- Camarda, Assergi e Filetto - Rimboschimenti, Briglie e Muraglioni nel XX Secolo

“RIMBOSCHIMENTI” – “BRIGLIE - MURAGLIONI E NUBIFRAGI”
NEL XX SECOLO  A CAMARDA, ASSERGI E FILETTO – L’AQUILA

- di Giovanni Altobelli -

 

Agli inizi del ‘900, le montagne ed i luoghi circostanti le frazioni di Camarda, Assergi e Filetto, paesi pedemontani del Gran Sasso d’Italia nel Comune dell’Aquila, si presentavano con poche aree boschive, essendo terreni per lo più coltivati e destinati al pascolo. I boschi erano costituiti da antichi querceti e da qualche faggeta. Questi boschi costituivano la maggior riserva di legnatico delle tre frazioni. Essi venivano sfruttati con mirate e cicliche operazioni di taglio boschivo per i residenti.

Frazione di Camarda. Già nell’800 esisteva un antico querceto nella località “Pescateglie”. Anche nella località “Selva Ranne” si trovava  un antico querceto, confinante con il bosco di "C.lle Pretoso" a m. 1184 al confine con la località di “Fonte Mazzucchittu”, nonché il bosco della località “La Solagna di Malle Piccone”. Oggi tali zone menzionate sono state prevalentemente invase da pini ed altre vegetazioni spontanee. A Camarda, dagli anni ‘20 in poi, vennero piantumate con pini e querce le località “Coste della Chiusa” e “Cerque di Palomi”, a destra della strada provinciale 17-bis, che porta a Campo Imperatore. Nella località “Valle Ingacchiati”, vennero piantumati solo pini. Nella località “Macchia Pendente” a m. 1287 vennero piantumati pini e carpini. A sinistra, appena dopo Camarda, si presenta il bosco della cosiddetta “Intagliata” e successivamente il bosco di "Costalata".  Altre località vennero piantumate dopo gli anni ‘50 con la costruzione di “Briglie” in pietra e in  cemento per far defluire l’acqua dei grandi temporali.

Frazione di Assergi. L’orgoglio degli abitanti della frazione di Assergi è stato da sempre, fin dall’800, il bosco della “Macchia Grande”, sotto gli speroni delle “Male Coste”. Anche questo immenso bosco, insieme ad altri, fu utile per il taglio e l’utilizzo del legnatico da parte delle famiglie. I boschi dele località “La Falascosa” e “Alvaneta” furono piantumati prevalentemente a faggi, verso la fine dell’800. Nelle località: “Ceppete” e “Peschiete” vi sono antichi querceti, oggi invasi anche da pini. Un bosco già esistente da tempo si trova in località “Valle Fredda”. La località di “Capo Collelongo”, a m. 1181, fu piantumata negli anni ‘30. Dopo gli anni ‘50 ad Assergi fu piantumata anche la località “Fonte Pedagne”, a m. 1179. Successivamente venne completata da rimboschimento a pino, ornello e carpino la località di “Fonte Onnetta”. Bisogna dire della frazione di Assergi, che la nota località turistica oggi denominata “Fonte Cerreto”, deve il proprio nome al fatto che nel passato tale zona era piantumata a cerri. Pertanto le località denominate dagli antichi non sono nate a caso, ma hanno tutte un loro significato.

