Nel bombardamento che distrusse la Zecca venne colpito un opificio per la lavorazione della ginestra

Nel bombardamento che distrusse, la mattina dell’8 dicembre del 1943, l’Officina carte e valori e la stazione ferroviaria dell’Aquila, furono i giorni della conta dei morti: accanto alle 19 vittime tra i lavoratori aquilani di quella che era comunemente chiamata la ‘Zecca’, c’erano i 200 morti, forse più, della stazione, e i caduti tra i civili di Borgo Rivera, il quartiere aquilano delle 99 cannelle.
A poche centinaia di metri dalla zecca c’era uno stabilimento per il processo di lavorazione della ginestra a uso tessile. Fortunatamente in quel periodo la lavorazione era stata sospesa e non ci furono vittime. L’edificio venne distrutto dalle bombe e ancora oggi sono ben visibili i segni, come si può vedere dalle foto che ci sono state inviate da Salvatore Nardecchia.

L’edificio distrutto venne acquistato da un contadino locale, Carmine Nardecchia, ma da allora non è stato mai ricostruito. L’opificio per il processo di lavorazione della ginestra a uso tessile, vide il suo apice durante il periodo autarchico imposto dal regime fascista negli anni ’40, quando non potendo importare tessuti e materie prime dall’estero si arrivò a produrne dalla ginestra.
 



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