Consiglio comunale in trasferta a Bruxelles, presi in giro sulla zona franca

«Siamo stati presi in giro. Sulla Zona franca ci si è mossi tardi, lentamente e senza motivazioni». Il sindaco Massimo Cialente non ha atteso il rientro dalla trasferta di Bruxelles per dar sfogo alla sua rabbia.
 Un’iniziativa senza precedenti nella storia dell’Unione europea, quella attuata dal consiglio comunale dell’Aquila, volato a Bruxelles per spiegare le ragioni della richiesta legata all’istituzione della Zona franca urbana per la città devastata dal terremoto.
 Un provvedimento dato più volte per scontato dalla struttura commissariale, dal governo Berlusconi e da esponenti del centrodestra e che, invece, non sembra davvero a portata di mano.
 «Questo consiglio straordinario nel cuore della civilissima Europa, nella sede del Comitato per le regioni, è servito a fa luce su una vicenda che ha dell’incredibile. Qui a Bruxelles» ha detto il sindaco Cialente «ci è stato spiegato che l’iter per il riconoscimento della Zona franca urbana è stato avviato a gennaio 2011 e che solo alcuni giorni fa sono arrivate le integrazioni richieste dalla Commissione. Siamo di fronte all’ennesima beffa ai danni degli aquilani, di cui stavolta faranno le spese migliaia di imprenditori, commercianti e lavoratori».
 Parole inequivocabili, con tanto di accuse di «superficialità e sciatteria» nei riguardi di chi aveva il compito di tutelare gli interessi della città, pronunciate da Cialente - a consiglio finito - nell’incontro con la delegazione dei parlamentari europei, guidata da David Sassoli e composta da una quindicina di esponenti politici in rappresentanza dei diversi schieramenti.
 «La burocrazia che sta bloccando la ricostruzione pesante» ha aggiunto il primo cittadino «ha prodotto anche questo enorme danno all’economia e all’occupazione della città. La Commissione per la concorrenza dell’Ue, che deve deliberare in merito alla Zona franca, aveva espresso delle riserve e prospettato lo strumento del “de minimis” quale alternativa in grado di dare respiro alle attività produttive. Perché non è stato fatto nulla? Non si voleva raccogliere il suggerimento, peraltro subito attuabile perché di competenza delle autorità italiane? Evidentemente lo si voleva tirar fuori dal cappello a cilindro in un secondo momento per poi spacciarlo per Zona franca. La verità è che la nostra emergenza è stata trattata dal governo e dalla struttura commissariale come una normale pratica burocratica».
 Consiglieri e amministratori aquilani - nella delegazione, tra gli altri, anche l’assessore regionale Gianfranco Giuliante, il collega della Provincia, Guido Liris, nonché i rappresentanti delle associazioni sindacali e di categoria che hanno sostenuto l’iniziativa - si sono ritrovati ieri mattina nella sede del Comitato delle regioni. Lì per parlare «in un consiglio comunale straordinario, del dramma che la città sta vivendo dal 6 aprile del 2009».
 «Siamo qui» ha esordito il presidente del consiglio comunale Carlo Benedetti, «per rappresentare una città che ha perso tutto, per raccontare al meglio la nostra tragedia collettiva».
 Una seduta che si è chiusa con l’approvazione di un documento a sostegno dell’istituzione della Zona franca sapendo, però, che il percorso è tutto in salita. In particolare, l’assemblea ha deliberato «di impegnare le istituzioni italiane a porre in essere tutte le azioni finalizzate al rapido perfezionamento dell’iter volto all’istituzione della Zona franca nell’ambito territoriale della città dell’Aquila; di provvedere all’incremento delle risorse individuate (da coordinarsi con gli aiuti di Stato e con gli ulteriori strumenti di programmazione); di assicurare l’accesso ai benefici anche alle imprese già operanti sul territorio».
 «È stata una giornata importantissima» ha aggiunto Cialente «perché abbiamo avuto modo di spiegare la nostra realtà. A questo punto dobbiamo certamente portare avanti il discorso della Zona franca sulla quale, però, c’è molta rigidità. Nel contempo dobbiamo intraprendere ogni azione per ottenere lo strumento del “de minimis”. Incontrando funzionari e parlamentari dell’Ue abbiamo compreso che dobbiamo muoverci con le nostre forze e verificare ogni cosa per evitare nuove bugie e omissioni. L’Europa ci è vicina e siamo pronti ad istituire un tavolo permanente, così come proposto dall’onorevole Sassoli, che ci consenta di esplorare tutte le possibilità offerte dalle politiche comunitarie per la ricostruzione».

 



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