I FACCHINEI DI FILETTO NELLA STORIA

- di Giovanni Altobelli -

 

Premessa. Il cognome Facchinei è assai conosciuto nel comprensorio “Filetto-Pescomaggiore-Picenze”. Cercherò di fare un po’ di chiarezza su questo cognome e delle sue origini. Visto le scarne notizie di questo cognome è da ritenersi, comunque che nel 1500 abbiano avuto qualche apparentamento con gli spagnoli, “De Facchineis”, italianizzato poi “Facchinei”. A Filetto con il cognome “Facchinei” si possono distinguere due famiglie, l’antica famiglia “Facchinei” possidenti di terreni e antichi palazzi costruiti agli inizi del 500 fra Filetto e Picenze. Mentre l’altra famiglia dei “Facchinei” di Filetto meno agiata abitante nel quartiere denominato “Piucolle” detta degli “Abati”, ove in questa famiglia sono usciti monaci e preti ma riconducibile sempre ai primi “Facchinei”. Mi limiterò ora ad accennare della famiglia “Facchinei” abitante fra Piazza della Chiesa e Via Romana. Dopo il 1550, mentre a L’Aquila si stava costruendo il “Castello Spagnolo”, a Filetto in quell’epoca questa ricca famiglia costruiva il “Palazzo Facchinei”. Formato al piano terra da stalle, rimesse varie e nel sottoterra cantine e rimesse derrate agricole per una profondità di circa metri 6, mentre al piano superiore un grande loggiato con l’abitazione e varie camere da letto. Da questa famiglia sono usciti grandi personaggi come:”Il notaio Don Tommaso Facchinei, generali e il famoso Sindaco Pasquale Facchinei”, oltre diversi prelati. I Facchinei di fronte al loro palazzo avevano una piccola chiesetta personale, erano di una grande vocazione religiosa. Dopo il declino dell’antica “Chiesavecchia” dedicata a S. Giovanni Battista nel corso dei secoli e per causa dei terremoti.  “I Signori Facchinei” sono stati i promotori e principali finanziatori della costruzione della nuova chiesa iniziata nell’anno 1663 insieme a tutto il popolo di Filetto. Attualmente si notano nel lato sinistro dentro la chiesa due lapide con scritte in latino del defunto an “Beato Saverio Francesco Facchinei” morto all’età di 14 anni il28 febbraio 1749, venne traslato dalla Chiesa Vecchia, dove fungeva da antico cimitero il 23 luglio 1846, alla presenza delle autorità religiose e il Vescovo Michele Navazio, rimasero tutti esterrefatti a vedere la lingua ancora intatta. Il La famiglia Facchinei produceva grande quantità di vino che smerciava anche a L’Aquila dove avevano altri possedimenti. Questa grande famiglia aveva quasi il 60% dei possedimenti di terreni nel comprensorio di Filetto, soprattutto tutti i terreni all’ingresso del paese e vicino il loro palazzo. Il grande sindaco Pasquale Facchinei verso il 1815 ebbe il merito di contribuìre alla perimetrazione delle montagne e terreni con i paesi confinanti: (Assergi-Camarda-Paganica-Pescomaggiore-Barisciano), tutt’oggi rimasti nei vincoli territoriali del Comune dell’Aquila per la frazione di Filetto. Anche in quel periodo storico sotto il sindaco Pasquale Facchinei, furono assegnate piccole porzioni di terreni divenute “Aie” cespi comunali per lavori agricoli, mucchi di grano e varie. La famiglia Facchinei durante l’invasione francese dal suo palazzo a Filetto difese le truppe spagnole sparando dalle varie feritoie. I Facchinei di Filetto avevano una seconda residenza al palazzo di Picenze, facevano continuamente la spola fra i due paesi passando per la montagna di Pescomaggiore in circa due ore. I Facchinei avevano dei possedimenti sopra a Paganica, lungo la strada per Pescomaggiore dove si costituirono nel passato degli insediamenti umani, la località veniva chiamata in direzione di Fonte Verrone “La Vasca dello spagnolo”.  Questa grande famiglia dei Facchinei di Filetto verso la fine del 1800 comincia ad avere la sua decadenza, pertanto uno degli ultimi dei Facchinei, Don Raffaele figlio di Pasquale Facchinei nel 1923 vende tutte le proprietà alla famiglia Palumbo proveniente da Roio e istauratasi a Filetto alla fine dell’800.  Questa è la prima parte degli antichi Facchinei di Filetto. Adesso cerco raccontare dell’altro ramo dei Facchinei di Filetto.