Frazione di Filetto. Nella parte nord di Filetto esisteva una vecchia selva, denominata “Selevamemme”, a quota m. 1197, che prende il suo nome dall’antica famiglia filettese dei “Memmi”, di origine spagnola. Anche questi boschi costituivano per questa frazione la maggiore riserva di legnatico. Un’altro bosco antico di querceto di circa venti ettari è “La selva del prete”, nelle vicinanze dell’Abbazia di S. Crisante e S. Daria a quota m. 1202. Al termine della Prima Guerra Mondiale, il Governo Giolitti iniziò una politica per il miglioramento e il recupero ambientale e vennero adottate concrete ma temporanee misure contro la dilagante disoccupazione, specialmente giovanile. Nei primi anni ’20, nelle tre frazioni di Camarda, Assergi e Filetto furono aperti alcuni cantieri per piantare i primi boschi sulle spoglie pendici prossime ai paesi. Parlando ancora della frazione di Filetto, dopo la seconda guerra mondiale vennero piantumate le seguenti località: “Monte Castellano”, a m. 1240 e “Vene del Peschio”, oltre alle località “Muccetto” e “Rete Collalto”, a m. 1228. Dopo gli anni ’50, col “Piano Fanfani” a Filetto vennero piantumate le seguenti località: “Malle Accettone”, “Piave”, e metà di Monte Ruzza, a m. 1643, sul versante che guarda il “Piano di Fugno”.
BRIGLIE E MURAGLIONI. Fin dai tempi remoti, dai numerosi declivi delle montagne circostanti i paesi, frequenti temporali e nubifragi si riversavano nelle vallate con enormi quantità di acqua, fango e pietrame, che determinavo catastrofiche alluvioni a causa dei pochi boschi esistenti. Nel ‘900 vennero realizzate una serie di muraglioni in pietre e briglie per far defluire le acque. Mi limito a raccontare brevemente della “Briglia del Vagnatore di Filetto”. A memoria d’uomo, da quanto riferito dai vecchi del paese, vissuti ai primi del ‘900, è da ricordare l’epico nubifragio verificatosi a Filetto il 9 agosto 1924. Intorno alle ore 14.00, un’immensa quantità di acqua proveniente dalle località “Foce”, Marroni”, “Chiusa” e “Valle Faraglia” si riversò a valle, trascinando nelle località del “Vagnatore” e “Spogna”, fino all’abitato inferiore di Camarda, enormi massi di peso anche superiore a 15 quintali, che, al loro passaggio, distrussero ogni forma di colture e vegetazioni esistenti. Nel 1926, per arrestare simili flagelli, il governo dell’epoca finanziò e cominciò la costruzione di una “Briglia” in cemento nella località “Vagnatore di sotto”, per preservare e proteggere tutta la località dello “Schizzataro”, che si trova ai piedi del “Vagnatore di sopra”. Tutta la zona della “Spogna” era  considerata nell’800 il giardino di Filetto per le buone colture che si producevano. La costruzione della “Briglia” fu una grande opera per gli abitanti di quel tempo. Nel 1947 tutti i cittadini di Filetto, con la partecipazione delle donne e con a capo il filettese Mariano Moro,  costruirono i muraglioni in località “Foce e Malepasso”, a m. 1112. Successivamente, dopo gli anni ’50, vennero costruite una serie di briglie in cemento armato prima dell’Abbazia di S. Crisante. In quel periodo storico fu risolto il problema delle catastrofi idrogeologiche nei tre paesi. con il Rimboschimento: “Piano Fanfani”. Dopo qualche anno dalla fine della seconda guerra mondiale venne istituito dal governo il “Piano Fanfani”. Mentre in tutta Italia tale piano consisteva nella costruzione e realizzazione di nuove abitazioni, nelle nostre zone di montagna, ma anche in altre zone della penisola, si pensò di impegnare i disoccupati con la piantumazione di nuovi boschi e la realizzazione di “Briglie di sostegno e muraglioni” per sopperire alle eventuali alluvioni come nel passato. Va ricordata la costruzione di muraglie in pietra nel 1956 “Campo sperimentale sotto Monte Rofano”.  All’epoca, i disoccupati erano tanti da queste parti. Una volta iscrittisi all’ufficio di collocamento, appena si creava la necessità di lavoro, inviavano ai richiedenti la cosiddetta “cartolina” e successivamente si presentavano ai vari cantieri delle tre frazioni. I primi tempi la paga giornaliera era di 500 lire. Appena dopo gli anni ‘60 venne  aumentata a 2.000 lire al giorno. A volte, a causa delle asperità e dell’aridità del terreno, fu utilizzata la tecnica delle cosiddette “cozzette”, consistente nello scavare buche con poca terra e molta roccia. Le piantine venivano messe a dimora. Per favorire l’attecchimento delle piantine veniva posto il terriccio prelevato dai terreni più fertili. La terra veniva trasportata in loco da animali da soma. Alcuni lavori vennero eseguiti anche da ditte specializzate sempre con manodopera locale. Prima della piantumazione boschiva, venivano predisposti dei piani di livellamento da parte degli esperti e di qualche geometra, per realizzare i vari “gradoni”. Venivano realizzate una serie di stradine di circa 120 cm di larghezza con una percentuale di salita del sette per cento.  Ricordo degli assistenti ai cantieri boschivi nel periodo del Piano Fanfani nelle tre frazioni di Camarda, Assergi e Filetto.  L’autore desidera esprimere un grande apprezzamento verso tutti gli operai che nel dopoguerra, con la loro abnegazione e il loro sacrificio, hanno piantumato tanti boschi dalle nostre parti, sfamando intere famiglie allora ancora povere. Assistenti per la frazione di Camarda.  Il primo e famoso abile assistente fu Panfilo Pulsoni, detto “Panpinu”, nato nel 1898, il quale partecipò soprattutto nelle piantumazioni degli anni ‘20.  Si ricorda poi Romolo Scipioni, detto “Peppetto”, nato nel 1912, assistente nei rimboschimenti negli anni ’20-40. Vi fu poi Giovanni Corbelli, detto “Nannu o’ Vergenegliu” assistente dopo gli anni ‘50. Assistenti per la frazione di Assergi. Si ricordano Ercole Giampaoli, detto “Spillone” Carmine Scarcia, detto “Mantella” e Angelo Faccia, detto “Cavezella”.  Assistenti per la frazione di Filetto. Si ricordano Vito Gambacurta, detto “Panella”, e Adriano Cupillari. Infine, va ricordato il coordinatore dei cantieri geometra Umberto Antonetti. Conclusioni e osservazioni di chi scrive. Ho voluto raccontare brevemente la storia dei boschi e degli avvenimenti nelle nostre frazioni di montagna. E’ bene che i boschi e la natura vengano difesi, perché passeggiare nei boschi dà effetti positivi e fa bene alla salute. Bisogna trovare le persone appassionate dei boschi e dell’ambiente, fare manutenzioni e ripuliture i sentieri, curarli per evitare disastri ambientali, valorizzarli ai fini turistici. Si devono fare dei piccoli finanziamenti mirati solo alle persone che amano i boschi e la natura. I nostri antenati hanno mantenuto bene il territorio. Adesso tutti si sentono “padroni”. Ma tante cose non vanno bene... Oggi si fa poco o niente. Bisogna essere più attenti agli incendi e punire all’occorrenza i piromani. Bisogna educare i bambini da piccoli a rispettare l’ambiente e tutti boschi che ci circondano.

          UNA CARRELLATA DI FOTO DI BOSCHI E PAESAGGI



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