TOMMASO FATTORI E IL RUGBY AQUILANO

 

 

INTRODUZIONE DI GIUSEPPE LALLI
Sento il dovere di premettere, e lo faccio con grande piacere, qualche riga di presentazione all’articolo che il prof. Enrico Cavalli, storico aquilano tra i più prestigiosi e ben noto ai lettori di «Assergi Racconta», in occasione della ricorrenza del sessantesimo anniversario della morte di Tommaso Fattori (Foligno 1909-L’Aquila 1960), dedica al rugby aquilano e alla sua epopea tra le due guerre. Dello sport aquilano, e segnatamente del rugby, disciplina nella quale la nostra città vanta una storia gloriosa, Enrico Cavalli è cultore appassionato e competente da tempo immemore. Al gioco della palla ovale nel capoluogo abruzzese egli ha dedicato, tra l’altro, un opuscolo dal titolo Piccola storia del rugby aquilano, presentato al pubblico nella primavera dello scorso anno. Trasuda da questi scritti sportivi tutto l’amore che l’autore nutre per la sua, e nostra, città. Nello scritto che segue, due aspetti che Cavalli mette in evidenza mi preme di sottolineare, aspetti che vanno ben al di là del fenomeno sportivo in quanto tale. Nel primo, nel descrivere la figura esemplare di Tommaso Fattori, si sottolinea la maestria dimostrata da questo grande sportivo venuto dall’Umbria nel saper far leva, nella sua attività di allenatore e dirigente, di quelle qualità insite nel carattere montanaro dei giocatori, quali l’abitudine a sopportare la fatica e la lealtà del comportamento, caratteristiche che ebbero tanta parte nei successi raggiunti dalla compagine aquilana nella palla ovale, o “pizzuta”, come ebbe a scrivere - è sempre Cavalli che lo riferisce con arguzia – un celebre poeta della nostra città. L’altro aspetto che Cavalli mette in evidenza (e qui il cronista cede il passo allo storico civile) è come nel secondo dopoguerra, nel quadro di una difficile ricostruzione, nella nostra città lo sport della palla ovale seppe evitare la damnatio memoriae nei confronti dei protagonisti locali di quel regime fascista che allo sport cittadino avevano dedicato molte energie, dando così, nel silenzio operoso e saggio, un esempio di pacificazione degli animi che si sarebbe dovuto seguire anche in altri ambiti e in altri luoghi della nostra nazione. È con questo spirito che invito a leggere l’interessantissimo contributo di Enrico Cavalli. (G. Lalli)


                     TOMMASO FATTORI E IL RUGBY AQUILANO
                                         di Enrico Cavalli


