Figlio di emigranti ucciso in Venezuela

Sequestrato e ucciso a sangue freddo, a cinquant’anni, perché i suoi rapitori avevano paura di essere riconosciuti. È successo a Guarenas, in Venezuela, nel cuore dello Stato Miranda. È lì che domenica è stato ritrovato il cadavere di Antonio Ciamacco, figlio di emigranti sulmonesi, la cui famiglia risiede in parte nella Valle Peligna. L’uomo, proprietario di una macelleria, era stato rapito giovedì scorso e i sequestratori si erano messi in contatto con i familiari. La polizia si è subito attivata attivando un canale con alcune organizzazioni locali. L’uomo, chiamato affettuosamente Carne frita, dal nome della macelleria, è stato condotto in una località segreta da dove è iniziato il tira e molla per il riscatto. I sequestratori si sono messi in contatto direttamente con i familiari per chiedere una cifra importante. Poi il buio totale fino al ritrovamento, all’alba di domenica, del corpo avvolto in un sacco. Una scena che ha richiamato l’attenzione di alcune persone spingendole a rivolgersi al posto di polizia più vicino per denunciare il fatto. Secondo quanto emergerebbe dai primi risultati dell’autopsia, l’uomo sarebbe stato ucciso con un colpo di pistola in fronte. A spingere i rapitori ad ucciderlo sarebbe stata la paura di essere riconosciuti, ma si indaga su più fronti. Indagini sono in corso anche per definire con esattezza la dinamica dell’incidente e per risalire agli autori dell’omicidio. Secondo le frammentarie testimonianze raccolte, si tratterebbe di persone appartenenti a gruppi organizzati di criminalità locale. Stimato e conosciuto nella sua comunità per l’impegno nello sport, nella cultura e nel sociale, Ciamacco si è distinto più volte negli ultimi anni per iniziative a scopo benefico. Suo padre Salvatore è emigrato in Venezuela dopo la Seconda guerra mondiale e ha avviato un allevamento, sposando una donna del posto. Antonio Ciamacco Gonzales - dal cognome della madre come si usa nei paesi latini - è nato in Sudamerica ma non ha mai perso il legame con la comunità italiana. Negli anni, ha portato avanti un’attività commerciale fortemente connessa con l’impronta che aveva dato suo padre, scomparso qualche anno fa. La sua macelleria era piuttosto nota nella zona ed era un punto di riferimento per i residenti del posto. Proprio la sua posizione sociale potrebbe aver attirato, in qualche modo i rapitori. L’episodio ha suscitato la reazione dei commercianti dell’area che ieri hanno promosso una mobilitazione per chiedere maggiori controlli e maggiore sicurezza. «Fino a quando dovremo sopportare episodi di questo tipo», hanno chiesto in coro i commercianti, come riportato dalla stampa locale, «a quante altre morti dovremo assistere?




Condividi

    



Commenta L'Articolo