GLI ZINOBILE DI FILETTO DELL’AQUILA

- di Giovanni Altobelli -

 

 

Premessa. Il cognome Zinobile è un cognome raro in Italia, forse appena arriva a 100 persone. Pare che i Zinobile sia stata un’antica famiglia di Occimano, antico borgo romano della provincia di Alessandria nel Monferrato in Piemonte. Cerco di dare un breve cenno storico del cognome “ I Zinobile di Filetto dell’Aquila”. Fanno la prima apparizione a Filetto intorno agli inizi del 1700, forse è il settimo o l’ottavo cognome come numero di persone. Gli Zinobile di Filetto hanno contributo alla formazione demografica di questo paese mettendo le loro radici. Non ci sono precise notizie storiche della provenienza di questo cognome “Zinobile”. Dal primo Zinobile che è arrivato a Filetto ci sono state le varie ramificazioni di questo cognome. Premesso che Zinobile come altri cognomi di Filetto, negli ultimi 300 anni hanno svolto la vita di contadini e di allevatori di bestiame. Mentre alcuni di essi fra la metà dell’800 e 900 sono arrivati nel Vaticano a Roma, lavorando come “fossori” ed altre mansioni.  In questo mio breve scritto, mi limiterò a raccontare la storia di tre famiglie “Zinobile di Filetto” dove nel passato facevano capo ad un unico “Zinobile” – “Capostipide”.  Iniziamo a parlare di Pasquale Zinobile che sposa la filettese Armerinda Cupillari.  Da questo matrimonio nasce a Filetto Domenico Zinobile il 18 ottobre 1847 il quale sposa la filatrice di Pescomaggiore Marianna Iezzi. Da questo matrimonio nasce il il 16 febbraio 1875 Ferdinando Zinobile nella sua vita gli vengono attribuiti i seguenti soprannomi: detto Fiore della Peschia (riferimento a sua madre che era di Pescomaggiore), o Fiore de Savina e a suo figlio Gino lo chiamavano “Gino degliu Vaccaro” perché Fiore nella sua vita faceva il vaccaro alle montagne di Filetto. Ferdinando Zinobile da giovane sposa la giovane filatrice filettese Gioconda Ciampa. Da questo matrimonio nascono i seguenti figli: Francesco Zinobile famoso fossore riportato nell’articolo dell’Osservatorio romano nato a Filetto il 9/12/1908 sposato con Angelina Pediccini ebbe una figlia “Fausta” morì in giovane età, Francesco Zinobile morì a Roma il 23/10/1974, Oliviero Zinobile nato a Filetto il 2 luglio 1905, Pasquale Zinobile nato a Filetto il 30 aprile 1899 emigrato in America e Gino Zinobile nato a Filetto il 14 febbraio 1915 marito di Antonina Cupillari,  da questo matrimonio nasce a Filetto Fulvio Zinobile il 22 gennaio 1938 e continua la discendenza di questo cognome. Voglio precisare secondo la mia memoria di aver visto Ferdinando Zinobile il vecchio.  Quando ero giovane mi ricordo che frequentava molto il bar di Scarsella in piazza della Cesa: (si beveva spesso dei bicchieri di vino e ci metteva un uovo dentro che si portava appresso).  Durante l’inverno portava un grande mantello nero…. Il ramo di questo cognome Zinobile è da riferire che sono stati dei famosi fossori nelle catacombe romane. Altro ramo importante è quello di Zinobile Crisanto nato a Filetto il 31 gennaio 1869 è stato un famoso muratore nell’ambito delle costruzioni di Filetto nella fine dell’800 e 900 costruendo anche la sua casa nel 1902 al centro del paese, Crisanto è morto il 19 novembre 1939. Era figlio di Giocondo nato a Filetto il 30 aprile 1828 morto 22 novembre 1906 e di Pasquarosa Cialone nata a Filetto il 5 gennaio 1827 e morta il primo ottobre 1905. IL nostro Crisanto sposa la filatrice filettese Giacomina Donati nata a Filetto il 28 ottobre 1868 da Diodato Donati e Vincenza Celestini. Dal matrimonio di Crisanto nascono i seguenti figli: Berenice, Erminio e Giocondo quest’ultimo nato il 22 ottobre 1901. Cerco di parlare di Zinobile Giocondo che personalmente ho conosciuto durante la mia giovinezza. Giocondo Zinobile sposa Ercole Carolina dove nascono i seguenti figli: Sandro, Lina, Gino e Valdino. Il cognome Zinobile del nostro Crisanto di Filetto prosegue il cammino e il percorso della vita creando nuove generazioni…Un altro filone del cognome Zinobile è Francesco bracciante nasce a Filetto il 10 gennaio 1855, sposa la giovane filatrice Clorinda Iovenitti di Paganica. Da questa unione nascono i seguenti figli: Biagio nato il 7 luglio 1891, Goffredo nato il 15 febbraio 1894, Antonio nato il 19 maggio 1896 e Martino Zinobile nasce il 15/12/1900. Mi limiterò a parlare di Martino Zinobile poiché ho avuto notizie in riguardo. Martino Zinobile sposa la filettese Evelina o Velina Gambacurta nata il 15 novembre 1900, figlia di Enrico Gambacurta e Brigida Alloggia mia lontana parente per conto degli Alloggia. Dall’unione matrimoniale fra Martino Zinobile ed Evelina Gambacurta nascono i seguenti figli: Enrico detto Richetto, Raffaele e Clorinda gemellini, Luigi, Francesco, Ivano e Rodolfo “nato nel 1944”. Lo ricordo quando ero bambino quasi della mia stessa età quando aveva “la malattia degli orecchioni” mentre andai alla casa con mia madre a trovare mentre stava morendo la madre Evelina negli anni 50. Il grande Martino Zinobile dopo la seconda guerra mondiale emigra in sud America in Brasile con tutti i figli. Nuove generazioni si sono formate nel nuovo continente. Finisco questo breve racconto sul cognome Zinobile di Filetto. Sperando che queste notizie da me ricercate possono arrivare con la nuova tecnologia oltre oceano che le attuali generazioni e future possono apprendere le proprie origini da dove provengono. A tutti i Zinobile di Filetto sparsi per il mondo di farne tesoro di questo semplice documento per il ricordo della storia di Filetto, sperando che qualcuno diventerà anche importante nella loro vita, quindi è da non dimenticare mai il passato e le nostre origini.