RICORDO DI GIUSEPPE FACCHINEI

                                              LA NOSTRA STORIA

                                             di Giovanni Altobelli

Premessa. Giuseppe Facchinei nasce a Filetto dell’Aquila il 29/3/1906 da Clemente e Domenica Gianfrancesco. Il padre Clemente Facchinei nasce 22/4/1858 ed è figlio di Isidoro nato nel 700 e di Grazia Benedetti, il quale è il capostipite di questa famiglia importante, riconducibile sempre alla storica famiglia dei Facchinei di Filetto. Clemente Facchinei agricoltore, si unisce in matrimonio con la giovane filatrice Domenica Gianfrancesco nata a Camarda il 26/1/1861. Da questo matrimonio nascono sei figli: (Grazia n. il 9/7/1891 emigrata in America, Artemisia n.  5/4/1894, Solidea detta Assunta n. 5/3/1904, Isidoro nato il 23/10/1897 emigrato in America, Giuseppe n. il 29/3/1906 e Antonio detto Armando n. il 9/5/1909 che divenne vigile urbano a L’Aquila.  Fatto questo excursus storico di nascite di questa grande famiglia, passiamo al nostro personaggio del 900 “Giuseppe Facchinei”.  Fin da giovane dimostra abilità, intelligenza e scaltrezza, verso gli anni 30, sposa Maria Letizia Bernardi nata il 9/5/1909 a Barisciano (AQ).  Abitano a Filetto nel quartiere “Piucolle”, vicino l’archetto, parte bassa del paese nel vecchio agglomerato degli antenati, dove si presume ci fosse stato nel passato un piccolo convento, anzi questa razza dei Facchinei veniva chiamata: “Quissi degli abati”. La moglie di Giuseppe, “Maria Letizia”, donnina piccola e aggraziata in paese la chiamavano “Marietta”.  Da questo matrimonio dopo gli anni 30 nascono dieci figli. Il primo “Furio” nasce il 31/9/1931, dopo sei anni, nei primi mesi del 1937 muore col “gruppo alla gola”, una forte infezione grave di batteri alla faringe. Il secondogenito “Clemente” nato il 16/5/1933 nome ripreso dal nonno paterno, all’età di dodici anni, mentre pascolava le pecore in località “Fontebella”, il 21/7/1945 trovò un residuo bellico, cioè una bomba lasciata dai tedeschi nel 1944 durante la rappresaglia di Filetto, il ragazzo incuriosito manomise la bomba che gli scoppiò facendolo saltare in aria. Gli altri figli di questa famiglia: (Fulvio Dario n. il 14/6/1937, Lelio nato il 6/7/1939, Giorgio n. il 18/4/1942, Emidio n.  17/4/1944, Luciana n. 24/4/1946, Domenico n. 1/1/1951, Ezio n.  6/3/1953 e Maria Rita n.  1/6/1955.   Giuseppe Facchinei e sua moglie Maria Letizia con una famiglia numerosa alle spalle e con tanta miseria all’epoca, fecero tanti sacrifici per tirare avanti. Dopo la guerra Giuseppe Facchinei, dimostrò grande abilità nel commercio, dopo gli anni 50 gestiva la cooperativa di consumo in Via Romana, successivamente insieme al fratello Antonio acquistano la casa di “Mariano Morelli” in Piazza della Chiesa.  Giuseppe Facchinei poi apre una cantina con negozio di alimentari, gestita dalla moglie Maria Letizia. All’epoca vendeva di tutto: dalle sigarette, vino, olio, pasta, conserve, frutta, oltre aghi, insetticidi per mosche e pidocchi e altro. Giuseppe Facchinei per acquistare gli alimentari a L’Aquila o Paganica, aveva comprato una biga tirata da una muletta sarda. Qualche anno dopo, il progresso andava avanti, presa la patente compra una macchina “Fiat balilla” fu un grande evento per Lui e figli ma anche per i filettesi. I figli piccoli fecero esperienza e cominciarono ad imparare a guidare la macchina, c’era la messa in moto davanti e stavano sempre a girare con la manovella.  