Nella “Grande Aquila” fra le due guerre mondiali, una delle capitali sportive italiane per pratiche ed impiantistica d’avanguardia, dalla metà degli anni’30, emergeva la fenomenologia della pallaovale.
Un dato amministrativo sensibile alle novità sportive ed il raccordo del mondo militare a quello studentesco, agevolarono il successo locale del gioco dilettantistico in voga in Italia dal 1911.
I graduati e forestieri Negri, Walter Cruciani, Gugliemo Zoffoli assistiti dall’ avvocato Guido Petroni, Renato e Giuseppe Mori coltivarono a Piazza D’Armi, i versatili agonisticamente e studenti Aldo Bassanin, Gegè Bonanni, Tonino Conte, Tullio Bucchiaroni, Renzo Arancio, Renato Giansante, Delfo Ziccanu,  Mario Mari, Ettore Parisse, Aroldo Fiore, Antonio Andreoli, Franco Cestroni, Mario Tocco, Corrado Tecca, Demetrio Mariani, Dante, Costantini, Nino Ioannucci, Carmine Mariani, Renato e Piero Properzi-Curti, Mario, Fausto e Tommaso Daniele.Distintisi ai tornei GIL., con titolo sfuggito per insipienza federale a Firenze nel’37, i rugbysti aquilani lasciato il verde militaresco per le fasce bianconere ad omaggio della Milano Amatori, complici il trasferimento di Zoffoli, necessitavano di altro conoscitore massimo della pallaovale e Cruciani chiese consigli al folignese Tommaso Fattori, avente all’attivo l’esperienza da pilone alla SS. Lazio, AS.Roma Rugby qui con due scudetti, Amatori Milano per matches internazionali,  dieci maglie azzurre, palma di miglior “avanti”italiano nel’36 e dal 1935 la direzione del GUF., Rugby di Palermo.
Fu una impostazione britannica ed eccentrica negli anni, quella conferita allo sport municipale da questo personaggio umbro, che calibrava al suo progetto di gioco, proprio, l’indole di una popolazione montanara, adusa alla fisicità e valori di lealtà e che lui stesso, aveva intravisto al torneo di Terni; affiancato in ruoli dirigenziali dai notabili alla Vincenzo Camerinijr., Fattori modellò una squadra alla insegna del “placcaggio ed a seguire la palla”, tanto da tenere bordone non solo fisicamente alle rappresentative partenopee e romane come a Forlì in poule scudetto’39.
La pallaovale aveva guadagnato consenso nella gente aquilana, essendo un fatto inusitato in un contesto disciplinare, scombinato in campo abruzzese e che per il centromeridione, veniva egemonizzato da Napoli e Roma, nonostante l’incentivazione di attività agonistiche, esperibili da Lando Ferretti, l’”enciclopedico” capo del CONI., e che molta fiducia riponeva in Fattori.
Fattori tornava forzatamente  al GUF., palermitano, per essere richiamato in terra aquilana, da Giuseppe Mori a gestire ex legge CONI.,’42,  il”XXVIII Ottobre” ed a rinvigorire la pallaovale; con gli innesti di Gilberto e Bebè FioreDonati, Edoardo Galdi, Antonio Gallerati, Domenico Liberatore, Mario e Pasquale Visione, Gioacchino Scarsella, Mario e Pasquale Visioni, Silvestro Silvestri, Attilio Santilli, Dante Grammatico, Nino Bruno, Panfilo Ceprano, Angelo De Ciantis, Vincenzo Giancarli, Giulio Marotta, Ezio Capri, Fausto Perrone, Umberto Faraone alcuni dei quali pionieri azzurri, nella stagione 1941-42,  la truppa di Fattori a Torino vinse i locali 9-3 aggiudicandosi lo scudetto GIL., mancando il trofeo “Clerici-Tosi”, solo per gli impegni universitari dei giocatori aquilani e che ebbero un risvolto europeo subendo 6-11 dalla temibilissima Politecnica Bucarest.
La lezione servì a Fattori per migliorare le strategie di gioco e preparazione atletica, applicabili ai sempiterni avversari del campionato GIL., 1942-43, sospeso sine die come tutto lo sport italico fra lo sbarco degli Alleati in Sicilia del luglio 1943 ed armistizio dell’8 settembre’43.
Dopo il 1945, a L’Aquila si evitò la damnatio memoriae di simbologie agoniste del cessato regime, anzi, il rugby fu luogo di pacificazione fra ex repubblichini e partigiani, ancora, gestendo,  Fattori lo stadio comunale, dove stabilì la propria abitazione in stile manageriale; agì per la ripresa sportiva, il Rest Center degli Alleati a Roio con un distaccamento rugbystico che volentieri elargì lezioni teoriche e di partite agli allievi di un Fattori insistente sul gioco alla francese e pronto a traghettare l’effimero XV del CS Gran Sasso, sotto la Polisportiva L’Aquila Rugby in rossoblù ed avvalentesi dei dirigenti Vincenzo Galeota, Adelchi Taranta, Otello Laglia, Bebè Fioredonati, Pierino Scataglini, Nicola Petrone, Aldo Tani, i fratelli Ponzi ecc.
