Tremila aquilani dovranno attendere per ricevere i buoni spesa - La guerra dei poveri...

Oltre tremila aquilani dovranno attendere per ricevere i buoni spesa. Un ricorso contro la delibera della Giunta comunale sui criteri di scelta, ha avuto l’effetto di sospendere la consegna dei tagliandi. Riportiamo i commenti postati su Facebook dall’on. Stefania Pezzopane e dal sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi.

          STEFANIA PEZZOPANE SCRIVE:

 

"SINDACO DELL’AQUILA BLOCCA I BUONI SPESA. A QUELLE PERSONE E FAMIGLIE DICO: NON SIETE SOLE

Il sindaco Biondi gioca sulla pelle della povera gente, ha sbagliato il bando e lo avevamo avvertito, gli abbiamo chiesto di modificarlo ed invece no, sempre muro contro muro ed ora ha perso vergognosamente al TAR contro i ricorsi di associazioni di cittadini. Così decide di bloccare senza motivo, e fino al 20 maggio, la erogazione dei Buoni spesa che gli altri comuni hanno già distribuito e di cui le famiglie hanno estremo bisogno. Ho chiesto alla Signora Prefetta Torraco di intervenire immediatamente. Un ennesimo atto di inciviltà. È una gravissima ingiustizia! Una cosa tristissima ed insopportabile. Può diventare una questione di ordine pubblico. Abbraccio tutte le famiglie bisognose. Non siete sole"

                                  PIERLUIGI BIONDI SCRIVE:

"Come al solito sui bisogni si aggirano gli avvoltoi. I politici passati di moda, i paladini dei terzultimi, gli sfogatori social. Non gli risponderei ("perché tu non debba somigliargli", come dice la Bibbia) se non fosse in ballo una cosa molto importante: il bisogno, appunto. Succede che lo Stato dispone l'erogazione ai comuni italiani di 400 milioni di euro ripartiti ai singoli enti sulla base di un principio: il numero dei residenti. Il bando del Comune dell'Aquila (ma anche Milano, Firenze, Reggio Calabria e altre migliaia) parte da un principio: per accedere ai buoni devi essere residente. Abbastanza logico, in un paese normale. Da queste parti no. Per alcuni non va bene. Per alcuni al buono hanno diritto tutti, ma proprio tutti: chi si trova qua per caso, chi è irregolare, chiunque. Persino chi è residente altrove e quel diritto potrebbe farlo valere comunque senza alcun problema, senza ricorsi, senza carte bollate. Non serve richiamarsi al diritto naturale, al sentimento ancestrale di appartenenza, al genius loci. Basta affidarsi al buon senso, per affermare che a un diritto corrispondono dei doveri. Che se vuoi un buon voto devi studiare, che se vuoi essere amato non devi tradire, che sei vuoi una pensione devi aver lavorato. Il buon senso dei valori tradizionali, travolti da questa modernità volgare e urlata. Non c'entrano nulla la discriminazione, il razzismo, la xenofobia. E non c'entra nulla neanche se tu sei nato qui o meno. Perché all'Aquila non c'è nessuna discriminazione, nessun razzismo, nessuna xenofobia: tanto che i "non italiani" hanno accesso alle politiche sociali con percentuali che arrivano sino al 60% su alcune misure. Su bonus economici straordinari, sull'assistenza minori, sui rimborsi del trasporto scolastico o della mensa, dei libri di testo o degli abbonamenti. Persino sull'ultimo bando circa la metà dei beneficiari non è composta da persone nate in Italia. E anche loro, fino al giudizio (perché il Tar non ha ancora deciso nulla, sia chiaro), rimarranno in attesa. A nulla valgono le interpretazioni pseudo-giuridiche di qualche avvocato improvvisato che comunque si sarebbe potuto andare avanti. Se passasse il principio che il bando è "discriminatorio" (uhhhh!) andrebbe rifatto da capo, così come la graduatoria. Tutto fermo, quindi, e le colpe - morali, sociali, civili - sono ben chiare. Nel frattempo, a quelli che hanno più bisogno di altri, penseremo noi. Come sempre."

 



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