Il povero Giuseppe verso il 1955, mentre tornava dall’Aquila carico di alimentari, a tarda sera lungo la strada bianca “Camarda-Filetto” nei pressi delle prime curve fatte a tortiglione, ebbe un incidente. In quella notte trasportava anche due suoi amici “Quintino e Umberto Marcocci” che uscirono illesi dall’incidente, mentre Lui fu ferito gravemente ad un braccio e per sempre impedito e non potette più guidare la “balilla,” ormai guidavano i figli diventati grandi.  Giuseppe Facchinei è stato un grande commerciante del passato: acquistava mandorle, noci, commerciava uva, vino e frumenti, ebbe grande amicizia con un grande commerciante di Paganica “Antonio Rossi” soprannominato “il calarese” ossia il calabrese, forse dalle sue antiche origini calabresi. Giuseppe Facchinei durante gli anni 60 fu nominato “Fiduciario di Filetto per il Comune dell’Aquila”, ordinò e partecipò ad eseguire i lavori di demolizione di una casa pericolante in Via Cesa angolo Vico Castello di proprietà di “Raniero Sebastiano” di Sant’Elia (AQ), riportata al foglio urbano 74 particella 148 di mq. 33, dietro un esposto di alcuni cittadini. Detta casa era abitata da un certo Paolo Memmi detto “Pauruccio” di Filetto il quale aveva sposato come seconda moglie “Malvina Cialone” la quale durante la demolizione per rabbia diede un morso ad un dito di un carabiniere. Ma torniamo al nostro Giuseppe Facchinei, ormai i figli crescevano e diventano grandi, ognuno prese la propria strada.  Io personalmente conoscevo bene ed avevo un buon rapporto con Lui, lo ricordo nella sua abitazione quando trascriveva nel “libro mastro” il nome e cognome della gente che aveva acquistato la merce senza pagare al momento, dopo Lui registrava con precisione i creditori. Lo ricordo quando durante le feste patronali si esibiva a ballare in Piazza della Chiesa.  Ormai verso la fine degli anni 60 il benessere era arrivato, mentre le cose cominciarono ad andare bene, la vecchia cantina venne trasformata in un “bar”, qualcuno del paese l’ostacolava, inoltre ci furono le preclusioni da parte del parroco Don Demetrio, il quale non voleva il bar vicino la chiesa perché mancavano 80 cm di distanza ed era un problema sentire gli uomini di bestemmiare, ma poi il parroco rilasciò il nulla osta, ottenute le altre licenze venne fatta l’apertura. La gestione del bar poi passò direttamente al figlio Lelio che lo gestirà fino al 2009 anno della definitiva chiusura. Mentre gli alimentari in Via Cesa gestiti dal figlio Emidio e sua moglie Lina per tanti anni, vennero chiusi nel 1997. Un breve cenno sul figlio maggiore Dario Facchinei: divenne nella sua vita un grande allevatore di pecore, portandole nei mesi invernali nelle campagne romane, ebbe grandi dispetti forse da una persona del paese: gli fu incendiato un grosso fienile il 13/10/1985 e poi ripetuto ancora, gli vennero bruciate le porte del ricovero bestiame di Piano di Fugno e gli fu tagliata la guaina alla casetta di Campo Imperatore. Dario Facchinei e fratelli sospettarono del “piromane” ma non abbandonarono a nessuna vendetta, e non si è mai saputo il motivo.  Solo chiacchiere, chiacchiere e chiacchiere, ma non si agisce così!  Tornando al nostro Giuseppe Facchinei grande personaggio di Filetto, muore all’età di 77 anni, precisamente il 25/2/1983, successivamente muore sua moglie Maria Letizia Bernardi. Ormai la missione di Giuseppe Facchinei, uomo di commercio del 900 era stata compiuta, un esercito di nipoti e pronipoti se avranno l’occasione di leggere questo scritto lo dovrebbero sempre onorare e ricordare insieme alla piccola donnina Maria Letizia Bernardi.   Questa è solo una storia di un tempo che fù.

                Collezione fotografica storica di Giovanni Altobelli.



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