 

 

 

 

                          Ricordo di Francesco Zinobile

                                         (documento tratto dall’Osservatorio Romano) del 1974

 

Non c’è, e non c’è stato in questi ultimi quarant’anni studioso di archeologia cristiana che, per le sue visite e le sue ricerche nelle catacombe romane, non si sia affidato alla guida sicura di Francesco Zinobile, “Ciccio”, come era chiamato da tutti. Ora, Ciccio se ne è andato, immaturamente per sempre: proprio Lui, che vigoroso e infaticabile, sembrava avviato decisamente al superamento della meta dei novantacinque anni, raggiunta dal suocero, Filippo Pediccini, l’intimenticabile “Filippetto”, per oltre mezzo secolo capo squadra dei “fossores” della Pontificia Commissione di archeologia sacra, con il quale aveva compiuto, giovinetto, i primi passi nella Roma sotterranea cristiana.

E non c’è stata in questi ultimi quarant’anni scoperta importante nel campo delle antichità cristiane, alla quale non abbia partecipato Ciccio: dal ritrovamento della Schola degli Equites sinculares e di resti di altri edifici romani sotto la navata centrale dell’Arcibasilica Lateranse, a quello della tomba di S.Pietro: dal recupero della catacomba della via Dino Compagni, con la sua preziosa serie di affreschi del IV secolo, ai travarienti della Basilica anonima della via Ardeatina, di regioni sconosciute del  Coemeterium maius  sulla Nomentana e del complesso di S. Tecla presso la via Ostiense, tanto per citare solo le principali.  Apparteneva a una famiglia – l’ho ricordato altre volte – d’origine abruzzese, un elemento della quale, Giovanni Zinobile, ritrovò nel 1845 lavorando con il padre Giuseppe Marchi, maestro di Giovanni Battista De Rossi, la tomba intatta del martire Giacinto nel cimitero di Fassilla sulla Via Salaria vetus: aveva, perciò, l’archeologia cristiana nel sangue. Così, quando questa o quella impresa edilizia intraprendeva lavori in zone adiacenti a regioni catacombali, la Pontificia Commissione inviava sul posto Ciccio, il quale era implacabile nella tutela dell’area monumentale e pronto a cogliere il sia pure appena percettibile indizio di eventuali sviluppi dell’area stessa. Partecipava ai lavori degli studiosi con l’interesse e il fervore dell’appassionato e voleva rendersi conto con esattezza di tutto: “Professò, me spieghi un po’, ”era solito chiedere, e seguiva la spiegazione in modo tale da dare l’idea, ripetendo silenziosamente le parole dell’interlocutore, come appariva dal movimento delle labbra, di volerla scolpire nella mente. Né esitava a manifestare il proprio parere, pur premettendo modestamente: “Adesso dico una fesseria”; e il “parere di Ciccio”, divenuto proverbiale, era tutt’altro che trascurato dagli archeologi. Conosceva le catacombe romane come pochi, e, oltre al resto, aveva un senso dell’orientamento tanto spiccato da districarsi agevolmente nella più labirentea delle reti cimiteriali. Distingueva a prima vista le iscrizioni cristiane da quelle non cristiane, e, naturalmente, quelle greche dalle latine, individuando prontamente fra queste i caratteri da masiani, anche in base a un solo frammento. Con la morte di Ciccio la Pontificia Commissione e gli archeologi cristiani in genere hanno perduto un collaboratore incomparabile e un amico sincero; un uomo che alla dedizione al suo lavoro univa la devozione… per coloro i quali costituiscono l’origine dell’archeologia cristiana: i Martiri: dei primi secoli. Alla consorte, alla figlia, al fratello Gino, che assicura la continuità della partecipazione della famiglia Zinobile a lavoro della Pontificia Commissione, le nostre condoglianze e l’assicurazione del suffragio cristiano.                                                                                                   S.C.

N.B. – nel documento dell’Osservatorio Romano è riportato Filippo Pediccini, ma in realtà è Filippo Pediconi, suocero di Francesco Zinobile. Inoltre, a Filippo Pediconi, gli è morto il nipote con tutta la famiglia nel terremoto del 24/8/2016 ad Amatrice.                                    G.A.

 

Collezione fotografica storica di Giovanni Altobelli.

 (Documenti  anagrafici Delegazione Camarda e Archivio di Stato)



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