Il piacere della memoria, Tonino ed Elena de Pecione nel ricordo del figlio Gianfranco

Cari amici di "Assergi Racconta", dopo solo una settimana dalla scomparsa della moglie Elena, è venuto a mancare anche Antonio Lucchino (Tonino). Oggi si sono svolti i funerali nella chiesa di S. Maria Assunta di Assergi. Vi proponiamo il toccante ricordo letto in chiesa dal figlio Gianfranco.

 

 

"In genere tocca principalmente ai figli o ai nipoti dire due parole in memoria dei nostri cari
Anche per chi non ama parlare in pubblico e non ama i discorsi retorici
Al di fuori di ogni retorica e di ogni frase di circostanza…non vorrei che questo fosse il momento del dolore, ma piuttosto dei ricordi e dell’affetto.
Vorrei sostituire il dolore col piacere della memoria. Mi piace pensare alle persone che se ne vanno come un tatuaggio interno che ci rimane dentro e ci modifica per sempre.
Avrei voluto dire qualcosa martedì quando abbiamo salutato mamma, ma va bene così, ricordarli insieme, come sono stati per tutta la vita
Una coppia inseparabile, nati con 18 giorni di distanza l’uno dall’altro e morti con 9 giorni di distanza. Hanno mantenuto la promessa fatta proprio in questa chiesa più di 60 anni fa, una promessa che suonava più o meno così: “prometto di esserti fedele sempre, nel bene e nel male, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non ci separi”.
E così è stato. Soltanto la morte, appunto, li ha separati. Ma loro separati non ci sanno stare. Elena e Tonino hanno condiviso tutto, persino la malattia e hanno abitato sempre insieme, tranne un breve periodo in cui mamma non ha potuto più abitare in casa, ma papà la ha raggiunta poco dopo nella struttura che li ha accolti negli ultimi anni, nella stessa stanza, sotto lo stesso tetto. Così come l’ha raggiunta ora in questa nuova dimensione. Dove va lei poi arriva anche lui. Ma non è stata una morte tragica. E’ stato un finale già scritto di una bella esistenza: quella che avevano voluto.
La dedizione con cui mamma si è fatta carico della malattia di papà, che era diabetico, salvandogli più volte la vita, è stata ampiamente ricambiata dalla dedizione con cui papà si è occupato di mamma negli ultimi anni, quando il morbo di Halzeimer le ha portato via prima la memoria, poi tutto il resto.
Eppure durante questo lungo periodo durato più di 15 anni, sono ragionevolmente convinto che nella sua mente che si andava disfacendo gradualmente e inesorabilmente sia rimasto un unico punto fermo: Tonino.
Questa donna bellissima, che i cineasti passati di qui ai tempi del film “la roccia incantata” volevano portare via e iniziare a una carriera di attrice, la figlia di Pecione, questa donna che sembrava uscita da un film del neorealismo italiano del dopoguerra, era in realtà una ragazza semplice, cresciuta in ambiente contadino, come si suol dire, senza grilli per la testa. completamente dedita alla famiglia e soprattutto ai figli, che amava sopra ogni cosa,
Quest’uomo che si può definire con pochi semplici aggettivi: competente, generoso, caparbio, onesto, di un’onestà estrema. Non sopportava alcun tipo di furberia. Un modello per tutti noi, padre e nonno affettuoso, non autoritario malgrado la sua formazione militare.
Ogni loro azione, ogni pensiero, ogni decisione era finalizzato al futuro dei figli.
Lei amministratrice delle finanze di casa, mio padre portava la busta paga ogni mese (si chiamava così perché era una vera e propria busta con dentro il contante) e la consegnava all’amministratrice. Lei consegnava al marito un po’ di argent de poche e pianificava il resto.
Lui instancabile lavoratore, aderiva perfettamente a questa economia autosufficiente
Noi figli ne abbiamo raccolto i benefici.
Lei ci cuciva i vestiti, lei ci faceva i maglioni, lei ci tagliava i capelli, lei faceva il pane, lei trovava ogni cosa a buon mercato, pur di risparmiare per il nostro futuro. Lui si occupava di ogni tipo di manutenzione, costruiva i mobili, riparava la macchina e gli elettrodomestici, tagliava i tessuti che lei avrebbe cucito, riparava le nostre scarpe. Dobbiamo ringraziarli
Infine vorrei dire una cosa essenziale. Soltanto dopo che i nostri genitori sono andati via da questo paese, perché non più autosufficienti, ho capito quanto erano benvoluti in questa comunità. Ogni volta che tornavo era un continuo incontrare amici che mi chiedevano di loro e che mi manifestavano tutto il loro dispiacere per le nuove condizioni in cui versavano. E sempre ho percepito un affetto sincero e disinteressato.  Recentemente ho scoperto che mio padre, che accorreva sempre a risolvere alcuni problemi di manutenzione casalinga dei suoi amici, presso alcuni di voi si era guadagnato l’appellativo di “il salvassergi”.
Integrati perfettamente grazie anche alla vostra bella accoglienza, ultimi (o quasi) testardi abitanti del centro storico dopo il dramma del terremoto, hanno mantenuto la posizione fino alla fine, fino a quando la salute li ha sostenuti.
Cari amici di Assergi, il nostro ringraziamento per tutto l’affetto e la vicinanza che avete manifestato a nostra madre e a nostro padre (assergitto acquisito e convinto). Grazie a questa accoglienza questo territorio è diventato anche un po’ la nostra terra e siamo felicissimi che Elena e Tonino, riposino in pace ai piedi di queste montagne.
La vita e la morte sono come un oceano che si muove, le onde sono le vite, quando l’onda si abbassa la vita cessa, per poi rinascere in una nuova onda. Dopo la morte, la nostra vita si fonde nuovamente con la vita dell’universo, allo steso modo in cui lo spruzzo delle onde si dissolve nell’acqua dell’oceano.
Ciao mamma, ciao papà ci rivediamo sicuramente nella prossima vita"

 

Gianfranco



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