Giunge l’affiliazione alla FIR., per il 1947-48, della Polisportiva che saluta Fattori alla Commissione tecnica del XV azzurro dove scalpitano i romani Silvano Tartaglini e Paolo Rosi, la futura voce RAISPORT dalle Olimpiadi di Melbourne 1956; in forza al Napoli Rugby del comandante Achille Lauro, e, Rosi assieme al compagno di Nazionale Silvano Tartaglini, vengono portati sotto il Gran Sasso perché il club partenopeo aveva problemi di tesseramento, mercè la collaborazione della politica aquilana.
I due campioni fanno fare il salto di qualità ai Sergio Del Grande, Alfonso Del Re, Romolo Sette, Nicola Ricci,  Ettore Pietrosanti, Luciano Fiocco, Augusto De Blasis, Sante Copersino, Giuseppe Zecca, Pino Fugaro, Paolo Marrama,  Giuseppe Vogoni, Giuseppe Tarquini, Berardino Farda, Vittorio Fiorini, Ernesto Aquilio, Vittorio Agnelli ed ecco al passo di dodici punti su quattordici in casa, il “fortino” inespugnabile per Fattori,  la conquista dell’agognata  serie A del 1950-51.
Dopo stagioni di assestamento, ripresi dall’”Istituto Luce” nel 3-8 di Roma’51 ed inauguranti una rivalità d’extracampo con le corazzate venete, Fattori per dare ricambi alla mischia ed ali prelevò dal basket e nuoto della Polisportiva rispettivamente, Antonio Di Zitti, Sergio Graziani, Corrado Marganella ecc., il tutto, per il quinto posto 1955-56, preludio alle finalissime scudetto nel 1957-58 e 1958-59, perse dinanzi ai favoritissimi in cremisi delle Fiamme Oro di Padova.
A superamento di una visione sportiva dagli steccati ideologici, Fattori diviene membro dirigente del Panathlon cittadino fatto dei nomi più importanti della ambientazione sportiva cittadina Alberto Carlei, Gegè Bonanni, Amedeo Capranica, Nello Mancini, Domenico Chiodi, Umberto Marinelli, Emilio e Giuseppe Mori, Nicola Bruno, Ondina Valla.
Fattori che non ostacolò il progetto di una più grande Polisportiva  aquilana a spiegare il rossoblù del rugby locale fino ai ruggenti’60, delegava gradualmente a degni eredi il testimone della “palla pizzuta”, secondo il vernacolare del trequarticentro e poeta Mario Cavalieri.
Sull’abbrivio delle Olimpiadi di Roma 1960, su cui si giocano le ambizioni civico-sportive del capoluogo abruzzese ospitante il torneo calcistico, giunge la notizia della scomparsa improvvisa di Tommaso Fattori il 6 giugno’60: lo sport aquilano, unanimemente, gli intitolerà lo stadio comunale sei anni dopo nel suggello della vittoria 3-0 dell’ItalRugby sulla Romania e l’anno precedente lo storico scudetto della pallaovale in municipale neroverde.
L’ascesa del rugby aquilano, senza eguali nello scacchiere centromeridionale per scudetti, qualità, quantità di giocatori tecnici, arbitri e pubblico, molto discende dalla Polisportiva di Fattori e che localmente in varie epoche ha consentito la migliore ricezione di tattica e pratica di una disciplina ora pure in versione femminile.
Il 50’dalla scomparsa di Tommaso Fattori, coincise col premio “Spirit of Rugby” che l’International Board  riconobbe al sodalizio dei 5 scudetti e non in grado per corti circuiti locali di aggiornare il canovaccio della Polisportiva, al professionismo mediatico, cambi di regole, riduzione del format dei campionati pro Nazionale affatto imperiosa al 6 Nazioni e Mondiali; invero, la caduta di piazze storiche come quella aquilana subente gli effetti del sisma 2009, sa anche della deriva sistemica della FIR., cui rispetto alla stessa Lega di club, Fattori assegnava un  ruolo capitale per la espansione in tutta la penisola di questo sport bisecolare.
Il recupero della migliore franchigia rugbystica municipale dal quarto livello nazionale,  passi anche per la educazione delle leve giovanili, che debbono ‘scambiarsi la palla alla mano’, non meno della conoscenza al ’terzo tempo’ di una grande tradizione sportiva.


 



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