IL DOPOLAVORO E LE COOPERATIVE DI FILETTO DELL’AQUILA

FILETTO, “LA NOSTRA STORIA 1935/1954” - IL DOPOLAVORO E LE COOPERATIVE  DI FILETTO DELL’AQUILA


- di Giovanni Altobelli -

(Premessa). Siamo a Filetto dell’Aquila nel periodo del ventennio del “Regime Fascista anno 1935”, il paese conta circa 700 anime, la vita prosegue regolarmente. Le attività ricreative all’epoca sono scarse, allora si pensa di aprire il cosiddetto “dopolavoro” in Via Castello 3. La gestione viene affidata ai coniugi: Amedeo e Leonilda Ciampa. Si vende di tutto: sale, pasta, olio, vino, tabacchi e varie,  il dopolavoro ha anche la funzione di cantina. All’epoca è l’unico luogo di ritrovo per giovani e anziani,  si gioca a carte ed ogni tanto si gioca la “morra con le dita” e “passatella” gioco di cantina che ha le sue origini nella antica Roma con lo scopo di non far bere le bevande ad un partecipante e screditarlo, gioco vietato all’epoca. Al dopolavoro si ascolta la radio offerta dal “Regime” per sapere le  notizie;  la popolazione viene tenuta a bada dai referenti del Regime,  simpatizzanti e attivisti del partito fascista (Amilcare Palumbo cl. 1898, Mariano Morelli cl.1909 ed Olindo Illato cl. 1911 quest’ultimo  giovane molto rigido, soprattutto quando si rastrellava il grano per l’ammasso obbligatorio per l’ Italia Fascista previsto dalla Legge del 24 giugno 1935, n. 1049). Non si poteva sgarrare e non consegnare il grano, altrimenti venivi segnalato al gerarca fascista di Camarda. La giovane guardia Giuseppe Spezza classe 1900, all’epoca ebbe un ruolo importante nel far rispettare l’ordine fra la gente. Mariano Morelli mio parente,  ferito durante la strage di Filetto del 7 giugno 1944, già in quel periodo aveva abbandonato il partito fascista facendo con altri filettesi il partigiano. Dopo la guerra Morelli divenuto un famoso impresario edile a Roma, finanziava ogni tanto le sezioni comuniste di Primavalle. Queste notizie apprese dai racconti  di vecchi del paese.  La costituzione delle cooperative di consumo e dell’edilizia nel 1947. Appena finita la guerra a Filetto vennero costituite nel 1947 due cooperative,  allora era ancora un paese povero che viveva di pastorizia e agricoltura. Il governo dell’epoca pensò di dare un piccolo contributo per la costituzione delle due cooperative, per superare la  forte crisi economica, con le case e le strade rotte, dopo la batosta della guerra.  I capi famiglia si riunirono in assemblea con oltre 60 soci,  si autotassarono e con il fondo già ricevuto costituirono la cooperativa di “consumo e dell’edilizia”.   Il  locale si trovava sotto un antico palazzo della famiglia Tivoli con la volta a botte in Via Romana poco distante da Piazza della Chiesa di proprietà di Domenico Ciampa classe 1900.  Quella di consumo provvedeva allo spaccio di prima necessità: vino, olio, pasta, pane, sale, frutta e tabacchi;  in questo locale si ritrovavano i giovani e gli anziani a passare il tempo libero e giocare a carte.  I principali organizzatori e amministratori della cooperativa di consumo furono: Giuseppe Facchinei,  Antonio Chiarizia Presidente,  Ausilio Ianni, Vittorino Ianni, Francesco Cupillari,  Claro Ricino e Domenico Altobelli che fu il primo gestore, dopo qualche anno la gestione passa ai coniugi Giuseppe e Maria Letizia Facchinei.  La cooperativa dell’edilizia venne chiamata “La Campo Imperatore” fu costituita dai seguenti membri: Mariano Morelli capo della cooperativa,  affiancato da Antonio e Pierino Altobelli,  Faustino Ciampa,  Giovanni Ciampa,  Desiderio Cialone,  Levantino Ciampa ed altri.  In quattro anni vennero realizzati i seguenti lavori:  pavimentazione con piccoli ciottoli in pietra in Piazza della Chiesa, Vico della chiesa lato destro e la piccola salita fino ai quattro pontoni e Via Romana, vennero realizzati muri di sostegno in Piazza dell’Aia.  Nel 1949/50 fu realizzato il lavatoio in Via Camarda per le lavandaie di Filetto; l’acqua veniva dallo scolo della fontana vicino la chiesa.  Il lavatoio venne dismesso nel 1980 e abbandonato a se stesso. La cooperativa dell’edilizia chiuse per sempre nel 1951, in quanto tutti i collaboratori operai volevano fare i “mastri” e nessuno voleva fare il  “manovale” , pertanto finì una speranza per Filetto e cominciò l’emigrazione all’estero.  Tornando alla cooperativa di consumo, negli ultimi anni il consiglio di amministrazione affida la gestione a Berardino Ciampa e sua moglie Marietta Orsatti detta la “Giacchettona” che faceva anche la levatrice e la cuoca nella sua vita”.  Cominciarono alcuni dissapori a causa di contravvenzioni  da parte dell’Intendenza di Finanza ai gestori, pertanto il Presidente di allora Claro Ricino con assemblea dei soci del 7/2/1954 fece chiudere definitivamente  la cooperativa e venne diviso fra i soci il piccolo patrimonio restante “bottiglie, imbuti, misurini dell’olio, quarti, mezzo litro e un litro, bilance, forchette, palette, piccoli strofinacci, cavatappi  e varie.  Ho voluto ricordare la storia del dopolavoro e delle cooperative di Filetto dell’Aquila, di questi uomini, personaggi del 900, ognuno nel proprio ruolo, fatti di miseria, sofferenze, ideali anche contrapposti del passato di un tempo che fù.

              Collezione fotografica e documentazione di Giovanni Altobelli

                  



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