piuttosto familiare. Si trattava del magnifico lavoro di Fulvio Muzi dipinto nella sala consiliare del Comune dell'Aquila. Leggo il titolo del libro "Partigiani pastori e parà". Mi soffermo sul nome dell'autore, Antonio Muzi, assolutamente estraneo al pittore, patrocinato dall'Associazione Culturale il Treo di Camarda. Il libro racconta le vicende storiche vissute in questi nostri paesi durante l'occupazione tedesca, i fatti sanguinosi che vi accaddero, i protagonisti (positivi e negativi) che vi presero parte. Parla delle persecuzioni, dei rastrellamenti di uomini e cose subiti, dei patimenti imposti e di quella che a buona ragione è stata definita "La resistenza bianca" cui dettero vita le nostre inermi popolazioni attraverso l'assistenza agli ex prigionieri alleati e ai partigiani. Sono passati 66 anni da allora ma molti dei fatti messi insieme da Antonio Muzi, sono ancora vivi nella memoria dei più anziani. La strage di Filetto e quella di Onna, lo scontro armato avvenuto a Casale Cappelli tra un gruppetto di partigiani ed una grossa formazione di repubblichini e tedeschi e la morte del partigiano Giovanni Vicenzo. Le notizie di cui parla Antonio Muzi si basano sulle rigorose ricerche d'Archivio fatte dall'autore ma molte sono anche quelle ricavate da scritti di autori diversi come Walter Cavalieri, Aldo Rasero, Demetrio Gianvincenzo e persino chi scrive. Per quanto riguarda i fatti di sangue, mi pare doveroso mettere in rilievo la sobrietà e la simpatia con cui l'autore mette in rilievo figure semplici ed umane ma anche fortemente determinate come quelle di Peppe Ferella, il calzolaio, capo indiscusso del gruppo partigiano di Tempera, la corsa disperata di Gaspare Santella e Alfredo Alfonsetti verso il Casale Cappelli per avvisare i partigiani dell'imminente attacco nemico. La severa personalità di Renato Franchi, il bilanciaio comunista di via Paganica, e quella ardimentosa di Alfredo Vivio, il pugile partigiano nominato vice Comandante dal capitano Giovanni Ricottilli. Un Ricottilli severo ed austero ma mai borioso o violento che, nelle sue memorie, rivendica il merito di aver servito il Re e la Patria partecipando alle campagne militari sul fronte greco-albanese e di Russia ma che, dopo l'otto settembre 1943, con identica fede non esita ad imbracciare il fucile contro i tedeschi ed i fascisti costituendo prima la Banda Campo Imperatore e poi raggiungendo la Brigata Maiella e meritandosi in combattimento la Medaglia d'Argento al Valore Militare. Ottima e puntuale la descrizione dei luoghi alpestri, residenza per molti mesi dell'anno dei contadini di Camarda e l'affannoso arrancare degli asini, fedeli ed indispensabili compagni di fatica dei loro padroni. Puntuali le discrezioni delle angherie messe in atto dai nazisti nei confronti degli incolpevoli Antonio Carrozzi, Antonio Tramontelli, Domenico Casilli e delle loro famiglie, la costante presenza delle "Cellule" comuniste di Aragno e Collebrincioni, le torture inflitte a Marcello Liberatore e ad Antonio Rauco a Collemaggio, la intraprendenza di Angelo Spagnoli che contravvenendo ad un ordine preciso si recò a Casale Cappelli dove riconobbe Giovanni Vicenzo dalla camicia a righe verdi che indossava la sera precedente quando aveva cenato alla casetta nostra assieme a Tatà. Un libro, quello di Muzi, che mi sento di proporre alle autorità scolastiche come testo da adottare nelle nostre scuole onde tenere desto il ricordo dei sacrifici patiti nella dura lotta per la riconquista della libertà e della democrazia nel nostro Paese”. * presidente Anpi.



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