Filetto - Matrimoni del passato -

- di Giovanni Altobelli -

 

 

Premessa. I matrimoni del passato a Filetto dell’Aquila, sono stati come in tutti gli altri paesi del circondario e del centro sud dall’800/900 con le loro storie e le loro usanze. Unioni matrimoniali semplici, di giovani sposi che hanno sofferto ed attraversato, miseria e povertà. I primi incontri avvenivano fra i giovani soprattutto in campagna, durante il pascolo delle mucche. Le simpatie e conoscenze avvenivano per strada, alla fontana del paese quando con le conche andavano a prendere l’acqua. Mentre durante i periodi invernali le giovani ragazze frequentavano le stalle dedite alla filatura della lana, nei ricami delle lenzuola e lavori a maglia, dopo una certa ora veniva suonata la fisarmonica e le ragazze cominciavano a ballare con i giovani e nascevano i primi amori. Le mamme che avevano le giovani figlie a svolgere questi lavori, acconsentivano che parlassero con i giovani pretendenti dietro la loro vigile sorveglianza. A volte qualche domenica e giorni festivi, i giovani organizzavano feste da ballo in qualche casa privata, ma le mamme a volte erano sfavorevoli e restie a dare il loro consenso alle proprie figlie a partecipare a queste feste, poiché le giovani non potevano essere controllate direttamente. I giovani innamorati, dopo una discreta frequentazione chiedevano il permesso ai genitori per il “Si” al fidanzamento. Nel passato era usanza che i genitori dello sposo venissero accompagnati alla casa della sposa per una maggiore conoscenza e conferma al fidanzamento. Va ricordato che nel passato la giovane donna quasi sempre succube delle decisioni dei genitori o dei parenti per arrivare ad un buon partito, molte volte nell’800/900 si guardava se lo sposo era un possidente, ossia se aveva “la roba”. A volte prima di arrivare al matrimonio, il fidanzamento durava anche diversi anni. Quando nel passato il giovane emigrava oltre oceano (America o Australia) il matrimonio avveniva per procura. Preparativi al matrimonio. Deciso il giorno delle nozze, iniziavano i preparativi, si facevano gli inviti ai parenti e amici.  La sposa preparava “la dote”, cioè tutto l’occorrente da trasferire alla casa dello sposo (piatti, casseruole, padelle, bicchieri, cucchiai, forchette, coltelli, pentole, cuscini, federe, lenzuola, coperte ed altro), e veniva depositato in appositi canestri e ceste di vimini. Successivamente si invitavano amici e parenti a trasportare “la dote” dalla casa della sposa alla casa dello sposo, facendo per le strade una specie di sfilata, dove la gente del paese osservava curiosamente, facendo ognuno i propri commenti. Lo sposo doveva provvedere all’acquisto del letto e l’altro occorrente della casa. Alcuni giorni prima della celebrazione del matrimonio, era usanza in paese per rafforzare l’unione degli sposi, organizzare nella casa della sposa un pranzo preliminare per la buona riuscita. Il giuramento presso il Comune. Un mese prima del matrimonio, gli sposi e i parenti si recavano presso la Delegazione Comunale di Camarda alla presenza del Segretario e due testimoni per celebrare il matrimonio civile, registrati nomi e paternità si apponevano le relative firme degli sposi e testimoni, seguiva un piccolo rinfresco di bevande, nocci zuccherati, confetti e bevande. IL giorno del matrimonio, i rispettivi invitati la mattina si recavano nella casa dello sposo o della sposa a fare gli auguri, seguito da un semplice rinfresco. Suonate le campane, il parroco preparata la messa, lo sposo coi parenti andava in chiesa per prima, poi aspettava la sposa accompagnata dal padre o chi ne faceva le veci e si dirigevano verso l’altare. Il parroco celebrava la messa e al momento del giuramento “di fedeltà al matrimonio”, leggendo le principali regole di galateo del matrimonio. Lo sposo e la sposa, si scambiavano le “fedi nuziali” dicendo il fatidico “Si”.

