I Giovani Leoni alle Forcellette di Scoppito per la festa della “Madonna della Neve”

- di Paolo De Angelis -

 

Il piccolo borgo di S.Maria, che ormai conoscete, ne ha di storie da raccontare. Io e Angelo De Angelis, I Giovani Leoni eravamo leoni non a caso. ( chi volesse saperne di più http://assergiracconta.altervista.org/archivioNews.php… ) Correva forse l’anno 1960 e due giovani leoni non potevano non partecipare alle feste dei paesi. Dovete sapere che una delle prime feste estive si teneva alle Forcellette di Scoppito, la festa della “Madonna della Neve”. Le Forcellette sono una frazione che dista da S.Maria 6 o 7 km, ma al tempo di cui si narra, la strada che le collegava era sterrata e non c’erano luci. Nel tardo pomeriggio io e Angelo eravamo pronti ala partenza. Angelo passava a “a pee S. Maria “, dove abitavo e d li c’erano tutte le raccomandazioni che una madre potesse fare a due impavidi di 6 e 7 anni. Le raccomandazioni non vertevano a darci le dritte che potrebbero essere essenziali oggi, viste le differenze dei pericoli tra oggi ed allora. “Me raccomanno, passete a Erminia e jete ritti”. Erminia era una mia parente che abitava a Vallinsù ed era la tappa d’obbligo per arrivare alla Forcellette. Lei sapeva che saremmo arrivati e ci faceva trovare le cibarie necessarie per proseguire il tragitto, vista la fame atavica che ci affliggeva, quasi che non avessimo mai mangiato. Mano nella mano ci accingevamo al viaggio e già il sole era calato quando passavamo a Casale, dove c’era una enorme stalla di tori. Ci raccontavano che un toro imbizzarrito aveva ucciso un allevatore. “I tori sono pericolosissimi, state attenti.!!” La porta prospiciente alla strada dava su un prato dove stazionavano i tori e passare li davanti ci terrorizzava, ma che leoni saremmo stati se degli stupidi tori ci avessero impedito il viaggio?. Altra tappa era la casa di Bianca. Allora era conosciuta da tutti perché era “la magliara”, cioè colei che faceva le maglie intime di lana di pecora non sgrassata, caratteristiche di tutti i contadini del luogo, indossate d’inverno per il freddo e d’estate per assorbire il sudore durante i duri lavori sotto il solleone estivo e che solo la coriacea pelle dei contadini poteva sopportare. Piu tardi Bianca sarebbe stata conosciuta dalle generazioni successive per essere la madre di Lucianino il più forte e famoso calciatore di Scoppito. Passavamo a salutarla come se fosse una nostra amica, ma la ragione era che proprio davanti casa sua, la strada comunale si biforcava ed un malagevole sentiero tirava diritto in salita verso Vallinsù e bisognava deciderci se affrontare la notte che ormai era scesa su di noi, lungo questo ripido sentiero che ci avrebbe fatto risparmiare molto tragitto. Inoltre il sentiero era fiancheggiato da fitto alberame che ancorpiù infittiva il buio. Per non far vedere che un po di timore aleggiava tra noi, salutavamo con un sorriso smagliante Bianca e ci incamminavamo verso gli agognati panini di Ermina. Sbucavamo dal buio più tetro proprio davanti la casa di Erminia, illuminata da una lampadina che oggi sarebbe solo impensabile istallare. Allora c’erano dei piatti di metallo bianchi che reggevano la misera lampadina e che ondeggiavano al vento e d’estate erano il ritrovo di stormi di pipistrelli che volteggiavano li attorno per cibarsi di nuguli di insetti. Erminia certamente era stata avvertita da mia madre, ma c’erano sempre dolci, panini di prosciutto e tutti i ricchi e succulenti avanzi del pranzo della festa. Ma da li il più era fatto perché ormai salivamo insieme ad una frotta di persone che andavano alla festa. La festa era il film all’aperto e non sapevamo che “ l’albero della vita”e “Via col vento” li avremmo visti per i decenni a venire. Sdraiati a terra dopo un’ora il freddo si iniziava a sentire e il film durava 4 ora abbondanti. Comunque come dio volle, fini. Il problema era il viaggio di ritorno. Per il primo km , come all’andata, c’erano tutti coloro che avevano assistito al film e che tornavano a casa, ma man mano che camminavamo, i nostri compagni sii riducevano di numero, finche, purtroppo, proprio poco prima della stalla dei tori, rimanevamo soli. Muggiti terribili, rumori inquietanti erano ancor più amplificati dalla notte e dal buio. E se mai un toro erculeo avesse spezzato le catene e ci avesse incornato? Del resto già era successo…. Davanti “aju palazzo” di Casale ormai eravamo salvi. “Ju Palazzo” era la casa nobiliare di nostro bisnonno Luigi, che era l’amministratore del marchese del luogo ed era soprannominato “ Ju Ministru” e nonna, di conseguenza “ La MInistra”. Un’ultimo sforzo, arrivati alla “croce”, una salita ripidissima ed eravamo di nuovo a “ pee S. Maria”, con la le stelle che illuminavano la notte, una notte come si vedeva solo allora, senza luci, inquinamento, con il silenzio rotto dal gracidare continuo delle rane del laghetto di Marrocchi. Mamma era a dormire, tanto due Piccoli Leoni di 6 e 7 anni che pericolo potevano correre, 60 anni fa a S. Maria? Angelo si avviava per i 50 /60 metri del centro del Borgo per arriva “A capo S. Maria”. Lo vedevo scomparire nel buio. “ Ciaoooo ci vediamo domani “. Erminia ci attendeva per il secondo giorno di festa. ( in foto tutto il meraviglioso scenario delle nostre “imprese”. A dx Scoppito ed in alto a sn, Vallinsù e le Forcellette )



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