SLALOM GIGANTE SUL GHIACCIAIO DEL CALDERONE 15 AGOSTO 1965

- di Paolo Boccabella -

 

Nel 1930, 18 studenti appartenenti alla Sezione Universitaria del Club Alpino Italiano (SUCAI), determinati ad apprendere le più recenti tecniche di discesa con gli sci, fondarono un Club di Sciatori Universitari, che proprio in quell’anno, per ordine delle autorità dell’epoca, la SUCAI fu sciolta e tutte le attività sportive giovanili furono fatte confluire nel GUF (Gruppo Universitari Fascisti). I 18 amici, già promotori del Club Sciatori Universitari, non si persero d’animo, decisero allora di dare origine a un nuovo club indipendente e, in una birreria di Roma, nacque lo Sci Club 18 dove, tra i soci fondatori, figurava il noto fortissimo Alpinista Aquilano: Giuseppe Bavona. Lo scopo dell’Associazione era la promozione dello sci e dello sport in genere, e l’elevazione morale della gioventù. Il barone Carlo Franchetti, insieme ai figli Giorgio e Mario, favorì la migrazione dello Sci 18 che da circolo romano divenne sempre più “cortinese” (Carlo ne fu presidente dal 1947 al 1955 e Mario dal 1960 al 1961). Infatti, nel 1939 Carlo Franchetti inaugurò la funivia che collega Cortina al monte Faloria la quale cambiò totalmente la vita sportiva di quel tempo. I poderosi impianti portavano in vetta gli sciatori che affluivano dall’intero territorio nazionale e Carlo Franchetti coinvolse il gruppo degli amici romani che pochi anni prima avevano fondato lo Sci Club 18. Questi temerari si lanciavano giù dal Faloria, in discesa libera, alla ricerca di nuove piste, cosicché la più ardita fu battezzata SC18, in loro onore.
Negli anni ’60 furono organizzate moltissime gare di sci e le sedi dello SC18 diventarono tre: Cortina, Roma, dove i soci gareggiavano prevalentemente sugli Appennini e Milano dove i soci gareggiavano a Cortina, Sestriere e Cervinia.
Nell’immediato dopoguerra, l’ammissione allo Sci Club era consentita soltanto agli atleti con importanti meriti sportivi, naturalmente i soci dovevano essere in grado di scendere disinvoltamente la difficile discesa SC18. Tra il 1940 e il 1970 gli affiliati diventarono 150 con un 40% di atleti azzurri ed altri di I, II e III categoria, mentre i “diciottini” cominciarono a mietere successi, anche a livello internazionale. All’inizio degli anni ’80 il Club venne aperto alle donne e il numero dei soci ebbe un incremento notevole. Veniamo a quel che ci riguarda: Il giorno di Ferragosto del 1965, lo Sci Club SC18 organizzò una gara di slalom gigante sul nostro Ghiacciaio del Calderone, riservata agli studenti universitari del Centro Italia, in gran parte provenienti dal bacino Romano, gli unici atleti abruzzesi furono Camillo e Roberto Berardi.
La seggiovia monoposto, costruita qualche anno prima, aveva messo in collegamento il piazzale dei Prati di Tivo alla "Madonnina"/”Arapietra”, quel giorno, la sfortuna volle, che non funzionasse; sia i paletti di legno per la gara, la sciovia smontabile per la risalita e le attrezzature occorrenti per la competizione sciistica estiva, furono trasportati fino alla “Madonnina” con l’ausilio di muli. Nel tratto successivo, fino alla morena frontale del ghiacciaio del Calderone, il materiale fu portato a spalla dagli organizzatori della gara in questione e dagli atleti partecipanti. Fu un giorno memorabile attraverso anche una organizzazione impeccabile, dove un validissimo contributo fu dato dai pionieri del Gran Sasso, meglio conosciuti come: “I Negri”, già realizzatori del Rifugio “Il Buco” di Andrea Bafile, posizionato sotto la morena del Calderone. Anche su questi valorosi personaggi torneremo a raccontare la loro storia......... (Tratto dalla viva voce di Camillo Berardi)

 



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