LA CASETTA SFASCIATA NELLA PIANA DI FUGNO

LA CASETTA SFASCIATA.
(Nella Piana di Fugno di Filetto dell’Aquila)

- di Giovanni Altobelli - 

 

Premessa. Nel territorio di Filetto dell’Aquila nella “Piana di Fugno” a 1400 m.s.m. nella parte bassa della piana zona sud-ovest si trova la località denominata “La Peecagna”, verso l’inizio del costone è abbandonata una piccola e antica costruzione chiamata dai filettesi la “Casetta Sfasciata”. La superficie quasi a forma rettangolare è di circa 45 mq. compreso le vecchie mura di uno spessore di 50 cm, forse la sua costruzione risale ai primi del 1700. Secondo i racconti dei vecchi, questa casetta l’avrebbe fatta costruire un grande possidente filettese, forse molto religioso, poteva essere nel passato un luogo di culto e di preghiere per esorcizzare anche il buon raccolto dei campi.  Nelle antiche pareti fino agli anni 80 si notavano ancora delle pitture religiose. Forse nel passato veniva utilizzata come ricovero dei contadini dalle improvvise intemperie. Qualcuno ipotizza che fosse stata nel passato della famiglia Memmi o della famiglia Morelli o altre, ma non ci sono prove certe di chi nel passato l’abbia costruita. Comunque sia questo antico rudere è abbandonato da oltre 100 anni, essa fa la guardia alla pianura e alla montagna. Qualche vecchio nel passato ha raccontato che verso la metà dell’800 un brigante delle parti fra Picenze e Barisciano, braccato dalle guardie abbia nascosto nella vecchia casetta sotto il pavimento in pietra la refurtiva di un tesoro. Arrestato e poi rimasto per tanti anni in carcere, pare che avesse confidato prima della sua morte a due suoi nipoti l’esistenza di questa refurtiva giacente nella “Casetta sfasciata” della Piana di Fugno di Filetto.  Durante la Seconda Guerra Mondiale nel 1943, due uomini a cavallo andarono nella casetta abbandonata a prelevare la refurtiva nascosta tanti anni prima da un brigante loro parente. Conclusioni. A parte i racconti del passato, veri o non veri, i ruderi di questa antica casetta sono ubicati in zona demaniale, quindi non è di nessun cittadino del posto. Gli enti preposti: (parco o comune) con un piccolo contributo ad associazioni locali o associazioni di alpini con mano d’opera gratuita, si potrebbero risistemare le mura perimetrali, realizzando anche il tetto e la “Casetta sfasciata” potrebbe tornare all’antico ricovero per ripararsi dalle improvvise intemperie: (da pastori, cacciatori, cercatori di funghi e escursionisti).  La montagna deve essere valorizzata soprattutto per queste cose, altrimenti dare i finanziamenti alle associazioni o enti che non fanno niente, non va bene.  Le strutture del passato, fatte dagli antichi hanno la loro storia, non vanno abbandonate, ma bisogna migliorarle, mantenerle per ricordare quel tempo che fu.

 

 

Collezione fotografica storica di Giovanni Altobelli.



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