Il pranzo nelle case. Nel passato nei nostri paesi, essendoci povertà e miseria i pranzi dei matrimoni venivano fatti nelle case degli sposi. Il primo giorno, di sabato dopo la celebrazione del matrimonio, si andava a pranzo alla casa dello sposo. Mentre il secondo giorno di domenica, dopo la messa si andava a pranzo alla casa della sposa. Dopo aver fatto la spesa generale, il pranzo veniva cucinato dalle persone più esperte del paese, ricordo di averne conosciuto due anziane signore: (Marietta Orsatti detta la Giacchettona e Teresa Cupillari). Il pranzo consisteva in un antipasto locale, pasta al forno, agnello, vitello cotto al forno e vini delle vigne locali. Durante il tardo pomeriggio, quasi a fine pranzo, i giovani invitati organizzavano i balli, qualcuno del paese suonava la fisarmonica ed avvenivano a volte nuovi fidanzamenti. Verso la tarda serata, quando parenti ed amici andavano via, i genitori della sposa, dello sposo e qualche parente, accompagnavano in camera matrimoniale i novelli sposi.

I cantori della notte. Mentre gli sposi trascorrevano la prima felice notte d’amore con grande bramosia, ad una certa ora arrivavano i cantori della notte a portare le serenate ai novelli sposi. Dopo la mezzanotte ai cantori, veniva consegnato un vassoio di nocci, confetti, vino e liquore. Appena consumato il rinfresco, il più vecchio dei cantori ad alta voce gridava: “E’ fatta, è rotta è stata deflorata”. Poi si aspettava la mattina di buonora.

La goccia di sangue e virilità. Mentre gli sposi avevano trascorso la felice notte d’amore, in camera si presentavano i genitori della sposa e dello sposo, qualche parente e qualche vecchia del paese a rifare il letto, osservando se nelle lenzuola si notasse almeno una goccia di sangue a dimostrazione che la giovane era vergine prima del matrimonio, cioè che non era stata posseduta da altri giovani prima. Tutti i presenti, erano contenti e applaudivano e baciavano la sposa e lo sposo. Se invece non veniva trovato niente nelle lenzuola, significava che era stata posseduta nel passato, allora genitori e parenti rimanevano in un muto silenzio e con un certo mormorio accettavano passivamente la situazione, come non fosse successo niente. Anzi si racconta che nel passato, se una giovane era stata già deflorata, qualche anziana donna anticipatamente camuffava e lasciava sulle lenzuola qualche goccia di sangue di piccione o coniglio per far felici tutti. Quando fra gli anni 60/70 stava arrivando il benessere e cominciano a circolare le macchine, la sposa pretendeva dallo sposo di passare la prima notte a L’Aquila in qualche alberghetto di secondo ordine o altrove, per evitare eventuali controlli di gocce di sangue alle lenzuola.

Servizio fotografico. All’epoca non esistevano ancora servizi fotografici, non c’erano ancora le macchine fotografiche, pertanto a distanza di una settimana, i giovani sposi preparavano le due valigie con gli abiti del matrimonio e con gli asini si recavano a L’Aquila, parcheggiando nelle stalle gli asini, poi si recavano al centro storico dai più famosi fotografi dell’epoca: (Igino e Ludovico Carli, I Rosati, Felice Agnelli e tanti altri). Dopo una settimana venivano ritirate le bellissime foto in bianco e nero da ammirare, dopo aver letto questo racconto. Aggiungo che uno dei primi servizi fotografici a Filetto avvenne nel 1956, tra il matrimonio di Enrico Marcocci e Giacomina Ciampa.

Conclusione. Oggi il mondo è cambiato, con la modernità e il benessere, avvengono matrimoni sontuosi, grandi ristoranti, viaggi di nozze con costose crociere. I matrimoni del passato sono scomparsi da oltre mezzo secolo, la povertà e la miseria non c’è più. Non ci sono più le famiglie numerose. Prima c’era l’unità e il rispetto della famiglia, oggi ci si sposa e molti matrimoni vanno a buon fine, ma a volte si divorzia facilmente, si convive. Purtroppo, non esistono più i matrimoni del passato. Queste sono solo memorie di un tempo che fù.

 

              Collezione fotografica storica di Giovanni Altobelli



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