Sul Gran Sasso il primo rifugio degli Appennini accessibile anche da carrozzine

- di Federica Farda -

 

Lavori di ristrutturazione ad alta quota sul Gran Sasso per approntare il primo rifugio degli Appennini accessibile anche da carrozzine per disabili e per il restauro e recupero storico del più antico ricovero d’Italia. I lavori effettuati dalla sezione aquilana del Cai riguardano rispettivamente il Panepucci e il Garibaldi.
L’Antonella Panepucci un rifugio montano atipico data la sua collocazione a bassa quota, solo 1700 metri sul livello del mare, si trasformerà nel primo rifugio degli Appennini, e anche tra i pochi presenti sull’arco montano italiano, a misura dei diversamente abili. La struttura, in territorio comunale di Pizzoli e situato ai piedi del monte San Franco in località valle Paradiso da cui parte un sentiero che porta nel bosco di Chiarino, fu realizzato come baracca di lavoro nei primi anni 70 dall’Insud per sondare in quel versante lo sviluppo di impianti turistici invernali. Proprio il Cai si oppose al progetto e nel 1978 acquistò il manufatto intitolandola a una giovane socia e brava alpinista deceduta qualche anno prima durante una discesa da Corno Grande. Il rifugio attualmente è chiuso e lo rimarrà per tutta questa estate. Tra la fine di luglio e settembre verrà smontato pezzo per pezzo e al suo posto sorgerà una nuova struttura completamente pensata per i portatori di handicap, priva di barriere architettoniche e fruibile anche dagli ipovedenti con specifici percorsi al suo interno. Non solo il rifugio sarà a misura dei disabili ma anche il tracciato per arrivarci: il già comodo sentiero sarà dotato di una rotaia per essere percorso da una Joëlette. È il nome, questo, di una speciale carrozzella con caratteristiche da fuori strada a ruota unica che permette la pratica di gite o corse ad ogni persona a mobilità ridotta anche su percorsi accidentati come quelli montani. Totalmente dipendente da almeno due accompagnatori, normalmente è spinta da questi, può essere anche elettrica per ridurre la fatica dei portatori. <Il nostro obiettivo – dice il presidente del Cai L’Aquila, Vincenzo Brancadoro – è rendere la montagna accessibile a tutti e in totale sicurezza, quindi non precludendola a nessuno neanche ai non deambulanti o ai ciechi>.
La montagna è di tutti ma nel rispetto anche della storia, questo è l’impegno del Cai aquilano in un’altra conca del massiccio più alto degli Appennini, quella di Campo Pericoli a 2231 metri di quota dove sorge il Giuseppe Garibaldi, il più antico rifugio montano d’Italia già igienizzato e sanificato nei giorni scorsi, nell’ambito della prevenzione anti Covid, dal 9^ Reggimento Alpini. Il ricovero questa estate rimarrà chiuso agli escursionisti e sarà utilizzati solo dai Carabinieri, Guardia di Finanza e Soccorso Alpino come base di pronto intervento. Nel contempo si eseguiranno i lavori di ristrutturazione e restauro. Saranno ripristinati gli storici ricoveri dei muli. Il rifugio, infatti, è sorto nel 1886 ed inizialmente concepito più come stazione di posta, Campo Pericoli allora era una via alternativa per svalicare nel teramano a dorso dei muli, che come base di ascesa per escursioni nelle cime. Nel 1908 iniziò a subire la concorrenza del rifugio Duca degli Abruzzi neonato a poca distanza. Un primo periodo di declino prima di essere affidato, nel 1924, alla famiglia Pilato di Assergi. Con la costruzione negli anni ’30 dell’albergo e della funivia, l’importanza della struttura ad alta quota è scesa ulteriormente. Ora i  lavori di restauro storico che permetteranno di riaprire anche le antiche botole usate già da allora per permettere l’accesso dal tetto in inverno quando il rifugio era, e tuttora è, ricoperto dalla neve.



 



Condividi

    



Commenta L'Articolo