FILETTO, LA NOSTRA STORIA - I QUATTRO PONTONI E IL BAR DI LELIO

- di Giovanni Altobelli -

 

 

Premessa. Prima di rievocare gli antichi ricordi dei “quattro cantoni e il bar di Lelio” per chi non conoscesse il paese di Filetto dell’Aquila: arrivati all’ingresso del paese vicino il monumento ai caduti, prendendo la strada a sinistra  via Paganica, si arriva al centro nella piccola piazzetta dove si trova la chiesa parrocchiale, l’antica fontana dei primi del 900, verso la parte nord a 30 metri si trovano i cosiddetti: “I 4 pontoni” nelle vicinanze c’era il bar di Lelio.  I 4 pontoni: crocevia con Via Cesa, Via della Chiesa e Via Colletrone, fulcro della vita sociale per oltre mezzo secolo, dove si volgevano nel passato le serate più belle e divertenti della vita del paese, ove si radunavano nelle ore libere, ragazzi, giovani e anziani, soprattutto nei giorni di festa. E molto frequentato nelle lunghe serate d’estate. I ragazzi pensavano a giocare e schiamazzare, mentre quelli più grandi e giovani programmavano divertimenti e scherzi, parlavano e ragionavano di donne facendo progetti per il futuro, mentre gli anziani discutevano dei problemi sociali del paese con grande saggezza:  (la ripulitura delle strade di campagna, la sistemazione dei muri, la falciatura, l’irrigazione, le fontane di campagna, la pastorizia, le vacche al pascolo, le feste patronali) tutto quello che riguardava la vita sociale del paese di una volta. D’estate, il mese di luglio e agosto si rimaneva fino a tarda notte. I 4 pontoni di Filetto hanno visto passare tante generazioni del 900 fino al 2009 anno del terremoto. Le pietre esterne vicino la casa “Giocondo Zinobile” con le continue scivolate dei ragazzi di una volta si sono allisciate. IL BAR DI LELIO. Chiusa l’antica cantina, nel 1968 venne aperto il bar di “Giuseppe Facchinei” gestito quasi sempre dal figlio “Lelio”,  questo bar ha fatto storia dei tanti frequentatori del passato. Prima di raccontare la storia del bar, bisogna spiegare chi era “ LELIO FACCHINEI” Nasce il 4/6/1939 è il quarto figlio su dieci della famiglia, da piccolo il padre lo manda a Mascioni (AQ) presso la zia  “Solidea detta Assunta” sposata in quel paese con un certo Domenico Marcelli nato il 10/5/1910. La coppia non avendo figli, lo  tiene  come fosse un suo figlio adottivo per tanti anni, lo manda a scuola e gli da le educazioni. Dopo gli anni 50 ad Assunta  muore il marito Domenico, purtroppo è costretta tornare al paese nativo “Filetto” riportando il ragazzo. Lelio torna in mezzo ai suoi fratelli, anzi all’inizio lo considerano come fosse un estraneo, ma poi lo accettano e capiscono che è un loro fratello, mentre il padre “Peppe” ogni tanto lo sgridava e gli faceva le cazziate, a volte lo trattava anche male. Lelio con altri giovani di Filetto frequentò un corso di musica diretto dal maestro “Tammaro”.  Intorno agli anni 60 Lelio emigrò con altri giovani filettesi in Svizzera a lavorare come manovale a Zurigo per qualche anno. Intorno agli anni 70 il padre “Peppe” gli affida la gestione del bar.  Lelio in paese venne soprannominato: “Gliu Masciunaru e gliu “Zippatore” “cioè “persona che punzecchia che puncica col dito”.  Per alcuni frequentatori del bar “Lelio” era antipatico perché secondo loro non sapeva stare con i clienti,  invece devo riconoscere che tutto sommato sapeva gestire alla meglio un bar di paese, forse erano esigenti alcuni clienti, ma anche se qualche volta sbagliava, bisognava perdonarlo! I ricordi più belli del bar di Lelio, sono le tante estati trascorse con una marea di bambini a giocare a biliardino, consumare gelati, conosceva i nomi di tutti, all’epoca tornavano tante famiglie con i figli a passare le vacanze a Filetto. I più  grandi giocavano a bocce e  carte, insomma era un via vai di gente al centro del paese e a volte l’estate rimanevano fino alla mezzanotte. Durante il periodo delle feste natalizie, già  un mese prima di natale si giocava “La bestia” gioco di resto, fra fumo di sigarette, alcol tensione nervosa, insomma era un grande divertimento per i giocatori e quelli che guardavano intorno i due tavoli da gioco, il bar era sempre pieno di gente. Ma agli inizi del 2000 con lo spopolamento che continuava inesorabilmente, la gente diminuiva e le piccole attività commerciali del paese ne risentivano tanto. Per lo storico bar di Lelio la botta finale fu data dal terremoto del 6 aprile 2009, il bar venne chiuso per sempre immediatamente con grande tristezza, soprattutto per gli ultimi rimasti che giocavano ancora le carte e giocavano a bocce fu un duro colpo, “come ogni cosa che nasce ha un inizio e una fine”. Purtroppo, dopo il terremoto Lelio si ammalò, morirà dopo tre anni il 3/12/2012. Con questo semplice racconto finisce per sempre la storia dei “quattro pontoni e del bar di Lelio” di tante generazioni che lo frequentarono. In questo mio racconto non bisogna dimenticare il grande “Fiorentino” frequentatore del bar, persona spensierata e di animo buono, divertente con gli amici.  Le immagini fotografiche rappresentano le generazioni del 900 fino all’ultimo decennio scattate fra la piazzetta della chiesa e il bar di Lelio.

 

                                   Collezione fotografica storica di Giovanni Altobelli



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